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Sercop ancora all’attenzione del Parlamento

Il caso – Dopo il Senato, nuova interrogazione alla Camera per la gestione minori

 

ARESESercop nel mirino del Parlamento. Dopo l’interrogazione a risposta scritta di avanzata a ottobre dal senatore Achille Totaro di Fratelli d’Italia, il 18 novembre scorso è stata la volta della collega alla Camera Maria Teresa Bellucci.  La motivazione è la stessa: la gestione dei minori.

Bellucci si è rivolta a presidente del consiglio dei ministri e ai ministri delle politiche sociali e di giustizia chiedendo immediate  iniziative per far luce sull’operato del consorzio di nove comuni del rhodense (fra cui Arese) e l’Uonpia di Rho e in generale delle aziende consortili cui i comuni affidano la gestione dei servizi sociali analizzando alcuni indicatori quali la percentuale di abbandono scolastico;  di minori che hanno compiuto atti di autolesionismo; di minori seguiti dopo il compimento della maggiore età; di minori con disabilità.

 

Inoltre Bellucci ha chiesto di sapere  di quanti elementi disponga il governo circa la spesa per la presa in carico di un minore  dei comuni e se risulti vi sia stato un aumento di spesa negli ultimi dieci anni e quali iniziative di competenza intenda assumere per verificare le criticità riscontrate “nel caso giudiziario esposto in premessa si siano ripetute in analoghi casi di affido di minori o siano state oggetto di segnalazioni /esposti giudiziari”.

 

Inquietanti in effetti gli episodi illustrati in premessa che hanno indotto la nuova interrogazione parlamentare. Si parla della ricerca su Faceboock da parte di Sercop di una famiglia affidataria per una ragazzina di 13 anni, del “fallimento delle scelte operate nei confronti di tre minori in carico all’Uonpia nonostante le    segnalazioni di gravi episodi di disagio e malessere manifestati dai ragazzi, culminato nel tentativo di suicidio di una di loro”, di incongruenze e incoerenze nelle diagnosi  tra esperti diversi che non troverebbero,  a detta di quella che dovrebbe essere una terza esperta,  “alcun sostegno nei dati clinici riportati e nei punteggi dei test effettuati” (in riferimento ai quozienti intellettivi,ndr).

 

Si parla inoltre di contraddizioni e difformità tra dati che “rendono la valutazione confusiva e il percorso diagnostico scarsamente attendibile, fin nelle sue conclusioni”, con  “esiti e conseguenze su una minore in piena fase evolutiva, assolutamente determinanti” di “un’entità di incoerenze e contraddizioni su più livelli e le ricadute sulla diagnosi finale da non poter essere giustificate come refusi”.

Ombretta T. Rinieri

articolo pubblicato su “Il Notiziario” il 22 gennaio 2021 a pag. 58