INTERVISTA – “La Villa è di nostra proprietà, è gestita, manutenuta ed è in corso un accordo per cinema e spot. Costanti e buoni i rapporti con il Comune. La petizione? Nessuno ci ha mai contattati”
ARESE – “Villa La Valera non versa in alcun stato d’abbandono. Non è mai stata ceduta ad alcun fondo d’investimento privato. E’ stata acquistata decenni fa da mio nonno con una società che è ancora adesso la proprietaria. Le socie sono due delle tre sorelle Ricotti. E una socia è mia madre. Fino a qualche anno fa la gestione della Villa per conto della società era in mano a mio fratello Federico. Nell’estate 2019 l’abbiamo chiusa agli eventi nel quadro di una potenziale vendita. Ma la Villa è ancora lì, gestita e manutenuta. Chiaro che nel periodo in cui non ci sono stati eventi, la manutenzione è stata un po’ ridotta. Con l’amministrazione comunale e le relative giunte ci siamo sempre interfacciati e continuiamo a interfacciarci anche con quella attualmente in carica dato le nostre proprietà in Arese, Villa compresa, e considerando che per qualsiasi cosa si dovesse fare a Valera, occorrono i permessi comunali. Ho letto della raccolta di firme, ma devo dire che nessuno dei promotori mi ha mai contattato”.
Inizia così la nostra intervista con cui l’avvocato Eugenio Massa Saluzzo, che cura gli aspetti legali della società proprietaria, sgombra il campo da informazioni non veritiere in merito all’assetto proprietario, alle attuali condizioni della Villa, sui costi per mantenerla, i contatti avuti con potenziali acquirenti, i progetti in corso e le intenzioni o meno di vendita.
“L’idea di vendere la Villa – ricostruisce Massa Saluzzo – era già stata presa prima del Covid. Poi certamente la pandemia non ha aiutato. Se fosse stata ancora aperta, in ogni caso non si sarebbero potuti tenere eventi. Per quanto attiene all’interessamento di un fondo internazionale per realizzarci una rsa di lusso, che di svizzero aveva solo il referente, è successo che a febbraio 2020 quell’ipotetica collaborazione si è fermata”.
Ricordiamo che la Sars-Cov-2 scoppia in Cina nel dicembre 2019 e arriva in Italia il 30 gennaio 2020 e che a febbraio iniziano le chiusure.
“Dopodiché – continua l’avvocato – abbiamo avuto più di un contatto con altri potenziali investitori. Gli ultimi dei quali con cui avevamo contrattualizzato degli accordi, sono terminati per valutazioni loro a luglio 2024, allorquando hanno deciso di non esercitare l’opzione che avevano per l’acquisto. A quel punto io sono stato contattato dalla società di produzione cinematografica e spot pubblicitari con cui è stato sottoscritto l’accordo in corso. A seguito dell’accordo, la proprietà ha fatto una serie di investimenti diciamo per un maquillage tale da far riprendere le attività in Villa. Questa è la storia di Valera. Per quanto riguarda le polemiche di cui leggo, l’impressione è che la Villa sia diventata terreno di scontro politico. Noi siamo, come dire, spettatori di questa bagarre politica”.
Nel 2020 la Sovrintendenza dei Beni Culturali ha messo sulla Villa un vincolo diretto e su tutto il resto un vincolo indiretto. Di per sé non è facile vendere la Villa e i vincoli e ne appesantiscono ulteriormente le trattative.
“Vendere la Villa – dice Massa Saluzzo – non è un’operazione che si fa dalla sera alla mattina. Non è un appartamento in Montenapoleone a Milano. Parliamo di 8mila mq più altri 100mila di parco cintato. Non intendiamo svenderla. Seppure la mia opinione personale è che si tratta di un bene che sarà da vendere. Nel frattempo, se questa nuova attività dovesse raggiungere dei risultati brillantissimi, nulla impedisce di prorogarla in attesa poi di valutare. Noi la venderemo il giorno in cui avremo una proposta congrua. Punto. Nell’attesa comunque la gestiamo”.
Il tema della potenziale vendita è complesso. La proprietà non vuole entrare nel merito delle cifre di vendita. “Alla fine – dice Massa Saluzzo – è un investimento di rilievo. Non tanto per l’acquisto della Villa in sé, ma per una sua trasformazione. Poi ci sono i costi fiscali. Solo di Imu noi paghiamo centomila euro all’anno. Poi c’è la Tari. Si aggiunge il fatto che un fondo che abbia la disponibilità pronti e via, non aspetta due, tre, quattro anni per le pratiche burocratiche. Nessun privato investe per lasciare lì il bene così com’è. Se invece fosse l’amministrazione ad acquistare, senza trasformare il bene, risparmiando su Imu e Tari e tenendo la manutenzione del parco al minimo, avrebbe certamente dei costi ridotti rispetto al privato. Se poi i sottoscrittori della petizione volessero comprarla loro, saremmo tutti contenti”.
Ombretta T. Rinieri
Pezzo aggiornato dell’articolo pubblicato su “Il Notiziario” del 6 dicembre 2024 a pag. 67
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