- Detto Schietto - https://www.dettoschietto.it -

Covid. L’Importanza del saturimetro

ARESEIn un 5 per cento delle persone contagiate dal virus Sars-Cov-2,  diminuisce l’ossigeno nel sangue fino a che diventa impossibile respirare da soli e si ha bisogno di essere aiutati con la strumentazione meccanica. In caso di contagio e di quarantena al domicilio è utile avere in casa un saturimetro ditale che aiuta a tenere monitorato il livello di ossigeno nel sangue, ossia la saturazione, perché nessuno a priori può sapere se farà parte o no di quello sfortunato 5 per cento di pazienti.

 

Il saturimetro ditale, che si acquista in farmacia,  è un apparecchietto a molletta. Vi si infila il dito medio e il sensore a infrarossi di cui è dotato è  in grado di misurare l’ossigeno nel sangue e il ritmo cardiaco. L’ossigeno è indicato come SpO2 e, per essere ottimale, deve attestarsi tra il 97 e il 98 per cento (ma può arrivare anche a 100). Il ritmo cardiaco, indicato con la sigla  PRbpm, è nella norma se  si attesta sui 75 battiti al minuto.

 

“Durante la mia esperienza Covid – racconta Stefano Carli – il saturimetro ha svolto un ruolo importantissimo. A consigliarmelo è stato il mio medico curante (insieme alle terapie farmacologiche) appena l’ho informato di essere positivo al Covid. Su sua indicazione dovevo misurare tre volte al giorno la temperatura corporea  con il classico termometro e  il valore della saturazione a riposo. Segnare tutto su un pezzo di carta insieme all’evoluzione dei sintomi  e tenerlo informato sull’evoluzione della malattia”.

 

E’ grazie al monitoraggio con il saturi metro che Carli si è reso conto che la propria situazione polmonare andava gradualmente peggiorando. “I valori continuavano a scendere dal valore di attenzione (96-95%) – spiega –  verso la soglia limite di 90 fino all’87 per cento. A quel punto il mio medico è venuto a visitarmi a casa e dopo l’auscultazione dei polmoni mi ha vivamente consigliato di recarmi subito al pronto soccorso. Senza la preziosa indicazione del saturimetro, probabilmente sarei rimasto a casa tranquillo visto che i sintomi del Covid erano quasi scomparsi grazie alla terapia farmacologica assunta e vista la sostanziale mancanza di affanno nel respirare e parlare. Altri due giorni in quella condizione e probabilmente i miei polmoni sarebbero peggiorati a tal punto che avrei rischiato di essere ricoverato in terapia intensiva e intubato”.

Ombretta T. Rinieri