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Il trasloco dal “Gardella” preoccupa i lavoratori Fca

Ex Alfa – In assemblea sindacale, espressi  i timori per il futuro, dal cambio del contratto al trasferimento

 

Il centro tecnico “Gardella” dell’ex Alfa Romero

ARESE – Doveva tenersi il 16, ma alla fine per un problema di disponibilità della piattaforma digitale si è tenuta il 18, l’assemblea sindacale in videoconferenza dei dipendenti Fca di Arese in procinto di dover lasciare il palazzo  Gardella nell’ex Alfa Romeo. La partecipazione è stata altissima: duecentosettanta su trecento i lavoratori collegati. In streaming anche molti impiegati Fca Italy, che seppure non coinvolti direttamente come i colleghi del Customer Services Center nel lungo trasloco da viale Luraghi a Vimodrone qualora andasse in porto la joint venture tra il gruppo Fiat e la Assist Digital, hanno voluto capire di più sui risvolti delle trattative in corso.

 

“Le scelte societarie creano sempre  un po’ di preoccupazione e incertezza e del resto – spiega Marco Giglio, coordinatore provinciale della Fim Cisl di Milano per tutto il gruppo Fca Cnh – noi stiamo seguendo la vertenza in toto, anche se per i lavoratori di Italy è quasi certo il loro spostamento al centro direzionale Fca, nello stesso comprensorio del Museo Alfa Romeo. I più preoccupati sono infatti i dipendenti del Csc che hanno chiesto di conoscere quali saranno i risvolti contrattuali del futuro accordo, perché  arrivano già da un’acquisizione dei call center all’interno del sistema gruppo Italia con l’applicazione di un contratto specifico che li aveva fatti migliorare come minimi tabellari, bonus e premi di produttività  rispetto al contratto che avevano precedentemente e che era basato sulle telecomunicazioni”.

 

La massa dei lavoratori Csc  teme quindi un passo indietro contrattuale. E’ un’ipotesi reale? “Hanno questo timore e sul punto abbiamo dovuto rassicurarli  ricordando che non si sta facendo una cessione del contratto, ma una cessione di quote societarie. Poi da lì in poi bisognerà vedere. Le altre preoccupazioni sono i tempi viaggio, gli orari,  l’attività di smart working e le relative condizioni contrattuali”.

 

Come “Il Notiziario” ha anticipato nel numero dell’11 dicembre, Fca deve lasciare il centro tecnico “Gardella” che ha in affitto da anni da Marco Brunelli, il padron dell’Iper, formalmente  il proprietario attraverso Aglar  di tutta l’ex area  Alfa Romeo. Ora, per quanto riguarda i dipendenti Fca stanziati nel centro tecnico, in realtà, a causa della pandemia,  sono tutti in smart working dal lockdown dello scorso febbraio.  E’ nelle more di questa situazione che è scaduto ed è stato disdettato il contratto di locazione del “Gardella” per cui Fca,  comunque vada o non vada in porto la joint venture con Assist, si trova nella condizione di dover ricollocare fisicamente altrove oltre trecento persone posto che di queste, solo le ottanta di Italy hanno la probabilità di trovare posto nella sede del Museo. Ecco che lo smart  working potrebbe essere una soluzione valida per il restante dei dipendenti Csc.

 

Andare a Vimodrone  (dove c’è la sede di Assist Digital)  – continua Giglio – per molti lavoratori che abitano in questo territorio  significherebbe percorrere cento chilometri al giorno invece di 14-15 e tra l’altro  con una retribuzione non  superiore alle mille euro,   dato che per gestire un orario di lavoro dalle  8 alle 20 su turni non avvicendati,  buona parte di loro è assunta part time per quattro o cinque ore.  Quindi vi è un tema tempo di percorrenza, tempo lavoro e tempo di conciliazione con la famiglia: molte sono donne e madri. Poi c’è il servizio clienti italiani, ma c’è anche il servizio esteri per il quale lavorano  ragazzi  stranieri  che  hanno studiato in Italia, che parlano più lingue e di conseguenza hanno trovato  lavoro nel customer.  Lo smart working è una soluzione al trasferimento a Vimodrone, ma i dipendenti  vorrebbero sia regolamentato  in maniera differente,  perché adesso sostanzialmente si tratta di un lavoro in remoto senza elementi di indennità  aggiuntive. Qui si apre la discussione, perché è ovvio che lavorando da casa vi sono a carico dei lavoratori dei costi generali. Ma come ho detto anche a loro, la questione la si sta vagliando a livello nazionale. Perché prima si fanno gli accordi nazionali e poi si regolamentano le eventuali indennità o situazioni aggiuntive con l’azienda”.

 

Una vertenza complessa. Il sindacato conta di aprire il confronto con il gruppo Fca dai primi di gennaio dato che la trattative per la joint venture dovrebbe concludersi entro il 31 dicembre e diventerà più chiaro se l’ipotesi Vimodrone è reale o meno. Quello che è sicuro, a detta di Marco Giglio, è che il “Gardella” dovrà essere lasciato libero da Fca entro la fine di febbraio.

Ombretta T. Rinieri

articolo pubblicato su “Il Notiziario” del 24 dicembre 2020 a pag. 58