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Il Csbno lancia il progetto della “Rete delle Reti”

CULTURA – In Italia le biblioteche stanno attraversando una grossa crisi. Il consorzio è un’eccezione, ma la sfida gestionale resta impegnativa.

 

ARESE – Da diverso tempo gli enti locali tendono a sgravarsi dell’onere diretto della gestione di servizi sociali alla collettività quali asili nido, rsa, meglio note come case di riposo, gestione tributi o biblioteche esternalizzando a cooperative, consorzi e aziende speciali. Queste ultime sono un ibrido pubblico-privato. Pubblico perché  i soci dell’azienda sono gli enti locali e quindi sono sottoposte a tutti i vincoli dell’ente pubblico. Privato perché sono sul mercato  e pertanto devono produrre utili.  L’equilibrio tra entrate e uscite non è facile e spesso si risolve nell’aumento delle tariffe e o nel contenimento del numero e degli stipendi dei dipendenti.

 

La situazione emerge tra le righe della relazione annuale del Consorzio interbibliotecario Nord Ovest milanese,  illustrata al consiglio comunale di Arese dall’assessore alle partecipate  Giuseppe Augurusa.

 

Stando al documento, le biblioteche nel resto d’Italia starebbero “conoscendo un rilevante degrado organizzativo, funzionale e qualitativo derivante dagli affidamenti a gara”,  perché il criterio del minor costo porterebbe le cooperative di servizi ad applicare al personale contratti, tutele e retribuzioni inferiori rispetto a quelli degli enti locali.  

 

I lavori risultano precari  e sottopagati – spiega il cda del Csbno composto da Fabio Degani, Luca Vezzaro e Anna Fiore – la formazione e l’aggiornamento professionale non vengono assicurati, i servizi erogati risultano scarsi sotto il profilo della qualità e dell’efficacia”.

 

Forte del proprio successo, il consorzio ha proposto all’Associazione italiana biblioteche, a Federculture e ad Anci di costituire nel resto del Paese altre aziende speciali oppure confluire nel Csbno.

 

Nato negli anni 90 per la condivisione tra comuni del Nord Ovest milanese il patrimonio librario da offrire in prestito gratuito agli utenti, il consorzio si regge sulle quote dei comuni soci, sulle tariffe dei servizi a pagamento e, fino all’anno scorso, sui contributi di Regione Lombardia trattenuti dalla Provincia. Ma che ora sono stati tagliati. Il taglio di risorse pubbliche da una parte e i mutamenti organizzativi pone il Csbno di fronte a una  nuova sfida.

 

E infatti scrive il cda: “La biblioteca del 2020 presenta difficoltà gestionali e organizzative inedite, per affrontare le quali occorre un approccio pratico e flessibile, oltre alla capacità di operare su scala sovra locale per coordinare risorse e personale. Poiché appare difficile che i singoli comuni possano soddisfare in modo adeguato tali requisiti, in futuro la biblioteca dovrà fuoriuscire dall’ambito dell’organizzazione comunale dove è stata collocato finora per essere affidata a una struttura aperta e di scopo… con l’approvazione del nuovo statuto consortile del 2017 le amministrazioni hanno preparato il cammino per questo,  individuando nel Csbno il soggetto idoneo a condurre la cooperazione bibliotecaria al livello successivo, anche attraverso il conferimento, per intero o in parte, della gestione delle biblioteche…”.

 

La richiesta del Csbno ai comuni è chiara: avete rifatto lo statuto,  ora affidateci i servizi. Ma gli enti locali non ci sentono e infatti, come denuncia il cda, “i comuni invece di affidare all’azienda speciale gli incarichi per la copertura delle posizioni lasciate scoperte da pensionamenti e spostamenti dei propri dipendenti, continuano ad agire con concorsi propri e mobilità da altri enti”.  Gli effetti negativi sarebbero, secondo il Csbno, quelli di indebolire la  struttura base dei servizi dell’azienda speciale, di abbattere la professionalità a vantaggio di rigidità e inamovibilità e di ampliare la platea pubblica dei dipendenti.

 

Secondo il consorzio in futuro le cose devono cambiare. Il sistema gestionale tra servizi e beni culturali come archivi, musei, scuole civiche e teatri deve integrarsi in modo da consentire l’economia di scala altrimenti impossibile per i singoli.

 

La soluzione è un progetto ambizioso. Il Csbno vuole diventare in Italia “Rete delle Reti”  e quindi allargare l’ambito cooperativo,  superare la frammentazione delle biblioteche, rendere possibili progetti di grande dimensione, sviluppare innovazione e nuova progettazione dei servizi delle biblioteche, supportarle nel lavoro quotidiano e dal punto di vista amministrativo, giuridico, progettuale, tecnico e nello sviluppo di progetti. Partner del progetto, in primis, la Provincia di Brescia.

 

I servizi offerti saranno sia gratuiti che a  pagamento, mentre i costi del mantenimento della Rete saranno condivisi secondo il modello adottato in esperienze come Mlol, Cose da Fare e Cafelib.

 

A investire nei progetti della Rete saranno dei  privati dotati di competenze, risorse tecniche e finanziarie. Gli investimenti  riguarderanno l’intrattenimento e il tempo libero, il welfare culturale e i servizi alle aziende operanti nel settore della conoscenza, i servizi digitali a utenti e professionisti da erogare attraverso le biblioteche, i punti ristoro e la rigenerazione immobiliare degli spazi pubblici indirizzati alla cultura.

Ombretta T. Rinieri

articolo pubblicato su 2Il Notiziario” del 27 settembre 2019 a pag. 70