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Dopo il bliz antimafia, affollato incontro pubblico con il magistrato della Dda, Alessandra Dolci

che ha parlato  di questione etica e sollecitato a: “Tenere dritte le antenne”

 

RHO – Con un blitz, il 22 novembre, la prima sezione “Criminalità organizzata” della Squadra Mobile milanese, coordinati da Marco Calì  e dai magistrati  Alessandra Dolci (procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Milano) e Alessandra Cerretti, ha arrestato a Rho su ordine del gip Stefania Donadeo,  49 affiliati alla ‘Ndrangheta.  

L’inchiesta giudiziaria, denominata “Vico Raudo”, ha colpito un’organizzazione criminale già al centro dell’indagine ”Infinito” del 2010 e che aveva portato in carcere insieme ad altri G.B., il quale nel proseguire la pena agli arresti domiciliari si sarebbe reso responsabile sul territorio insieme con il figlio C. di intimidazioni, estorsioni e traffico di stupefacenti.  Fra gli arrestati cinque donne, di cui una, C.G.,  sarebbe il braccio destro del figlio del capo ‘ndraghetista.

 

La comunità rhodense ha reagito,  e il 28 novembre su impulso dell‘Amministrazione comunale e del sindaco Andrea Orlandi si è tenuta all’auditorium di via Meda una serata dal titolo: “A Rho la mafia c’è. Ma Rho c’è contro la mafia” cui hanno preso parte il procuratore aggiunto alla Dda Dolci, il ricercatore e formatore dell’osservatorio sulla criminalità organizzata Cross-Unimi  Mattia Maestri e il giornalista de “Il Fatto QuotidianoMario Portanova.  I loro interventi hanno affrontato la questione etica perché la criminalità si rivolge soprattutto a imprenditori e professionisti.

 

La mafia a Rho c’è, bisogna tenere presente che questo argomento non riguarda altri territori, ma anche il nostro, come la mattinata di martedì scorso ha dimostrato – ha evidenziato il sindaco Andrea Orlandi, ringraziando le forze dell’ordine presenti in sala  – Vedere il nome di Rho accostato al termine “locale” non è piacevole per un sindaco. Come Comune ci costituiremo parte civile nel processo a carico dei 49 arrestati per dare un segnale, per affermare che la nostra città non è allineata con il pensiero di queste famiglie mafiose, e per tutelare l’immagine del Comune. Ho dato mandato agli uffici di preparare quanto necessario e presto i passaggi saranno formalizzati”.

 

Ci sono grandi committenti che si avvantaggiano di questo sistema – ha detto Alessandra DolciDobbiamo tutti prestare attenzione e scegliere da che parte stare. Tra una pizzeria nata con fini sociali in un bene sottratto alla mafia e una gestita da parenti di personaggi in carcere per il 416 bis, si deve scegliere. Nei piccoli centri non si può dire che certe cose non si sappiano. Ci sono indicatori di anomalia che non possono sfuggire”.

 

Portanova ha sottolineato  come quella rhodense non sia “una ‘ndrangheta in doppio petto” ma rispecchi a tutto tondo “i gradi di potere, i simboli, l’uso di minacce e di armi, l’iconografia da film” dei gruppi noti in Calabria: “Qui si parla di logiche mafiose dal 1981. La locale è stata scoperta  nel 1994 poi per oblìo, rimozione o sottovalutazione è cresciuta. La violenza non è più eclatante, come ai tempi dell’omicidio di Carmelo Novella avvenuto nel luglio 2008 a San Vittore Olona, ma non mancano pestaggi e auto in fiamme. Lo schema è quello classico: i proventi arrivano dal traffico di droga. Nel 2009 la ‘ndrangheta era più feroce e sfacciata, agiva fra omicidi ed estorsioni. Si è diffusa a Lonate Pozzolo come a Legnano, a Busto Arsizio come a Buccinasco e Corsico. In occasione di Expo Milano 2015 si sono contate un centinaio di interdittive a imprese coinvolte nei subappalti dei cantieri”.

 

Si afferma chi è capace di illegalità e approfitta dell’illegalità altrui – ha sottolineato DolciQuesto sistema finisce per drogare il libero mercato. Parliamo di personaggi lungimiranti, che sanno muoversi ad alto livello non estorcendo più denaro, ma la consulenza di professionisti esperti. Questo spaventa perché finiscono per esercitare un potere notevole, esercitando la giurisdizione al posto dello Stato. Ma certi atteggiamenti rendono riconoscibili: nei territori in cui tutti sanno tutto di tutti non si può non notare determinati comportamenti. Dobbiamo tenere le antenne dritte”.

 

“Pensiamo a bar o ristoranti che non lavorano ma che restano aperti per anni, a quanti entrano e consumano ma non pagano mai, a locali in costante ristrutturazione – ha precisato Mattia Maestri, che con i colleghi ricercatori mette in atto un monitoraggio costante – In Lombardia la ‘ndrangheta ha un radicamento pluriennale. Oggi si registra un cambiamento di pelle: i ‘ndranghetisti cercano di mimetizzarsi, non vogliono clamore mediatico. Si rafforzano i legami col territorio, con l’usura.  In questa zona i nomi sono gli stessi del 1994, la guardia non deve essere mai abbassata”.

 

Servono modelli – ha continuato Dolci –  che rispondano a precisi cammini etici, gli unici che possono contrastare le infiltrazioni mafiose. Rimbocchiamoci le maniche, diamoci da fare. Sosteniamo quanti, spesso giovani, prendono in carica aree da ripulire e rinnovare. Le occasioni ci sono, la cosa peggiore è l’indifferenza, il voltarsi dall’altra parte. E sul fronte istituzionale costituirsi parte civile nei processi è fondamentale perché chi denuncia deve sapere di avere alle spalle una comunità che lo sostiene”.

 

La serata si è conclusa con gli interventi della presidente della Commissione consiliare legalità e antimafia, Clelia La Palomenta, e dell’assessore alla Legalità Nicola Violante. La Palomenta ha evidenziato la presenza di un centinaio di studenti dei liceiMajorana” e “Rebora”, degli istituti “Cannizzaro”, “Olivetti” e “Mattei”, che otterranno un attestato di partecipazione all’evento.

Con le scuole –  ha spiegato La Palomenta – abbiamo iniziato un importante percorso di formazione e informazione  volto all’acquisizione di una maggiore consapevolezza e sensibilizzazione che si sta allargando a macchia d’olio su tutto il territorio rhodense coinvolgendo le associazioni antimafia  e la cittadinanza. I ragazzi sono autori delle installazioni presenti in auditorium e in marzo vivremo un nuovo evento al parco della Legalità,  nato su un terreno confiscato alla mafia. Se ognuno di noi continua a fare la propria parte senza fermarsi di fronte alle intimidazioni e senza accettare subdoli compromessi,  anche nel quotidiano potremo sconfiggere il malaffare e il soldo facile che questa rete cerca di fare entrare in imprese, amministrazioni, attività commerciali”.

O.T.R.