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Carlo Panetta, cento anni e non contarli

ANNIVERSARIO – Al “Quadrio”dei Salesiani si festeggia un centenario eccezionale

 

Carlo Panetta ricevuto da papa Francesco

ARESECento anni il 15 ottobre. Ma chi glieli dà? Mente brillante, vista e udito da cinquant’enne. E’ un libro di storia vivente il laico salesiano Carlo Panetta, in ritiro dal 2015 all’Infermeria ispettoriale di Arese, laddove in questi giorni fervono  i preparativi per festeggiarne il genetlìaco.

 

Nato il 15 ottobre 1920 a Villa Latina, primo di una famiglia numerosa di contadini, Carlo entra presto nell’Azione Cattolica e giovinetto incontra sulle montagne di Montecassino Benedetta, una coetanea che come lui porta d’estate le bestiole al pascolo e anima le contrade del paese con canti e suoni assieme anche al fratello di lei che suonava la fisarmonica il periodo pasquale.  Ma l’amicizia, divenuta nel frattempo una simpatia, non sfocia in un fidanzamento perché a Carlo all’improvviso sorge nell’intimo la “chiamata” e a 18 anni entra nell’aspirantato di Gaeta, vicino a Roma.

A Betta non avevo detto nulla – racconta oggi Carlo – glielo dissi solo quando fui certo della mia decisione. A Gaeta completai gli studi superiori, perché come contadino ero arrivato solo fino alla quinta elementare, e poi andai in Piemonte ed entrai in noviziato a Villa Moglia”.

 

Sono gli anni della  Seconda Guerra Mondiale. Dopo il noviziato passa un periodo a Foglizzo Canavese come coadiutore e saggia la propria convinzione: sì vuole diventare sacerdote. Si avvia quindi agli studi di filosofia. All’ultimo anno è però bocciato. “Avevo uno professore che non mi poteva vedere – ricorda con amarezza – e così avrei dovuto ripetere l’anno con lui. Pregavo e andavo in chiesa a piangere. Finché decisi di prendere i voti di povertà, castità e obbedienza ma rimanendo laico”.

 

Nella congregazione salesiana i laici sono chiamati alla corresponsabilità e all’impegno nel lavoro educativo, pastorale, di dialogo e nell’organizzazione di strutture e organismi. In questa sua funzione, Carlo a lavorato, tenuto aperto e fatto funzionare  tante opere concrete. Tra gli anni ’50 e ’60 in Perù prima e in Bolivia dopo, Carlo  ha gestito librerie e laboratori di meccanica, falegnameria e grafica frequentati da centinaia di ragazzi riportandone in ordine i conti. E sempre in America Latina, oltre a fare l’economo, Panetta  ha anche organizzato i gruppi giovanili di catechesi e di formazione dell’individuo organizzando conferenze e facendo apostolato fin nelle più sperdute casupole dei villaggi.

 

“Ho proprio un bel ricordo di quel periodo – dice  Panetta – e dei giovani e delle giovani con cui si andava a piedi nei vari borghi per raggiungere le famiglie da preparare ai  sacramenti. Lo facevamo anche per diverse sere alla settimana”.

 

Torna in Italia appena in tempo per vedere l’ultima volta la madre che si era ammalata gravemente. Dopodiché viene destinato per un periodo alla Procura delle missioni di Torino. Ci stette però poco perché dovette andare a Pisa dove urgeva organizzare la libreria salesiana.  “A Pisa sono rimasto quindici anni – racconta Carlo – quando sono arrivato la libreria era dentro alla chiesetta  dell’istituto salesiano, perché nel collegio avevano fatto le facoltà universitarie. Io allora presi in affitto una casa sulla grande piazza della Torre all’angolo con via Santa Maria dove c’era anche un bar frequentato da tanti turisti e si lavorò benissimo. Dopo Pisa, i superiori decisero di mandarmi a Bologna ad aprire una libreria anche lì. L’ho gestita per vent’anni poi l’editrice decise di chiudere tutte le sue  librerie. Quando chiesi spiegazioni, mi dissero che l’unica in attivo era la mia. Chiusa la libreria, i superiori mi hanno affidato la gestione di tutto il personale di servizio dell’Istituto salesiano di Bologna. Avevo anche il compito della cantina. E’ stato mentre mettevo nell’armadio una cassa di vini che cinque anni fa mi hanno ceduto le gambe. Forse per la conseguenza di una caduta che avevo avuto in bicicletta”.

 

Nel 2015 Carlo arriva all’infermeria ispettoriale di Arese, un po’ per la fisioterapia un po’ per essere assistito meglio. Ora il “Quadrio” è la sua casa. Nonostante sia in carrozzina, è molto autonomo. Gli assistenti lo stimano e lo coccolano. E’ un accanito lettore: anche quattro, cinque libri da cinquecento pagine in meno di una settimana!  E’ capo corista della chiesa parrocchiale dei ss Pietro e Paolo di Arese e ci sono persone che gli fanno visita tutte le settimane: amano discorrere con lui di vita spirituale e sul  significato delle scritture.

Ombretta T. Rinieri