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Green Deal europeo

I paesi della UE si sono impegnati a conseguire l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 rispettando gli impegni internazionali assunti nel quadro dell’accordo di Parigi. Il Green Deal europeo è la strategia dell’Unione Europea per conseguire l’obiettivo entro il 2050.

 

BRUXELLES – Preoccupata dei continui cambiamenti climatici, la Commissione dell’Unione europea ha deciso di chiudere entro il 2050 con le emissioni di gas serra e di raggiungere la neutralità climatica. Il pacchetto di misure, denominato ‘Green Deal’,  segna il debutto di una nuova strategia di crescita dell’Unione europea e rientra nell’attuazione dell’Agenda 2030, negli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e negli orientamenti politici della presidente von der Leyen. L’obiettivo è quello di proteggere l’ambiente naturale, la salute e il benessere dei cittadini dai rischi dei cambiamenti climatici e al degrado ambientale migliorando la qualità della vita delle persone.

 

Transizione energetica

Con il Green Deal, la Commissione europea avvia una vera e propria transizione energetica verso le fonti energetiche alternative al carbone e ai suoi derivati che richiederà massicci investimenti. Agendo sulla leva finanziaria, la Ue intende stringere alleanze con i Paesi vicini e con i propri partner interessati a persegue gli stessi obiettivi, riconoscendo nel contempo la necessità di preservare la propria sicurezza di approvvigionamento e competitività, anche nel caso in cui altri non siano disposti ad agire.

 

Legge europea sul clima

Definito l’obiettivo, la Commissione ha predisposto una tabella di marcia per l’approvvigionamento d’ energia pulita che interesserà tutti i settori dell’economia,  dall’ industria alle grandi infrastrutture, dai trasporti all’edilizia, dall’agricoltura ai prodotti alimentari passando dalla tassazione alle prestazioni sociali. Per arrivare alla neutralità climatica entro il 2050, Il crono programma del Green Deal prevede entro marzo 2020 la presentazione da parte della Commissione della prima “legge europea  per il clima” che renderà la transizione irreversibile. La legge segue il processo già iniziato negli anni scorsi che ha portato tra il 1990 e il 2018 alla riduzione in Europa del 23 per cento delle emissioni di gas serra.  

Entro l’estate 2020,  verrà presentato il piano europeo  per la riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030 di almeno il 50-55 per cento rispetto ai livelli del 1990. Per conseguire tali riduzioni supplementari,  entro giugno 2021, la Commissione riesaminerà le politiche climatiche e nel caso ne proporrà una revisione. Fra queste, figurano lo scambio di quote di emissioni,  l’eventuale estensione a nuovi settori, il regolamento sull’uso del suolo, il cambiamento di uso del suolo e la silvicoltura.  Il tutto con l’aggiornamento della legge sul clima.

 

Prezzo unico del carbonio

Per facilitare gli investimenti pubblici e privati in un ‘quadro strategico coerente’, verrà fissato un prezzo unico del carbonio e un’imposizione fiscale sui prodotti energetici allineata agli obiettivi climatici. La Commissione proporrà al Parlamento europeo e al Consiglio di adottare le proposte con votazione a maggioranza qualificata anziché all’unanimità.

 

Il rischio del dumping ambientale

La Commissione, consapevole  che i partner internazionali possano, non condividendo la politica Ue di riduzione dei gas serra, rilocalizzare le emissioni di carbonio verso paesi extra Ue o sostituire i prodotti europei con prodotti importati a maggiore intensità di carbonio, proporrà, per determinati settori, un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere in grado di ridurre il rischio di dumping, garantendo così che il prezzo delle importazioni tenga conto più accuratamente del loro contenuto di carbonio.  La misura verrebbe definita in modo da rispettare le norme dell’Organizzazione mondiale del commercio e gli altri obblighi internazionali dell’Unione europea e contrasterebbe il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio previste dal sistema per lo scambio di quote di emissioni della Ue.

    

Eliminazione del carbone,  decarbonizzazione del gas e mercato Ue dell’energia integrato

La produzione e l’uso dell’energia nei diversi settori economici rappresentano oltre il 75 per cento delle emissioni di gas serra dell’Unione europea. Per ridurne l’impatto, la Commissione propone di accelerare lo sviluppo delle fonti rinnovabili e procedere alla contestuale e  rapida eliminazione del carbone e alla decarbonizzazione del gas.

La decarbonizzazione del gas sarà incentivata migliorando il sostegno allo sviluppo di gas decarbonizzati grazie a una progettazione lungimirante di un mercato competitivo del gas decarbonizzato e a misure per affrontare il problema delle emissioni di metano connesse all’energia.

Allo stesso tempo, nel rispetto della neutralità tecnologica, la Commissione chiede la creazione di un mercato comunitario dell’energia integrato, interconnesso e digitalizzato che garantisca a cittadini e imprese europei l’approvvigionamento energetico a prezzi accessibili.

Entro la fine del 2019 gli Stati membri dovranno quindi presentare alla Commissione i rispettivi piani nazionali per l’energia e il clima coperti da adeguati contributi. Piani che dovranno essere aggiornati nel 2023. Dal canto suo, la Commissione valuterà il livello di ambizione dei piani e la necessità di ulteriori misure, qualora tale livello non sia sufficiente.

 

I vantaggi delle fonti rinnovabili

Secondo la Commissione grazie alla transizione verso le fonti rinnovabili, alla riduzione del loro costo e  all’aumento della produzione eolica offshore si è già avuta sulle bollette energetiche delle famiglie la diminuzione dell’impatto del costo delle energie rinnovabili.

 

Povertà energetica e ristrutturazione delle abitazioni

Nel corso del 2020 la Commissione pubblicherà orientamenti al fine di aiutare gli Stati membri a contrastare il problema della povertà energetica delle famiglie che non possono permettersi i servizi energetici fondamentali. A detta della Commissione, aiutando finanziariamente le famiglie a ristrutturare le abitazioni si potrà tutelare l’ambiente e ridurre i costi delle bollette energetiche.  

 

Diffusione delle reti intelligenti

Per conseguire i benefici della transizione verso l’energia pulita a prezzi accessibili, sarà riesaminato il quadro normativo per le infrastrutture energetiche, compreso il regolamento Ten-E in modo d’avere una maggiore cooperazione transfrontaliera e regionale.  Sarà così promossa la diffusione delle reti intelligenti, delle reti a idrogeno o la cattura, lo stoccaggio e l‘utilizzo del carbonio e lo stoccaggio di energia.

 

L’industria fra le cause dei gas serra e della perdita di biodiversità

Tra il 1970 e il 2017 l’estrazione di materiali a livello mondiale è triplicata ed è in continua crescita. Circa la metà delle emissioni totali di gas serra e più del 90 per cento della perdita di biodiversità e dello stress idrico sono determinati dall’estrazione di risorse e dai processi di trasformazione di materiali, combustibili e alimenti. Stando al documento del Green Deal, l’industria europea, nonostante abbia già avviato la transizione verso le fonti rinnovabili, contribuisce ancora per il 20 per cento alle emissioni nocive: essa è ancora troppo “lineare” e dipendente dal flusso di nuovi materiali estratti, scambiati e trasformati in merci e, infine, smaltiti come rifiuti o emissioni. Soltanto il 12 per cento dei materiali utilizzati proviene dal riciclaggio.

Le industrie ad alta intensità energetica, come quelle dell’acciaio, dei prodotti chimici e del cemento, sono indispensabili per l’economia europea, in quanto alimentano diverse catene del valore. Ma, ritiene la Commissione,  la loro decarbonizzazione e modernizzazione sono essenziali.

 

Entro cinque anni adottate tutte le azioni necessarie al Green Deal

Per affrontare la duplice sfida della trasformazione verde e digitale  e conseguire gli obiettivi di un’economia circolare a impatto climatico zero entro il 2050, le azioni necessarie dovranno essere adottate nei prossimi cinque anni.  Già a marzo prossimo, la Commissione adotterà un piano d’azione per l’economia circolare che comprenderà una politica per i “prodotti sostenibili“, dando priorità alla riduzione e al riutilizzo dei materiali prima del loro riciclaggio e sarà rafforzata la responsabilità estesa del produttore.

 

Piano per l’economia circolare

Il piano comprenderà misure volte a incoraggiare la produzione di prodotti riutilizzabili, durevoli e riparabili. La Commissione analizzerà la necessità di un “diritto alla riparazione” e contrasterà l’obsolescenza programmata dei dispositivi, in particolare quelli elettronici. Sarà incentivato il noleggio e la condivisione di beni e servizi. Inoltre, se da un lato il piano per l’economia circolare guiderà la transizione di tutti i settori, dall’altro gli interventi si concentreranno in particolare su settori ad alta intensità di risorse come quelli del tessile, dell’edilizia, dell’elettronica e delle materie plastiche.

 

Plastiche e imballaggi

La Commissione valuterà i risultati della strategia sulla plastica del 2018, concentrandosi, tra l’altro, sulle misure per contrastare l’aggiunta intenzionale di microplastiche e le emissioni non intenzionali di materie plastiche, ad esempio dall’abrasione dei tessuti e degli pneumatici. La Commissione metterà a punto requisiti per garantire che, entro il 2030, tutti gli imballaggi presenti sul mercato dell’Unione siano riutilizzabili o riciclabili in modo economicamente sostenibile e un quadro normativo per le plastiche biodegradabili e a base biologica, oltre ad attuare misure sulla plastica monouso.

 

Contro il green washing, un passaporto dei prodotti elettronici

La Commissione intensificherà gli sforzi regolamentari e non regolamentari per contrastare le false dichiarazioni di eco compatibilità che sono fuorvianti per gli acquirenti. Le imprese che vantano caratteristiche ecologiche dei propri prodotti, dovranno essere in grado di dimostrarle sulla base di una metodologia standard che ne valuti l’impatto sull’ambiente. Fra le soluzioni proposte il passaporto dei prodotti elettronici con informazioni sull’origine, la composizione, le possibilità di riparazione, lo smantellamento e gestione a fine vita.

 

Appalti su criteri ecologici

Il piano della Commissione prevede che le autorità pubbliche, comprese quelle dell’Unione, diano il buon esempio assicurandosi che i loro appalti siano  basati su criteri ecologici. La Commissione proporrà quindi ulteriori atti legislativi e documenti orientativi in materia di acquisti pubblici verdi.

 

Rifiuti, modello europeo per la raccolta differenziata e blocco della loro esportazione illegale

L’impatto ambientale dei rifiuti dovrà essere il più possibile azzerato e laddove non si possa evitarne la produzione,  se ne dovrebbe  recuperare il valore economico. A tal fine saranno varate nuove norme per contrastare gli imballaggi eccessivi, mentre alle imprese europee  dovrebbe essere garantito un mercato unico solido e integrato per le materie prime secondarie e i sottoprodotti. Così, come nel caso dell’alleanza circolare sulle materie plastiche, la Commissione valuterà l’opportunità di adottare requisiti giuridicamente vincolanti per dare impulso al mercato delle materie prime secondarie con contenuto riciclato obbligatorio (ad esempio, per gli imballaggi, i veicoli, i materiali da costruzione e le batterie).

Per semplificare la gestione dei rifiuti per i cittadini e garantire alle imprese materiali secondari più puliti, la Commissione proporrà anche un modello europeo per la raccolta differenziata dei rifiuti e con l’obiettivo di far cessare l’esportazione dei propri rifiuti al di fuori dell’Unione, riesaminerà le norme in materia di spedizioni e esportazioni illegali di rifiuti.

 

Materie prime sostenibili

Nel suo piano d’azione del Green Deal 2050, la Commissione si è posta il problema dell’approvvigionamento delle materie prime sostenibili, in particolare di quelle essenziali per le tecnologie pulite e le applicazioni digitali, spaziali e di difesa. Fra i settori prioritari figurano l’idrogeno pulito, le celle a combustibile e altri combustibili alternativi, lo stoccaggio di energia e la cattura, lo stoccaggio e l’utilizzo del carbonio.

 

Produzione pulita dell’acciaio

La Commissione sosterrà le tecnologie di punta per la produzione pulita dell’acciaio con l’intento di arrivare a fine 2030 a una produzione di acciaio a zero emissioni di carbonio. Di conseguenza valuterà quale parte dei finanziamenti oggetto di liquidazione nell’ambito della Comunità europea del carbone e dell’acciaio possa essere utilizzata. Più in generale, il fondo per l’innovazione finanziato dal sistema per lo scambio di quote di emissioni dell’Unione europea contribuirà alla diffusione di tali progetti innovativi su vasta scala.

 

Catena del valore per la batteria sicura

La Commissione continuerà ad attuare il piano d’azione strategico sulle batterie e a sostenere la “European Battery Alliance”. Nel 2020 proporrà norme par garantire una catena del valore delle batterie sicura, circolare e sostenibile per tutte le batterie, anche per rifornire il mercato in crescita dei veicoli elettrici.

 

Tecnologie digitali

La Commissione esaminerà misure finalizzate a garantire che le tecnologie digitali, quali l’intelligenza artificiale, il G5, il cloud, l’edge computing e l’Internet delle cose possano accelerare e massimizzare l’impatto delle politiche per affrontare i cambiamenti climatici e proteggere l’ambiente. La digitalizzazione consentirà di monitorare a distanza l’inquinamento atmosferico, l’ottimizzazione dell’utilizzo dell’energia e delle risorse naturali. Inoltre, la Commissione valuterà misure per monitorare l’economia circolare energetica attraverso  le reti a banda larga, i centri dati e i dispositivi Tlc nonché l’introduzione di una maggiore trasparenza sull’impatto ambientale dei servizi di comunicazione elettronica, incentivando le persone a restituire i dispositivi dismessi quali telefoni cellulari, tablet e caricabatteria. 

 

Edilizia. Costruire e ristrutturare in modo efficiente sotto il profilo energetico e delle risorse

La costruzione, l’utilizzo e la ristrutturazione degli edifici assorbono quantità significative di energia e risorse minerarie (come sabbia, ghiaia, cemento). Gli edifici sono inoltre responsabili del 40 per cento del consumo energetico. Al tempo stesso 50 milioni di consumatori hanno difficoltà a riscaldare adeguatamente le loro abitazioni. Attualmente il tasso annuo di ristrutturazione del parco immobiliare negli Stati membri varia dallo 0,4 all’1,2 per cento. Un ritmo,  che secondo la Commissione, dovrà essere  raddoppiato per raggiungere il risparmio energetico.

 

In Europa necessaria un’ondata di ristrutturazioni degli edifici pubblici e privati

Per ridurre l’importo delle bollette energetiche, contrastare la povertà energetica e dare impulso al settore dell’edilizia,  la Commissione afferma che l’Unione europea e gli Stati membri dovrebbero avviare un'”ondata di ristrutturazioni” degli edifici pubblici e privati.

Per spingere alla transizione, la Commissione comincerà a lavorare alla possibilità di includere le emissioni degli edifici negli scambi di quote di emissioni riesaminando il regolamento sui prodotti da costruzione  affinché questo assicuri che tutte le fasi della progettazione degli edifici nuovi e ristrutturati siano in linea con l’economia circolare e comportino una maggiore digitalizzazione e un parco immobiliare più resiliente ai cambiamenti climatici.

A partire da una valutazione delle strategie nazionali di ristrutturazione a lungo termine degli Stati membri che sarà condotta nel 2020, la Commissione applicherà rigorosamente nel settore edilizio  la normativa sulla prestazione energetica. L’iniziativa comprenderà una piattaforma aperta che riunirà il settore dell’edilizia e della costruzione, gli architetti e gli ingegneri e le autorità locali per affrontare gli ostacoli alla ristrutturazione.

Nell’ambito di InvestEU, previsti finanziamenti innovativi cui potranno accedere associazioni edilizie o società di servizi energetici per attuare interventi di ristrutturazione con contratti di prestazione energetica. Un obiettivo fondamentale sarebbe quello di organizzare gli sforzi di ristrutturazione in blocchi di dimensioni maggiori affinché possano beneficiare di condizioni di finanziamento più vantaggiose e di economie di scala.

Particolare attenzione sarà riservata alla ristrutturazione dell’edilizia sociale, per aiutare le famiglie che faticano a pagare le bollette energetiche, senza dimenticare scuole e ospedali.  

 

2021. Accelerazione della transizione verso una mobilità sostenibile e intelligente

Nei Paesi dell’Unione europea, i trasporti stradali, ferroviari, aerei e navigabili sono responsabili di un quarto delle emissioni dei gas serra: la Commissione Ue intende ridurne l’impatto entro il 2050 del 90 per cento. In quest’ottica, l’anno prossimo intende adottare una strategia per una mobilità intelligente e sostenibile  senza trascurare alcuna fonte di emissione.

Fra le priorità, il trasferimento del 75 per cento dei trasporti interni di merci da stradale a ferroviario e navigabile. La proposta in tal senso è prevista per il 2021.

 

Infrastrutture

Le infrastrutture dei trasporti Ue saranno rese idonee a ridurre il traffico e l’inquinamento, in particolare nelle aree urbane. La Commissione intende infatti contribuire finanziariamente allo sviluppo di sistemi intelligenti di gestione del traffico e di soluzioni del tipo “mobilità come servizio”.

 

Punti di ricarica dei  combustibili alternativi

Entro il 2025 sarà necessario avere sulla rete stradale europea circa un milione di stazioni di ricarica e rifornimento pubbliche per i tredici milioni di veicoli a basse e a zero emissioni. In vista di quel traguardo e a integrazione delle misure nazionali da parte dei Paesi membro, la Commissione sosterrà la diffusione di punti di ricarica e rifornimento pubblici laddove esistono lacune persistenti, in particolare per i viaggi di lunga distanza e nelle zone meno densamente popolate.

Inoltre, per accelerare la diffusione dei veicoli e delle imbarcazioni a zero e a basse emissioni, la Commissione prenderà in considerazione opzioni normative per promuovere la produzione e l’utilizzo di combustibili alternativi sostenibili per le diverse modalità di trasporto. Peraltro, intende anche riesaminare il regolamento Ten-T e la direttiva sull’infrastruttura dei combustibili alternativi.

 

Tariffazione stradale

Al fine di conseguire un’efficace tariffazione della rete stradale nell’Unione europea, la Commissione invita l’Europarlamento e il Consiglio europeo a mantenere l’alto livello della direttiva “eurobollo” . Se necessario, è disposta a ritirarla e proporre misure alternative.

 

Trasporto aereo

Per ridurre le emissioni in questo settore,  saranno ripresi i lavori per l’adozione di un autentico cielo unico europeo, mentre dovrà essere migliorata la qualità dell’aria in prossimità degli aeroporti facendo fronte alle emissioni di inquinanti prodotte dagli aeromobili e dalle operazioni aeroportuali.

 

Trasporto marittimo

La Commissione prenderà precisi  provvedimenti per regolamentare l’accesso delle navi più inquinanti ai porti dell’Unione e obbligare quelle ormeggiate a utilizzare l’elettricità erogata dalle reti elettriche terrestri.

 

Fine delle sovvenzioni ai combustibili fossili

Fine alle sovvenzioni ai combustibili fossili. La Commissione esaminerà le esenzioni fiscali ai combustibili fossili, anche riguardo il settore del trasporto aereo e marittimo. Analogamente, proporrà di estendere il sistema per lo scambio di quote di emissioni al settore marittimo e di ridurre quelle assegnate gratuitamente alle compagnie aeree. Si tratterà di un intervento organico a livello globale, coordinato in particolare con l’Organizzazione per l’aviazione civile internazionale e l’Organizzazione marittima internazionale.

 

Diminuzione nelle città dei motori endotermici e del traffico urbano. Obiettivo:  zero emissioni entro il 2025

La Commissione intende ridurre drasticamente l’inquinamento provocato dai motori endotermici in città e la congestione del traffico urbano migliorando i trasporti pubblici. In tal senso saranno proposte norme più rigorose circa le emissioni inquinanti nell’atmosfera per i veicoli con motore a combustione interna.

Per quanto riguarda le emissioni di CO2, entro giugno 2021 proporrà di rivedere la legislazione su auto e furgoni affinché si arrivi alla zero emissione entro il 2025.

 

“Dal produttore al consumatore”: progettare un sistema alimentare giusto, sano e rispettoso dell’ambiente

La produzione alimentare provoca ancora inquinamento dell’atmosfera, dell’acqua e del suolo, contribuisce alla perdita di biodiversità e ai cambiamenti climatici e consuma quantità eccessive di risorse naturali, mentre una parte importante degli alimenti viene sprecata. Allo stesso tempo, nell’UE come altrove, regimi alimentari di scarsa qualità contribuiscono alla diffusione dell’obesità e di malattie come il cancro.

Nella primavera del 2020 la Commissione presenterà la strategia “Dal produttore al consumatore” e avvierà un ampio dibattito che coinvolgerà tutti i portatori di interessi, analizzerà tutte le fasi della catena alimentare e preparerà il terreno per la formulazione di una politica alimentare più sostenibile.

 

Dal Produttore al consumatore. La strategia europea di transizione verde per agricoltura e pesca

Secondo la Commissione agricoltori e pescatori europei sono fondamentali nella gestione della transizione. La strategia “Dal produttore al consumatore” sosterrà pertanto i loro sforzi volti ad affrontare i cambiamenti climatici, proteggere l’ambiente e preservare la biodiversità.  Le proposte della Commission per il periodo 2021-2027 prevedono che almeno il 40 per cento del bilancio complessivo della politica agricola comune e almeno il 30 per cento del Fondo per gli affari marittimi e la pesca contribuiscano all’azione per il clima.  “Dal produttore al consumatore” affronterà la questione dell’uso di pesticidi e fertilizzanti in agricoltura.

Nell’ambito della politica comune della pesca, proseguiranno i lavori per ridurre gli effetti negativi che la pesca può avere sugli ecosistemi, in particolare nelle aree sensibili. La Commissione si adopererà inoltre a favore di aree marine protette.

Poiché l’avvio della politica agricola comune rivista rischia di essere posticipato all’inizio del 2022, la Commissione collaborerà con gli Stati membri e i portatori di interessi per garantire che fin da subito i piani strategici nazionali per l’agricoltura riflettano pienamente l’ambizione del Green Deal e della strategia “Dal produttore al consumatore”. 

La Commissione garantirà che tali piani strategici, che dovrebbero portare all’uso di pratiche sostenibili quali l’agricoltura di precisione, l’agricoltura biologica, l’agroecologia, l’agrosilvicoltura, nonché a norme più rigorose in materia di benessere degli animali, siano valutati sulla base di solidi criteri climatici e ambientali. Dovranno aumentare i terreni coltivati ad agricoltura biologica e i metodi innovativi per proteggere i raccolti da organismi nocivi e malattie. I regimi ecologici che dovrebbero ricompensare gli agricoltori,  includono la gestione e lo stoccaggio del carbonio nel suolo e una gestione più efficace dei nutrienti per migliorare la qualità dell’acqua e ridurre le emissioni.

Infine, la Commissione collaborerà con gli Stati membri per sviluppare il potenziale dei prodotti ittici sostenibili come fonte di alimenti a basso tenore di carbonio.

 

L’”economia blu”

La produzione e l’uso di nuove fonti di proteine che possono alleviare la pressione sui terreni agricoli porta in evidenza il ruolo degli oceani nella mitigazione dei cambiamenti climatici. Per questo è importante migliorare l’uso delle risorse acquatiche e marine. La Commissione analizzerà le conclusioni della relazione speciale sugli oceani del gruppo di esperti internazionali sui cambiamenti climatici e proporrà misure da applicare al settore marittimo. Saranno incluse le modalità per gestire lo spazio marittimo in modo più sostenibile, in particolare per contribuire a sfruttare il potenziale in crescita delle energie rinnovabili offshore. La Commissione adotterà inoltre una politica di tolleranza zero nei confronti della pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata. La conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani che si svolgerà in Portogallo nel 2020 offrirà all’Unione europea l’opportunità di mettere in evidenza l’importanza di agire per affrontare le problematiche connesse agli oceani.

 

Contrasto alle frodi alimentari

La strategia “Dal produttore al consumatore“, contribuirà a realizzare un‘economia circolare e perseguirà l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale dei settori della trasformazione alimentare e del commercio al dettaglio intervenendo sui trasporti, lo stoccaggio, l‘imballaggio e i rifiuti alimentari. L’azione si articolerà nel contrasto alle frodi alimentari, che comprende il rafforzamento dell’applicazione della legge e della capacità investigativa europea, nonché nell’avvio di un processo volto a individuare nuovi prodotti alimentari e mangimi innovativi, come i prodotti ittici a base di alghe.

I prodotti alimentari importati che non sono conformi alle pertinenti norme europee in materia ambientale non saranno autorizzati sui mercati Ue.

 

Preservare e ripristinare gli ecosistemi e la biodiversità

L’Unione europea e i suoi partner mondiali devono arrestare la perdita di biodiversità. Gli ecosistemi forniscono servizi essenziali quali cibo, acqua dolce, aria pulita e riparo. Attenuano le catastrofi naturali, contrastano parassiti e malattie e contribuiscono alla regolazione del clima.

La relazione di valutazione globale della piattaforma intergovernativa di politica scientifica per la biodiversità e i servizi ecosistemici del 2019, ha evidenziato l’erosione della biodiversità a livello mondiale, dovuta principalmente a mutamenti delle modalità di utilizzo dei terreni e del mare, allo sfruttamento diretto delle risorse naturali e ai cambiamenti climatici, che sono stati identificati come la terza causa all’origine della perdita della biodiversità.

Nell’ottobre 2020 la conferenza delle parti della convenzione sulla diversità biologica a Kunming, in Cina, offrirà al mondo l’opportunità di adottare un solido quadro globale per arrestare la perdita di biodiversità. Per assicurare che l’Unione europea svolga un ruolo fondamentale, la Commissione presenterà una strategia sulla biodiversità entro marzo 2020, cui faranno seguito azioni specifiche nel 2021. La strategia delineerà la posizione della Ue per la conferenza delle parti, prevedrà obiettivi globali di tutela della biodiversità oltre a impegni per affrontare le principali cause della sua erosione nell’Unione.

 

Biodiversità. Nuove aree protette e nuovi spazi verdi nelle città europee

La strategia sulla biodiversità potrebbe includere traguardi quantificabili come l’estensione della copertura di aree terrestri e marittime ricche di biodiversità protette partendo dalla rete Natura 2000. La Commissione individuerà le misure necessarie ad aiutare gli Stati membri a migliorare e ripristinare gli ecosistemi danneggiati, compresi quelli ricchi di carbonio, portandoli a un buono stato ecologico. La strategia sulla biodiversità comprenderà altresì proposte per rendere più verdi le città europee e aumentare la biodiversità negli spazi urbani.

 

Le foreste europee

L‘imboschimento e il rimboschimento sostenibili, nonché il ripristino delle foreste degradate sono in grado di aumentare l’assorbimento di CO2 e di migliorare la resilienza delle foreste. Nell’ambito della strategia sulla biodiversità 2030, la Commissione elaborerà una nuova politica forestale europea che copra l’intero ciclo forestale e promuova i numerosi servizi offerti da questi ecosistemi.

In Europa si realizzerà un effettivo imboschimento e la conservazione e il ripristino delle foreste del Continente che oltre  ad aumentare l’assorbimento di CO2 contribuiranno a  ridurre l’impatto e l’estensione degli incendi boschivi e a promuovere la bioeconomia.  Prendendo le mosse dalla comunicazione “Intensificare l’azione della Ue per proteggere e ripristinare le foreste del pianeta”, la Commissione adotterà misure sia di regolamentazione che di altro tipo per promuovere i prodotti importati e le catene del valore che non comportano la deforestazione e il degrado delle foreste.

 

Obiettivo “inquinamento zero” per un ambiente privo di sostanze tossiche

L’inquinamento atmosferico, idrico, del suolo e dei prodotti di consumo mettono a rischio la salute dei cittadini. Pertanto nel 2021 la Commissione adotterà un piano d’azione contro l’inquinamento zero di aria, acqua e suolo volto a ripristinare le funzioni naturali delle acque sotterranee e di superficie, la biodiversità nei laghi, nei fiumi, nelle zone umide e negli estuari e prevenire e limitare i danni provocati dalle inondazioni. La Commissione proporrà anche misure per affrontare l’inquinamento causato dal deflusso urbano e dalle fonti di inquinamento nuove o particolarmente nocive, come le microplastiche e i prodotti farmaceutici, mentre la strategia “Dal produttore al consumatore”  consentirà di ridurre l’inquinamento causato dall’eccesso di nutrienti. Inoltre,

 

Qualità dell’aria

La Commissione proporrà di rivedere le norme sulla qualità dell’aria per allinearle maggiormente alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità e quindi di rafforzare le disposizioni in materia di monitoraggio, modellizzazione e piani per determinare un’aria più pulita. Verranno riesaminate le misure europee volte a combattere l’inquinamento provocato dai grandi impianti industriali e si cercherà di  migliorare la prevenzione degli incidenti industriali.

 

Sostanze  chimica

La Commissione esaminerà in che modo sia possibile utilizzare al meglio gli organismi scientifici e le agenzie dell’Unione europea per progredire verso un processo riassumibile in “una sostanza — una valutazione” e garantire una maggiore trasparenza nel dare priorità alle azioni che riguardano le sostanze chimiche. Parallelamente il quadro normativo rispecchierà le prove scientifiche del rischio costituito dagli interferenti endocrini, dalle sostanze chimiche pericolose contenute nei prodotti, anche di importazione, dagli effetti combinati di diverse sostanze chimiche e dalle sostanze chimiche molto persistenti.

 

Un piano europeo  da 260 miliardi per una transizione verde sostenibile e  giusta

Le ambizioni del Green Deal europeo comportano un ingente fabbisogno di investimenti. Secondo le stime della Commissione per conseguire gli obiettivi 2030 in materia di clima ed energia serviranno investimenti supplementari dell’ordine di 260 miliardi di euro l’anno, equivalenti a circa l’1,5 per cento del Pil 2018. Il cui flusso dovrà essere mantenuto costante nel tempo. Una sfida, che richiederà  la mobilitazione sia del settore pubblico che di quello privato.

La Commissione presenterà un piano di investimenti per un’Europa sostenibile inteso a sopperire a questo fabbisogno supplementare, che combinerà finanziamenti specifici per incentivare gli investimenti sostenibili e proposte volte a creare un contesto più favorevole agli investimenti verdi. Verrà predisposta in parallelo una riserva di progetti sostenibili da cui attingere e verrà garantita l’assistenza tecnica e i servizi di consulenza che aiuteranno i promotori a individuarli, svilupparli e accedere alle fonti di finanziamento.

 

Bilancio Ue. Risorse ‘pescate’ anche dai rifiuti non riciclati degli imballaggi in plastica

Il bilancio dell’Unione europea rivestirà un’importanza fondamentale per raggiungere la tra nsizione ecologica entro il 2050. La Commissione ha proposto di portare al 25 per cento l’obiettivo di integrazione degli aspetti climatici in tutti i programmi della Ue. Il bilancio contribuirà alla realizzazione degli obiettivi climatici europei anche sul piano delle entrate: tra i nuovi flussi di entrate (“risorse proprie”) proposti dalla Commissione, uno è basato sui rifiuti non riciclati degli imballaggi in plastica e un altro potrebbe scaturire dall’assegnazione al bilancio del 20 per cento dei proventi delle aste nell’ambito del sistema per lo scambio di quote di emissioni dell’Unione europee. 

 

Fondo InvestEU contro i cambiamenti climatici

Almeno il 30 per cento del Fondo InvestEU sarà destinato alla lotta contro i cambiamenti climatici. I progetti saranno oggetto di una verifica della sostenibilità che ne valuterà l’apporto al raggiungimento degli obiettivi climatici, ambientali e sociali. InvestEU offre anche agli Stati membri la possibilità di avvalersi di una garanzia del bilancio Ue – ad esempio per realizzare gli obiettivi della politica di coesione connessi al clima nei rispettivi territori e regioni – e rafforza la cooperazione con le banche e gli istituti nazionali di promozione. Nel contesto della revisione del sistema per lo scambio di quote di emissioni della Ue, la Commissione riesaminerà anche la funzione dei fondi per l’innovazione e la modernizzazione, che non sono finanziati dal bilancio a lungo termine dell’Unione.

 

Bei, banca europea per il clima

La Commissione collaborerà con la Bei (Banca europea per gli investimenti), con le banche e gli istituti nazionali di promozione e con altre istituzioni finanziarie internazionali. La Bei si è prefissata di raddoppiare il proprio obiettivo climatico, portandolo dal 25 al 50 per cento entro il 2025, diventando così la banca europea per il clima.

 

La transizione ‘giusta’

L’esigenza di gestire la transizione,  comporterà profonde modifiche strutturali dei modelli d’impresa, delle competenze richieste e dei relativi prezzi, le cui ripercussioni sui cittadini varieranno in funzione della situazione sociale e geografica. Il punto di partenza non è lo stesso per tutti gli Stati membri, le regioni e le città coinvolte nella transizione, così come diverse sono le loro capacità di reazione.

La Commissione proporrà un meccanismo e un fondo per una transizione giusta, volti a non lasciare indietro nessuno.  Il meccanismo si concentrerà sulle regioni e sui settori maggiormente colpiti dalla transizione a causa della loro dipendenza dai combustibili fossili o da processi ad alta intensità di carbonio. Attingerà a fonti di finanziamento provenienti dal bilancio Ue e dalla Bei per mobilitare le risorse pubbliche e private necessarie, fornendo sostegno a chi promuove la transizione verso attività a basse emissioni di carbonio e resilienti ai cambiamenti climatici.

Il meccanismo è volto a tutelare i cittadini e i lavoratori più vulnerabili di fronte alla transizione, cui offrirà accesso a programmi di riqualificazione professionale, posti di lavoro in nuovi settori economici o alloggi efficienti sotto il profilo energetico. La Commissione collaborerà con gli Stati membri e le regioni per aiutarli a dotarsi di piani di transizione locali. Il meccanismo si aggiungerà al sostanzioso contributo fornito dal bilancio Ue tramite tutti i programmi direttamente attinenti alla transizione, nonché tramite fondi quali il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo sociale europeo Plus.

 

Investimenti sostenibili

Il settore privato è coinvolto nel finanziamento della transizione verde. Nel terzo trimestre del 2020 la Commissione europea  presenterà una strategia rinnovata in materia di finanza sostenibile, incentrata su una serie di azioni che consoliderà innanzitutto le basi su cui poggiano gli investimenti sostenibili. Parlamento europeo e Consiglio dovranno segnatamente adottare la tassonomia per la classificazione delle attività ecosostenibili.

La sostenibilità dovrebbe essere integrata in modo più sistematico nella governance societaria: molte imprese si concentrano ancora troppo sui risultati finanziari a breve termine a scapito dello sviluppo a lungo termine e degli aspetti connessi alla sostenibilità. Imprese e istituzioni finanziarie dovranno anche migliorare la trasparenza dei dati relativi al clima e all’ambiente, in modo che gli investitori siano pienamente informati circa la sostenibilità dei loro investimenti. A tal fine la Commissione rivedrà la direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario. Per garantire una gestione adeguata dei rischi ambientali e delle opportunità di mitigazione e per ridurre i relativi costi di transazione, inoltre, la Commissione coadiuverà le imprese e altri portatori di interessi nell’elaborazione di pratiche contabili standardizzate per il capitale naturale, nella Ue e a livello internazionale.

Per offrire opportunità agli investitori,  sono al vaglio un’etichettatura chiara dei prodotti di investimento al dettaglio e la definizione di una norma Ue per le obbligazioni verdi.  I rischi climatici e ambientali saranno integrati meglio nel quadro prudenziale dell’Unione.

 

“Inverdire” i bilanci nazionali e inviare i giusti segnali di prezzo

I bilanci nazionali svolgono un ruolo chiave nella transizione. Un maggior ricorso a strumenti di bilancio verdi aiuterà a ri-orientare gli investimenti pubblici, i consumi e la tassazione verso le priorità verdi. La Commissione, in collaborazione con gli Stati membri, individuerà ed effettuerà un’analisi comparativa delle pratiche di bilancio per capire in che misura i bilanci annuali e i piani di bilancio a medio termine tengano conto dei rischi ambientali. La revisione della  governance economica europea includerà un riferimento agli investimenti pubblici verdi nel contesto della qualità delle finanze pubbliche.

 

Riforme fiscali

A livello nazionale il Green Deal europeo creerà un contesto adatto a riforme fiscali su larga scala che aboliscano le sovvenzioni ai combustibili fossili, allentino la pressione fiscale sul lavoro per trasferirla sull’inquinamento e tengano conto degli aspetti sociali.

La Commissione chiede che si adotti rapidamente la propria proposta sulle aliquote Iva (imposta sul valore aggiunto) all’esame del Consiglio, perché, ritiene, consentirebbe agli Stati membri di fare un uso più mirato delle relative aliquote in vista dei traguardi ambientali. Per esempio, sostenendo i prodotti ortofrutticoli biologici.

Sono in corso valutazioni dei pertinenti orientamenti sugli aiuti di Stato, compresi quelli nei settori dell’ambiente e dell’energia. I documenti saranno rivisti entro il 2021 alla luce degli obiettivi politici del Green Deal europeo per sostenere il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 con efficienza di costo e faciliteranno l’eliminazione graduale dei combustibili fossili, in particolare quelli più inquinanti, garantendo così condizioni di parità sul mercato interno. La revisione rappresenterà anche un’occasione per abbattere le barriere di mercato che ostacolano la diffusione dei prodotti “puliti”.

 

Clima, ricerca e innovazione

Per mantenere il suo vantaggio competitivo sul fronte delle tecnologie pulite, la Commissione propone che la Ue aumenti la diffusione su larga scala di nuove tecnologie a livello intersettoriale e in tutto il mercato unico, creando catene del valore nuove e innovative. Almeno il 35 per cento del bilancio Orizzonte Europa finanzierà nuove soluzioni climatiche.  

Quattro “missioni Green Deal” aiuteranno a produrre mutamenti su larga scala in ambiti quali l’adattamento ai cambiamenti climatici, gli oceani, le città e il suolo e riuniranno un’ampia gamma di portatori di interessi, tra cui le regioni e i cittadini.

I partenariati con l’industria e gli Stati membri catalizzeranno la ricerca e l’innovazione nel settore dei trasporti, fra le altre cose per quanto riguarda le batterie, l’idrogeno pulito, la produzione di acciaio a basse emissioni di carbonio, la bioindustria circolare e l’ambiente edificato.

Start-up e le piccole medie imprese ad alto potenziale potranno contare su fondi, investimenti azionari e servizi di accelerazione d’impresa offerti dal Consiglio europeo per l’innovazione che le metteranno nelle condizioni di perseguire innovazioni pionieristici.

L’agenda europea in materia di ricerca e innovazione porrà l’accento sulla sperimentazione chiamando in causa tutti i settori e le discipline. Il programma Orizzonte Europa coinvolgerà anche le comunità locali negli sforzi tesi a costruire un futuro più sostenibile.

La Commissione appoggerà le iniziative finalizzate a sfruttare al meglio il potenziale della trasformazione digitale per sostenere la transizione ecologica. Una delle priorità più urgenti consiste nel rafforzare la capacità dell’Unione nel prevedere e gestire i disastri ecologici. In quest’ottica la Commissione radunerà le eccellenze scientifiche e industriali europee al fine di elaborare un modello digitale ad altissima precisione della Terra.

 

Istruzione e la formazione

La Commissione definirà un quadro europeo delle competenze che aiuti a coltivare e valutare conoscenze, abilità e attitudini connesse ai cambiamenti climatici e allo sviluppo sostenibile. Fornirà inoltre materiali complementari e agevolerà lo scambio di buone pratiche grazie alle reti dell’Unione di programmi di formazione rivolti agli insegnanti. Nel 2020 saranno mobilitati 3 miliardi di euro d’investimenti destinati alle infrastrutture scolastiche.  

In ambito formativo, il Fondo sociale europeo Plus sarà un valido strumento per aiutare la forza lavoro europea ad acquisire le competenze di cui ha bisogno per passare dai settori in declino a quelli in espansione e adattarsi a nuovi processi. L’agenda per le competenze e la garanzia per i giovani saranno aggiornate per incrementare l’occupazione nell’economia verde.

 

Impegno a favore dell’ambiente: “non nuocere

La Commissione intende migliorare il modo in cui affronta le questioni connesse alla sostenibilità e all’innovazione negli orientamenti per legiferare meglio e nei relativi strumenti. Lo scopo è garantire che tutte le iniziative del Green Deal centrino i propri obiettivi nel modo più efficace e meno oneroso possibile e che l’Unione europea tenga fede in ogni momento all’impegno di non nuocere all’ambiente. A tal fine le relazioni che accompagnano tutte le proposte legislative e gli atti delegati includeranno una sezione specifica che illustrerà come venga garantito il rispetto di tale principio.

 

L’Unione europea in campo nella diplomazia mondiale in tema ambientale  

L’Unione europea continuerà a promuovere e attuare in tutto il mondo politiche ambiziose in materia di ambiente, clima ed energia. Dispiegherà una “diplomazia del Green Deal” volta a persuadere gli altri attori a fare la propria parte nella promozione di uno sviluppo più sostenibile. La Commissione e l’alto rappresentante lavoreranno in stretta collaborazione con gli Stati membri per attivare tutti i canali diplomatici bilaterali e multilaterali, comprese le Nazioni Unite, il G7, il G20, l’Organizzazione mondiale del commercio e gli altri consessi internazionali pertinenti.

L’Unione continuerà a prodigarsi affinché l’accordo multilaterale di Parigi resti il caposaldo della lotta ai cambiamenti climatici. La conferenza delle parti che si terrà a Glasgow nel 2020 rappresenta una tappa importante in vista del bilancio globale del 2023 e sarà l’occasione per valutare i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi a lungo termine. Allo stato attuale delle cose è evidente che il livello di ambizione mondiale non è sufficiente.

 

I Paesi del G20 responsabili dell’80 per cento dei gas serra

In parallelo, l’Unione europea continuerà a confrontarsi con le economie del G20 responsabili dell’80 per cento delle emissioni globali di gas serra. Innalzare il livello di azione per il clima dei partner internazionali richiede strategie geografiche su misura che rispecchino i diversi contesti e le molteplici esigenze locali, tenendo conto ad esempio delle differenze tra i grandi emettitori attuali e futuri, i paesi meno sviluppati e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo.

La Ue intende focalizzarsi sul sostegno ai paesi limitrofi, poiché la transizione ecologica in Europa può riuscire solo se anche i paesi dell’immediato vicinato adottano misure efficaci. È in fase di definizione un’agenda verde per i Balcani occidentali, mentre la Commissione e l’alto rappresentante prevedono una serie di partenariati ambientali, energetici e climatici con il vicinato meridionale e nell’ambito del partenariato orientale.

 

I rapporti tra Unione europea e Cina

I summit tra l’Unione europea e la Cina in programma nel 2020 a Pechino e a Lipsia saranno l’occasione per rinsaldare il partenariato sul fronte delle questioni ambientali e climatiche, segnatamente in vista della conferenza di Kunming sulla biodiversità e della conferenza delle parti a Glasgow.

 

I rapporti tra Unione europea e Africa

La strategia globale per i rapporti con l’Africa e il summit del 2020 tra l’Unione africana e la Ue dovrebbero decretare la centralità degli aspetti legati al clima e all’ambiente nelle relazioni tra i due continenti. L’alleanza Africa-Europa per gli investimenti sostenibili e l’occupazione, in particolare, cercherà di sbloccare il potenziale del continente africano per consentirgli di compiere rapidi progressi verso un’economia verde e circolare, caratterizzata da fonti energetiche e sistemi alimentari sostenibili e da città intelligenti. 

La Ue consoliderà l’impegno preso nei confronti dell’Africa a favore di una maggiore diffusione e di scambi più ampi dell’energia pulita e sostenibile. Le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, applicate ad esempio ai metodi puliti di cottura degli alimenti, sono fondamentali per colmare le lacune che persistono in Africa in termini di accesso all’energia, realizzando nel contempo la necessaria riduzione delle emissioni di CO2.

La Ue  avvierà l’iniziativa “NaturAfrica” per contrastare la perdita di biodiversità tramite la creazione di una rete di aree protette, che offriranno rifugio alla fauna selvatica e opportunità lavorative nei settori verdi alle popolazioni locali. 

 

Geopolitica

Più in generale l’Unione europea sfrutterà gli strumenti diplomatici e finanziari a sua disposizione per far sì che le alleanze verdi diventino parte integrante delle sue relazioni con l’Africa e con gli altri paesi e regioni partner, in particolare l’America latina, i Caraibi, l’Asia e il Pacifico.

La Ue dovrebbe anche potenziare le iniziative in corso e dialogare con i paesi terzi su questioni trasversali legate al clima e all’ambiente, tra cui l’abolizione globale delle sovvenzioni ai combustibili fossili in linea con gli impegni del G20 e la progressiva eliminazione dei finanziamenti concessi alle relative infrastrutture dalle istituzioni multilaterali; il rafforzamento dei finanziamenti sostenibili; il blocco graduale della costruzione di nuove centrali a carbone e le misure per ridurre le emissioni di metano.

La transizione ecologica inciderà profondamente sull’assetto geopolitico – ivi compresi gli interessi economici, commerciali e di sicurezza a livello globale – configurando scenari complessi per numerosi paesi e società. E’ intenzione della Ue operare in sinergia con tutti i suoi partner per migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici e ambientali ed evitare che questi scenari siano causa di conflitti, insicurezza alimentare, spostamenti delle popolazioni e migrazioni forzate, nonché per sostenere una transizione giusta a livello globale.

Le implicazioni della politica climatica dovrebbero diventare un elemento centrale della riflessione e dell’azione dell’Unione sul fronte esterno, ivi compresa la politica di sicurezza e di difesa comune.

 

Politica commerciale

L’Unione europea è il più grande mercato unico al mondo e in quanto tale può fissare norme che si applicano a tutte le catene del valore globali. La sua politica commerciale favorisce gli scambi e gli investimenti in beni e servizi verdi e promuove gli appalti pubblici rispettosi del clima e fornisce una piattaforma di confronto con i partner commerciali sull’azione per il clima e l’ambiente. In particolare, con riguardo ai cambiamenti climatici, tutti gli accordi conclusi di recente dalla Ue vincolano le parti a ratificare e attuare efficacemente l’accordo di Parigi. La Commissione proporrà di inserire questa clausola in tutti i futuri accordi commerciali globali.

Per garantire l’equità e prevenire la distorsione degli scambi e degli investimenti nelle materie prime di cui la Ue ha bisogno per la transizione verde, la politica commerciale comunitaria può contribuire a eradicare pratiche dannose come il disboscamento illegale, migliorare la cooperazione normativa, promuovere gli standard Ue ed eliminare gli ostacoli non tariffari nel settore dell’energia rinnovabile.

Tutte le sostanze chimiche, i materiali, i prodotti alimentari e di altro tipo immessi sul mercato europeo devono essere pienamente conformi alle norme e agli standard pertinenti dell’Unione.

 

I finanziamenti a sostegno del clima mondiale

La Unione europea e i suoi Stati membri stanziano più del 40 per cento dei finanziamenti pubblici mondiali a sostegno del clima. Nella sua proposta relativa a uno strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale, la Commissione ha avanzato l’ipotesi di destinare il 25 per cento della dotazione finanziaria agli obiettivi in materia di clima. Per mobilitare gli investitori internazionali,  la Ue continuerà a guidare gli sforzi intesi per crescita sostenibile a livello mondiale. Per coordinare le iniziative nel settore della finanza ecosostenibile, tra cui tassonomie, obblighi d’informativa, norme e marchi, si affiderà alla piattaforma internazionale sulla finanza sostenibile istituita di recente. La Commissione incoraggerà anche il dialogo in altre sedi internazionali, in particolare il G7 e il G20.

 

Un patto europeo per il clima    

Entro marzo 2020 la Commissione varerà un patto europeo per il clima che contempla tre modi di coinvolgere il pubblico nell’azione per il clima: 1) condivisione delle informazioni  sul degrado ambientale e sulle possibili soluzioni attraverso diversi canali e strumenti, fra cui eventi organizzati negli Stati membri sul modello dei “dialoghi con i cittadini” della Commissione; 2) spazi fisici e virtuali in cui i cittadini  possano esprimere proprie idee e collaborare a iniziative individuali e collettive connesse all’azione per il clima; 3) favorire iniziative dal basso in materia di cambiamenti climatici e tutela dell’ambiente. Informazioni, orientamenti e moduli di insegnamento potrebbero agevolare lo scambio di buone pratiche.

Il patto per il clima proseguirà gli sforzi tesi a responsabilizzare le comunità regionali e locali, comprese le comunità dell’energia, e valorizzerà la dimensione urbana della politica di coesione. Continuerà a esercitare una funzione importante anche il patto dei sindaci della Ue con cui la Commissione proseguirà la collaborazione per affiancare le città e le regioni decise a impegnarsi in materia di politiche climatiche ed energetiche.

La Commissione ambisce anche a ridurre il suo impatto ambientale in quanto istituzione e datore di lavoro. Nel 2020 presenterà un piano d’azione globale in cui illustrerà come essa stessa intende attuare gli obiettivi del Green Deal e raggiungere la neutralità climatica entro il 2030.

 

I piani nazionali per l’energia e il clima

Nel patto per il clima spiccano i piani nazionali per l’energia e il clima e i piani strategici nazionali proposti ai fini dell’attuazione della politica agricola comune. La Commissione, servendosi all’occorrenza di meccanismi quali il semestre europeo, si assicurerà che siano adatti allo scopo e che gli Stati membri li attuino in modo efficace.

 

Le zone rurali

I fondi europei aiuteranno le zone rurali a conformarsi all’economia circolare e alla bioeconomia. La Commissione presterà attenzione al ruolo delle regioni ultraperiferiche nel Green Deal europeo, prendendo in considerazione non solo la loro vulnerabilità ai cambiamenti climatici e ai disastri naturali, ma anche i loro punti di forza quali la biodiversità e le fonti di energia rinnovabile. Saranno portati avanti i lavori del progetto “Energia pulita per le isole dell’Ue“, che punta a instaurare un quadro a lungo termine in grado di accelerare la transizione all’energia pulita nelle isole europee.

 

Nuovo programma per l’ambiente e monitoraggio dei traguardi del Green Deal

La Commissione presenterà un nuovo programma d’azione per l’ambiente, complementare al Green Deal, che introdurrà fra le altre cose un meccanismo di monitoraggio volto a garantire che l’Unione europea non devii dai suoi traguardi ambientali. Allo scopo verrà creato un quadro di controllo dei progressi compiuti verso tutti gli obiettivi del Green Deal europeo.

 

Trasparenza

La Commissione prenderà in considerazione la possibilità di rivedere il regolamento di Aarhus affinché i cittadini e le Ong che nutrono dubbi circa la legalità di decisioni che hanno effetti sull’ambiente possano accedere più facilmente al riesame amministrativo o giudiziario a livello dell’Unione e adotterà misure per migliorare l’accesso alla giustizia nazionale in tutti gli Stati membri. Infine, la Commissione promuoverà interventi più decisi da parte dell’UE, dei suoi Stati membri e della comunità internazionale per contrastare la criminalità ambientale.

Ombretta T, Rinieri