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Don Sandro Ticozzi racconta il successo del “PitStop”

DOPOSCUOLA – Pensato per i preadolescenti delle scuole medie, mette pace sui compiti tra genitori e ragazzi

Il direttore del Centro Salesiano di Arese, don Sandro Ticozzi

ARESELa famiglia vive di passaggi. Uno fra i più delicati riguarda la preadolescenza dei figli. Quel periodo in cui i bambini diventano insofferenti alle regole, contestano, scantonano i loro doveri e preferiscono  trastullarsi con i videogiochi. E’ il periodo della metamorfosi fisica e psichica  fra i dieci e i quattordici anni. Una preoccupazione vera quando entrambi i genitori, lavorando fino a tardo pomeriggio,  non possono controllare dove e come la loro “tigre” ha trascorso il suo tempo. Soprattutto se non ci sono dei nonni di supporto o questi non ce la fanno a reggere le bizze del cucciolo che cresce. Soprattutto se, tornando a casa, i figli devono ancora terminare i loro compiti. Quei compiti che rosicchiano il già limitato tempo-famiglia che resta nel dopo cena.

 

Ad Arese vi sono a disposizione  dei ragazzi un’infinità di servizi e di attenzioni. Attività sportive, ricreative, culturali, assistenziali. Tutte, però, frammentate nella settimana.  E’ questa la considerazione da cui è partito nel 2016 il direttore del Centro Salesiano don Sandro Ticozzi quando ha pensato a un doposcuola  per questa fascia d’età di ragazzi. L’ha chiamato “Pit Stop”.

 

Iniziato in forma sperimentale con 7 ragazzi, è passato subito a 19 nell’anno successivo e a 21 in quest’anno scolastico 2018-19.  Di questi 21, otto frequentano la classe prima, sei la seconda e sette la terza. Sei provengono dall’istituto comprensivo “Europa Unita” di Valera, 14 dall’istituto comprensivo  “Don Gnocchi” di Col di Lana e uno da quello “Viale Legnano” di Parabiago.

 

L’idea – racconta don Sandro – è stata quella di andare incontro alle famiglie dove la transizione dalla scuola a tempo pieno delle elementari al tempo normale delle medie genera scombussolamenti familiari. Oppure, laddove i ragazzini che erano abituati o che hanno avuto bisogno di studiare con i genitori non riescono più a farlo a causa dei conflitti intergenerazionali. Perciò litigano e la vita diventa pesante”.

 

Il servizio si svolge al Centro Salesiano dal lunedì al venerdì in cinque fasce orarieaccoglienza e pranzo preparato dalla cucina del centro dalle 13.45 alle 14.30; ricreazione dalle 14.30 alle 15; studio assistito dalle 15 alle 16.25; merenda dalle 16.25 alle 17; compiti di gruppo o gioco o attività varie dalle 17 alle 18.

 

La frequenza è libera, ma per un discorso pedagogico è richiesta continuità. All’inizio di ogni mese le famiglie scelgono i giorni e i moduli cui iscrivere i figli e comunicano al responsabile educativo eventuali modifiche del calendario in modo tale che qualora i ragazzi non si presentassero, l’educatore sia in grado di avvertire i genitori dell’assenza non programmata.

 

All’uscita dalla scuola media, i ragazzini  non sono più soli, ma è loro garantito un luogo protetto dove pranzare, giocare con gli amici e fare i compiti. Con buona pace dei genitori.  “Non so dove andare a mangiare – continua don Sandro – vengo qui. E fra l’altro lo spazio mensa è integrato anche con lo spazio mensa per le medie  del comune che lo aveva sospeso da qualche anno e che adesso lo ha ripreso. Poi vi è la  ricreazione in cortile perché i ragazzi devono buttare fuori le energie fisiche. Segue il pezzo grosso dello studio assistito. Maschi e femmine insieme. Dura un’ora e mezza. E vi è una ritualità da rispettare. Ci si aspetta fuori. Si entra in silenzio. L’educatore assegna un banco a ciascuno. Prima di sedersi ciascuno lascia il proprio cellulare sulla cattedra e poi ognuno in silenzio inizia a fare i suoi compiti. Quando qualcuno ha delle difficoltà  alza la mano e l’educatore o il volontario (vi è un gruppo di volontari del Falcone Borsellino o fra i pensionati) si avvicina, guarda quella che è la difficoltà che ha il ragazzino e gli dà quei piccoli suggerimenti che lo sbloccano. Del tipo c’è un errore qui, c’è un errore là, guarda il libro e se ne va”.

 

Il doposcuola al Centro Salesiano non risolve però tutti i problemi, quali per esempio quello di avere delle ripetizioni individualizzate e non garantisce che tutti i compiti vengano finiti.

 

Ciò dipende – dice don Sandro, che è stato anche insegnante e preside – da quanto un ragazzino  impara a lavorare da solo. I risultati del PitStop  non si ottengono in una settimana, ma con l’andare del tempo. E’ un meccanismo che piano piano porta i ragazzi a essere consapevoli del proprio studio. Non avendo distrazioni, il tempo in qualche modo si rivaluta: non devo mangiucchiare, non devo rispondere al cellulare, non devo giocare al videogioco.  E’ costruito sull’intersezione  tra degli adulti che sono disponibili  e dei ragazzi che fanno i ragazzi.  Per cui ci sono anche quelli distratti, ma in quel caso l’adulto passa e gli chiede cosa sta facendo. A che punto è”.

 

Il momento dello studio assistito non vede quindi l’adulto seduto di fianco al ragazzino in difficoltà. Non è la panacea che mette a posto tutto. “Però abbiamo avuto dei ragazzi con delle disabilità, che sono venuti e hanno fatto bene – spiega don Sandro – e dei ragazzi un po’ vivaci che hanno  trovato un loro equilibrio nello stare con gli altri. E positivo è il feedback dalle famiglie: <Non litighiamo più per i compiti>, ci dicono”.

Ombretta T. Rinieri

pezzo pubblicato su “Il Notiziario” del 4 gennaio 2019 a pag. 66