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Dietro la sentenza assolutoria di Facs, anni di sofferenza umana

ARESEAmare la propria città. Sentirsi gratificati per essere stati scelti dal comune a rappresentare in una fondazione sportiva e culturale gli interessi della propria cittadinanza. Accettare un ruolo “onorifico” senza compenso e ritrovarsi abbandonati da quel socio fondatore dopo aver lavorato giorno e notte per risollevare le sorti del centro sportivo, il famoso “Cici”. E se non bastassero gli insulti ricevuti per le strade aresine, essere chiamati anche in causa dal socio fondatore che li aveva scelti, il comune, in un’azione di responsabilità che chiedeva loro qualcosa come 50mila euro a testa. E intanto, con il capestro che incombeva, in silenzio, tirar fuori di tasca propria fior di migliaia di euro in avvocati per difendersi.

 

Tutta l’angoscia, l’arrabbiatura,  il disagio, la delusione di buona parte degli undici componenti di Facs (Fondazione arese cultura e sport) la stampa li ha guardati in faccia  martedì scorso durante un incontro liberatorio organizzato da Massimiliano Seregni, l’avvocato che ha seguito la difesa della maggior parte di loro.

 

Antonio Censi, Enrico Rocchinotti, Francesco Mele, Emanuele Colla, Andrea Vasapolli, Enrico Beruschi e Pierluigi Pogliani non hanno quasi parlato, ancora increduli man mano che Seregni proiettava le slide con la cronologia degli avvenimenti e dipanava i nodi giuridici e amministrativi della rete nella quale erano rimasti impigliati. C’è chi fra loro non l’aveva neppure  detto alla moglie per non mettere a rischio il proprio matrimonio. Chi ha rinunciato ad avere dei figli nell’incertezza del futuro. Chi in famiglia è stato supportato e chi invece nel privato  ha subito le conseguenze. Chi l’ha presa con autoironia (Beruschi), cucendosi addosso il soprannome di “assassino del centro sportivo”, così come i disinformati bollavano i membri del consiglio d’indirizzo e del consiglio di gestione della fondazione. Storie umane e di un impegno generoso mal interpretato di cui riprenderemo a parlare.

Ombretta T.  Rinieri

pezzo pubblicato su “Il Notiziario” del 13 luglio 2018 a pag. 66