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La crisi dei negozi di Arese affonda le radici in un passato lontano

 

Il Centro Giada

ARESE – Maggiore collaborazione tra pubblico e privato, corsi di formazione e agevolazioni fiscali alle attività con riduzione di Ici e Tia. Era il febbraio 2009, c’era la giunta Perferi e un piano di rilancio del commercio cittadino fu presentato al convegnoVerso Expo 2015” organizzato dall’allora amministrazione.
I propositi erano buoni ed erano indirizzati a rivitalizzare  il centro storico collaborando con l’Ascocem (associazione dei commercianti del centro) e movimentando piazza Dalla Chiesa, incentivare e aiutare le attività commerciali esistenti a proporsi in termini innovativi e di specializzazione, facilitare l’apertura dei nuovi negozi nelle aree in espansione urbanistica e in quelle ad alto valore storico e sociale. Ma già allora i commercianti furono estremamente critici. 

 

Spostando il mirino, si disse che Arese avrebbe ricevuto in compensazione da Radice Fossati per il centro commerciale che sarebbe nato alle porte del centro sportivo di Garbagnate Milanese  un milione di euro da reinvestirsi per i negozi e l’urbanistica. Finì nel disastro del Pe4, arrivò pesante la crisi economica mondiale e il centro commerciale aprì nel 2016 al di là di viale Luraghi, sull’ex Alfa Romeo,  con un altro imprenditore

Siamo nell’ottobre 2010 e c’era la giunta Fornaro e veniva avanti appunto il progetto de “Il Centro”  quando dall’opposizione la consigliera del Pd Eleonora Gonnella bocciava in consiglio comunale il fondo per il commercio,  che avrebbe solo prolungato l’agonia dei negozi di vicinato invece di creare nicchie di mercato vantaggiose per loro.

 

“Uno studio di ricerca dell’Irep della Regione Lombardia – disse Gonnella – dimostra che la costruzione di grandi superfici di vendita ha sempre un impatto negativo sugli esercizi di vicinato per non parlare delle conseguenze sociali generate dalla progressiva desertificazione dei centri storici”.
Facendo una piccola digressione dal commercio, In quell’occasione Gonnella bocciò anche l’incubatore d’imprese. “Invito a verificarne la fattibilità – sottolineò – perché ce ne sono in giro numerosi e con scarsissimi risultati. Proprio perché non c’è la domanda di questa tipologia da parte delle imprese”. E infatti, a quasi nove anni di distanza, l’incubatore d’imprese è ancora lungi dall’essere realizzato.

 

Sono anni di passione.  Ad Arese gli affitti di case e negozi sono alti. Ma calano i profitti e gli stipendi. I giovani che mettono su famiglia emigrano e i commercianti pure. Piano piano le vetrine si spopolano e al loro posto si insediano attività di servizi: banche, agenzie immobiliari, pompe funebri, laboratori medici.

 

E’ l’ottobre del 2014 quando i neo assessori Giuseppe Augurusa ed Enrico Ioli incontrano l’Ascocem e poi a seguire i commercianti di Giada, Gran Paradiso e Mimose per decidere insieme a loro come meglio spendere i 2,5 milioni stanziati dalla proprietà del nuovo centro commerciale per compensare l’impatto della nuova grande struttura sul commercio di vicinato. L’obiettivo è quello di non erogare contributi a pioggia, ma rilanciare il commercio sul territorio attraverso l’emanazione di bandi specifici per la riqualificazione urbanistica dei centri diffusi.

 

Nel marzo 2015 partono anche bandi per l’erogazione di finanziamenti a fondo perduto per l’apertura ad Arese di nuovi negozi a conduzione giovanile e o femminile. Ma avranno poco successo.

 

Nelle linee programmatiche del secondo mandato Palestra dodici righe sono dedicate anche al rilancio del commercio: partirà la riqualificazione dei distretti cittadini e si dovrebbe cominciare proprio dal “Giada”. Dopo anni di annunci e poco costrutto, il problema ora è la fiducia. Il malcontento dei commercianti è tale che il leghista Vittorio Turconi, nella gestione della Cooperativa di via Caduti e quindi addentro al problema, ha bocciato il documento e ha chiesto un consiglio comunale aperto sul commercio per sentire la voce dei diretti interessati.
O.T.R.

articolo pubblicato su “Il Notiziario” del 16 novembre 2018 a pag. 66