Enrico Beruschi si racconta in un libro

PERSONAGGIO –  E’ uscita la biografia dell’artista aresino, un racconto umano storico. Lo abbiamo intervistato

 

ARESEGirando per Arese può capitare di incontrare meno che te l’aspetti, personaggi famosi. Uno è sicuramente Enrico Beruschi. Sebbene lo si associ subito al  Drive In, è in realtà un artista a tutto tondo: dagli esordi come cabarettista al Deby, storico locale milanese di via Monte Rosa, ad attore di cinema e teatro, cantante fuori dagli schemi al Festival di Sanremo, appassionato di musica lirica, di Milano e dello scrittore Giovannino Guareschi al cui umorismo si è a ispirato fin da giovane.

 

Beruschi ha  una mimica facciale tutta sua che ti mette subito in allegria appena lo vedi, una voce modulata tra bassi e alti inconfondibile ed è,  sembrerà strano per uno che ha lavorato sempre con a fianco bellissime donne,  sposo fedele da cinquant’anni con la sua Adelaide da cui ha avuto due figli, Filippo e Gloria. E’ anche nonno di una nipote sedicenne.

 

Con il giornalista Massimiliano Beneggi ha scritto la sua autobiografia. Titolo: “Enrico Beruschi Una vita Meraravigliao”.

 

Di Beruschi il co autore scrive che il termine per definirlo è artista: “L’unico termine – dice – che viene in mente per definire in un solo sostantivo chi sappia essere protagonista in diversi momenti della carriera, al teatro, al cinema, nella televisione e nella musica”.

 

È paperino – scrive invece nella prefazione  il regista e autore Antonio Ricci,  che di Beruschi è amico da lunga data – l’eterna vittima, si misura e si scontra con una realtà più forte e cattiva di lui. In comicità, però, i perdenti fanno sempre più ridere dei vincenti. Beruschi ha saputo  affinare questa prerogativa aiutato a volte dalla sorte…C’era un tormentone al Drive In che sintetizzava efficacemente la condizione del nostro simpatico CalimeroOra, l’occa, sempre a me mi tocca.  Il pubblico lo ama perché lui non ha  mai tradito il pubblico”.

 

Abbiamo incontrato l’Enrico Beruschi, autore letterario e con lui ci siamo tuffati in un vissuto tra storia e spettacolo.

 

 

 

Nato a Milano il 5 settembre 1941, bambino prodigio che a cinque anni sapeva già leggere e scrivere, figlio di una madre artista,  Clara, uscita da Brera, e da un padre saggio, Ferdinando, impiegato alla Caproni che costruiva aerei, Beruschi è stato un ‘bambino della guerra’, come racconta nella sua biografia.

 

Anni  tremendi. Nell’agosto 1943 la casa della mia nonna materna fu presa di mira dai bombardamenti britannici.  I miei ricordi iniziano quando avevo tre anni ed ero insieme alla mia famiglia tra gli sfollati di Paderno Dugnano: l’allarme faceva correre le donne in una cantina al buio, dove l’unica speranza era affidarsi alle preghiere del rosario.  Ce la vedemmo brutta anche quando venne bombardato il tram che portava da Milano a Varedo e che prendevano quotidianamente mio papà e la zia Tina. Però scesero alla fermata prima, alla pizzeria ‘Battiloca’ di Paderno. Ci sono delle cose che ancora mi porto dietro, come il sapore della pizza bruciata”.

 

Poi gli anni del dopoguerra, le vacanze a Borbino, nel lecchese, e le prime compagnie con i ragazzi del luogo dove  si scopre barzellettiere capace. Grande tifoso del Torino, diventerà interista dopo la tragedia di Superga proprio quando fra i nerazzurri arriverà Sandro Mazzola, figlio di Valentino, numero 10 del grande Torino.

 

La passione per la lirica l’apprende dalla madre Clara: “ Se qualcuno si domanda come mai a Drive In ci fosse sempre una puntata dedicata all’opera lirica, la spiegazione è semplice: era proprio per prendere in giro la mia personale passione”.

 

A Milano, la famiglia Beruschi abitava in via Pomponazzi, zona Ticinese. Ed Enrico fra i suoi compagni di scuola alle medie e poi alle superiori, istituto Cattaneo di piazza Vetra, ha tra i suoi compagni l’Aurelio Ponzoni, Cochi, e il Renato Pozzetto. Un trio comico di adolescenti che farà disperare un po’ i professori.

 

Beruschi si diploma ragioniere, professione esercitata nella vita e sul palco come parodia. Inizia a lavorare in banca, poi passa in un’azienda tessile, diventa ufficiale dell’esercito durante il servizio militare, fa il venditore porta porta dell’enciclopedia “I Quindici”e nel 1967 diventa  capo ufficio alla Galbusera. Ne meccanizza la direzione commerciale e conosce la futura moglie Adellaide.

 

Nel 1972 comincia a frequentare il locale milanese Derby,  dove si esibivano gli amici Cochi e Renato,  e per un paio d’anni, tra il 1972 e il 1974, di giorno è  un serissimo capo ufficio alla Galbusera e di sera apre gli spettacoli raccontando barzellette, poi passa in seconda serata con i monologhi da cabarettista.

 

Nel 1974 debutta in cartellone come protagonista con tanto di annuncio sul Corriere della Sera. Deve scegliere tra una carriera e l’altra, e sceglie di fare l’artista: si dimette dalla Galbusera.

 

Tra televisione, teatro e cinema la carriera di Beruschi prenderà il volo.  Tante le personalità delle spettacolo con cui ha lavorato e che ha incrociato sulla sua strada: da Boris  Makaresko a Milena Vukotic (la Tina di Fantozzi),  da Curd Jurgens a Mino Reitano, da Edwige Fenech a Mario Monicelli,  da Alberto Sordi a Gino Bramieri, da Walter Chiari a Teo Teocoli, da La Smorfia a Zuzzurro e Gaspare. Da Pippo Baudo a Mike Bongiorno.

 

E via via, impossibile ricordarli tutti. Le trasmissioni che lo hanno visto protagonista: “Non Stop”, Luna Park, “La Sberla” , “Drive In”.

 

Con “Sarà un Fiore” è arrivato quinto a Sanremo.

 

Fra le cose poco note di Beruschi,  l’”Ambrogino d’Oro” avuto dal sindaco Carlo Tognoli e la sua partecipazione a Parigi con Letizia Moratti nella delegazione per Expo 2015.

Ombretta T. Rinieri

Articolo pubblicato su “Il Notiziario” dell’11 aprile 2025 a pag. 58