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Il cimitero versa da anni in condizioni pessime

DECORO – Finora vane le segnalazioni dei cittadini al Comune, che si sono sfogati con il Notiziario

 

ARESE – “Deorum manium iura sancta sunto”: “Siano considerati sacri i diritti dei defunti”. Con questa epigrafe, citata nelle dodici tavole della legge romana,  iniziano i “Sepolcri” di Ugo Foscolo nella cui prosa, i il poeta ricorda all’umanità il valore privato, affettivo, individuale, familiare  e il valore collettivo delle sepolture.

 

“… non continua forse l’uomo a vivere anche sottoterra, – recita Foscolo – quando per  lui sarà silenziosa la bellezza del giorno, se può risvegliare questa illusione, tramite le dolci cure, che si prestano alla tomba nell’animo dei sui cari? Divina è questa corrispondenza di affetti, una qualità divina è negli essere umani e spesso grazie a essa si continua a vivere con l’amico morto e il morto con noi se pietosamente la terra che lo vide bambino e lo fece crescere offrendogli l’ultimo rifugio nel suo ventre materno renderà sacri i suoi resti rispetto alle offese delle tempeste….e se la lapide conserverà il nome del morto, e se un albero amico, profumato di fiori, consolerà le ceneri con le sue morbide ombre….Solo chi non lascia dietro di sé eredità di affetti, trae poca gioia dal pensiero della tomba… i sepolcri dei grandi uomini spronano l’animo coraggioso a grandi imprese… e rendono per il pellegrino bella e sacra la terra che le accoglie. La tomba è un simbolo della persona morta e chi si preoccupa della tomba cerca in tal modo di mantenere in vita colui che è morto“.

 

Ecco, mi è venuto in mente il Foscolo, la mattina dello scorso 31 dicembre quando un gruppo di cittadini aresini,  mi ha voluta testimone del degrado del cimitero cittadino accompagnandomi fra le campate dei tumuli, gli ossari, delle tombe terrene e degli angoli più nascosti e “storici” del sepolcreto.

 

 

 

Copiose le infiltrazioni d’acqua dalle coperture al punto tale che qua e là sono posti addirittura dei secchi per raccogliere a bordo lapidi la pioggia. Intonaci scrostati, pezzi di muro che crollano costituendo un pericolo per le persone  e in alcuni punti addirittura visibili i ferri delle pareti di cemento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La storica cappelletta inagibile e confinata da un cancello in rovina e da sterpaglie. A colpo d’occhio un senso generale di abbandono.    Una sofferenza ulteriore per chi questo luogo lo frequenta regolarmente per recarsi  dai propri cari non più fra noi.

 

Dai racconti e dallo stato dei luoghi, il problema è certamente annoso e pare sia stato sottoposto all’attenzione delle Amministrazioni comunali passate sia per iscritto che verbalmente e fatto presente ripetutamente all’ufficio tecnico di Arese.

 

 

E’ dunque questo un appello al sindaco Luca Nuvoli, che già nei pochi mesi del suo mandato si è dimostrato sensibile e operoso rispetto alle istanze dei suoi cittadini com’è avvenuto per l’isola ecologica delle scuole di Valera e dei cittadini di via Di Vittorio che lamentavano uno stato di abbandono manutentivo del loro quartiere.

 

 

 

 

 

E tornando al Foscolo e al valore collettivo  dei sepolcri, segnalo il cattivo stato della tomba del pro vicario della diocesi di Milano Giuseppe Negri, “venuto a mancare improvvisamente ad Arese il 12 ottobre 1885 in età di anni 72 che vivente fu il più generoso benefattore della Chiesa parrocchiale” e che “morendo legava alla fabbriceria vistosa somma si deve il nuovo campanile decorando in parte la facciata…”.

Ombretta T. Rinieri

Articolo pubblicato su “Il Notiziario” il 5 gennaio 2024