- Detto Schietto - https://www.dettoschietto.it -

Don Roberto Smeriglio saluta la Comunità di Arese

ADDIO – Dopo sette anni di direzione degli oratori cittadini, passa all’Opera Salesiana di Rimini

 

ARESE – Nella vita di don Roberto Smeriglio, giugno rappresenta un mese di svolta: è nato il 4 giugno 1976, è stato ordinato sacerdote il 27 giugno 2009 nel santuario del Sacro Cuore di Bologna e nel giugno di quest’anno gli è pervenuta la nomina a  direttore dell’Opera Salesiana di Rimini. Un complesso che contempla la Parrocchia  Maria Aiuto dei Cristiani, il centro giovanile e una Casa per Ferie nella città marinara.

 

Nativo di Reggio Calabria, si è trasferito a Bologna al seguito dei genitori all’età di otto anni e della città d’adozione ha preso tutta la simpatia dei romagnoli, il dinamismo e l’apertura mentale.  Non è ancora andato via, che già i suoi ragazzi ne sentono la malinconia.  L’ultimo impegno con loro, dopo la chiusura dei campi estivi ai primi di luglio, sarà la Giornata Internazionale della Gioventù a Lisbona dove accompagnerà i più grandi all’incontro con Papa Francesco.

 

La prima chiamata al sacerdozio il piccolo Roberto l’ha sentita ad appena dodici anni al termine di una messa. Nell’attesa di una maturazione, ha studiato odontotecnica e iniziato gli studi di medicina  per poi lasciarli e intraprendere la via del sacerdozio nella congregazione di don Bosco.

 

E’ stato proprio il vivere, l’impegnarmi e lo stare in oratorio con questa modalità educativa – racconta – che ho iniziato ha incontrare don Bosco. Mi ha affascinato la vita salesiana. Ho fatto il noviziato a Pinerolo, filosofia in provincia di Brescia, due anni di tirocinio a Parma fra oratorio e scuola media, e teologia a Roma. Nel 2008 sono diventato diacono e dopo l’ordinazione ho fatto sette anni di sacerdozio a Milano, in via Copernico, nella Parrocchia Sant’Agostino finché nel 2016 il mio superiore mi chiese di venire qui ad Arese. Presi il nuovo incarico  con un po’ di timore, perché passavo da un oratorio medio a un oratorio grande. Qui non c’è solo la dimensione del bambino portato dai genitori i n oratorio mentre loro lavorano. Qui c’è il bambino e la famiglia che cresce, che ti incontra e che con te compie un cammino spirituale  ed educativo. Poi c’è l’interazione con la rete del territorio costruita insieme con il comune, le scuole e le associazioni ed è una cosa  meravigliosa”.

 

Ad Arese don Roberto ha incontrato una realtà più grande e complessa e piano piano ne è divenuto parte.  Arrivava dopo gli anni di don Luca Pozzoni e un anno di passaggio di un altro prete.

 

Devo ringraziare – racconta – l’accoglienza degli animatori, delle famiglie, dei catechisti di tutti i parrocchiani e di tutte  le realtà della parrocchia. In questi anni ho sperimentato una bontà e una grande familiarità. Sono stato capito, sono stato voluto bene e sono stato anche rimproverato. I laici aiutano a crescere e il prete si deve lasciare educare anche dal proprio gregge così come raccomanda Papa Francesco. Cosa vuol dire? Che frequentando le persone,  tu devi essere un pastore adeguato a loro e se qualche errore l’ho compiuto. Chiedo perdono per questo”.

 

Sono parole con cui don Roberto riconosce di aver trovato ad Arese una comunità ampia e molto viva. “E’ potuto accadere anche  grazie alle capacità dei sacerdoti che negli anni si sono succeduti. Per questo voglio ricordare don Luca Pozzoni, che ad Arese è rimasto nove anni”.

 

Quel Luca Pozzoni, diretto ma buono, venuto a mancare nel 2021 per un male incurabile, cui il 15 giugno scorso, in suo ricordo, l’ispettore salesiano Giuliano Giacomazzi ha officiato una messa in oratorio assieme a tutti i sacerdoti di Arese,  al termine della quale ha benedetto una croce con incisa la frase dell’ordinazione sacerdotale di don Luca: “Il buon Pastore offre  la vita per le sue pecore”, e una pietra di granito mista serpentino, perché di don Luca si diceva che era una roccia,  che nella forma richiama le vette di montagna che lui amava molto.

 

“Io sono riconoscente  a don Luca – dice  don Roberto – e ai tanti amici che oggi abitano in cielo. Di don Luca ora in oratorio rimarrà un segno grazie a quello che hanno voluto fare per lui i giovani riuniti in una commissione che porta il suo nome coordinata da Elia Paglia e Stefania Guzzetti.  Quando l’oratorio è aperto, chiunque potrà entrare e andare in quel punto e dire una preghiera per lui che si è totalmente speso per noi. Posso confermare che don Luca ha dedicato fino all’ultimo il suo tempo, le sue energie, le sue corde ai giovani”.

 

C’è commozione nella voce di don Roberto nel ricordare don Luca e nel sapere di lasciare ad Arese dei legami d’affetto molto belli. “Io mi sono sentito tanto voluto bene,  – afferma –  Arese mi ha insegnato  a essere sempre più salesiano felice di spendere la propria  vita per il bene dei giovani. Sarò sempre riconoscente a questa realtà e la porterò sempre nel cuore, così come porterò gli aresini nel cuore e se gli aresini passeranno da Rimini ,  saranno ben  accolti da don Roberto e dalla Comunità Salesiana”.

Ombretta T. Rinieri

Articolo pubblicato su “Il Notiziario” del 30 giugno 2023 a pag. 58