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Arese, un giardino soffocato dall’inquinamento

Eppure qualcosa potrebbe cambiare con l’arrivo del metrò e delle Olimpiadi

 

I dati della centralina non sono tranquillizzanti sul frone inquinamento

ARESEInquinamento atmosferico. Inquinamento acustico. Trasporto pubblico locale su gomma e traffico in tilt. Questi sono i mali che attanagliano i comuni  attorno all’Alfa Romeo dal  1959. Ossia da quando l’area agricola è stata trasformata in industriale con l’insediarsi da Milano del Biscione e l’arrivo progressivo dei dipendenti dagli iniziali 6mila fino ai 22mila della fabbrica a regime.

I disagi dei lavoratori per la mobilità furono subito all’origine di grandi proteste e ci volle un consorzio fra comuni  per far nascere nel 1975 la linea Roserio-Paderno Dugnano attraverso Bollate e quella Garbagnate-Rho.

 

Nel tempo, per avvicinarsi al posto di lavoro, molti dipendenti lasciarono il capoluogo lombardo e presero casa nei comuni limitrofi alla fabbrica. E si operò, di fatto, una suddivisione classista. La massa di operai e impiegati presero prevalentemente la residenza a Bollate, Garbagnate, Cesate, Caronno, Limbiate, Lainate, Vanzago, Rho, Nerviano, Novate, Paderno Dugnano, Saronno e Senago. Paesi serviti dalle Ferrovie Nord e dai bus locali. Il grosso dei  dirigenti, degli ingegneri e dei quadri comprarono la villa nei villaggi aresini.

 

I primi operarono una scelta sulla base della mobilità e i comuni in cui presero la residenza, dovendo far fronte all’arrivo di centinaia di famiglie, si svilupparono in altezza e dovettero costruire dal niente gli asili e le scuole elementari e medie. I secondi, essendo benestanti e potendosi permettere in famiglia la doppia macchina per gli spostamenti, operarono una scelta ambientalista e Arese si sviluppò piatta, nel verde che conosciamo ancora oggi e con tutti i servizi a portata di mano. Perfino con le scuole superiori sul proprio territorio pur avendo una demografia inferiore rispetto al circondario. Ma, stretta e costretta tra autostrada e Varesina e con l’Alfa Romeo a poca distanza attanagliata, suo malgrado, da rumori e smog.

 

A ben vedere,  la metropolitana ci sarebbe dovuta essere fin dal 1959 quale precondizione per la mobilità da e per la fabbrica. Eppure, essendo ben più vicina di Sesto San Giovanni a Milano, il metrò non è mai arrivato. In sessant’anni sono passati in Regione Lombardia, a Milano  e nei comuni del territorio giunte formate da tutti i partiti e nessuna ha mai messo il collegamento principe su ferro nei piani di sviluppo del territorio del Nord Ovest milanese. Eppure, se vi fosse stata la metropolitana, pre condizione per qualsiasi sviluppo di mobilità sostenibile, l’area industriale dismessa avrebbe potuto accogliere Expo con ingenti risparmi considerato che si è dovuto urbanizzare a Rho dei terreni vergini. E adesso avrebbe potuto accogliere Mind.

 

Nell’ottobre scorso in un consiglio comunale di Arese, la giunta Palestra si è vista duramente attaccare dalla  Lega su commercio di prossimitàtrasporti e sicurezza e dal m5s sull’atto integrativo dell’adp ex Alfa Romeo contrario, com’è, all’allargamento del centro commerciale, all’arrivo di Ikea e dello SkidomeEppure, con tutti i problemi che ci sono, non si parla ancora di metropolitana. Nessuno ci crede o, forse, ad Arese, i politici non la vogliono. Fra di loro, qualcuno velatamente afferma  che con il metrò arriverebbe in città di tutto e che i problemi di sicurezza aumenterebbero.

 

Intanto a dicembre la giunta regionale, su proposta dell’assessore alle infrastrutture, trasporti e mobilità sostenibile Claudia Maria Terzi, ha stanziato 138mila euro per finanziare gli studi di fattibilità per il prolungamento della linea M3 da Comasina a Paderno Dugnano e della M5 da Settimo Milanese a Magenta perché “Lo sviluppo della rete – ha dichiarato l’assessore – è fondamentale per soddisfare la domanda di mobilità tra Milano e la sua vasta area metropolitana”. Studi che dovranno essere completati entro la fine del 2019.

 

Al 31 dicembre 2017 Settimo Milanese contava 20.060 abitanti. Magenta 23.906. Siamo più o meno nei numeri di Arese. Ma Arese, insieme a Lainate e Garbagnate Milanese,  è un polo d’attrazione. E’ “Città dei Motori”. Ha il Museo Alfa Romeo. Ha la pista prove Vallelunga. Ha “Il Centro” commerciale. E dovrà pensare a riqualificare il resto dei metri quadrati dell’ex Alfa Romeo.

 

A gennaio sono stati consegnati a Losanna i dossier di Lombardia e Veneto per far partecipare Milano-Cortina ai Giochi Olimpionici invernali del 2026. Contano di conquistare il Comitato Olimpico Internazionale con i suoi impianti di primo livello, le bellezze naturali e le mete turistiche. Ad Arese l’atto integrativo prevede la costruzione di uno Skidome, ossia di un palasci per gli allenamenti. Milano vuol ripetere il successo di Expo.

 

Questo mese si è chiusa la Borsa Internazionale del Turismo. La Lombardia ha presentato nei propri stand la “strada olimpica , un percorso che collegherà città, territori, cultura, paesaggi ed enogastronomia. Tutto questo viene avanti e può essere un’opportunità per tutto il territorio.

Arese deve decidere se vuole rimanere un’enclave giardino, soffocata dall’inquinamento circostante, o guidare il nuovo.

Ombretta T. Rinieri

pezzo pubblicato su “Il Notiziario” del 22 febbraio 2019 a pag. 66

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