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Migranti: non passa la mozione della Lega

CONSIGLIO – Chiedeva controlli sulle locazioni, ma la maggioranza l’ha ritenuta anticostituzionale

ARESEImmigrati. Il tema divide la politica e lacera la società italiana. Arese, che ha firmato con la Prefettura il protocollo Sprar, non fa eccezione. Il  mese scorso è arrivata in consiglio comunale una mozione della Lega Nord che chiedeva di impegnare sindaco, giunta, la presidenza del parlamentino  e tutti gli organi comunali nella redazione di una normativa specifica volta a monitorare i contratti tra i proprietari aresini di case i richiedenti lo status di profughi.

 

Nelle premesse, il consigliere Sergio Cattaneo sottolineava come i profughi, versando spesso in situazioni di necessità e di bisogno d’assistenza sociale e sanitaria, impegnino i comuni ospitanti sia sul versante igienico-sanitario che su quello della sicurezza pubblica e come a tal proposito il sindaco sia nelle sue funzioni preposto sia all’igiene che alla sicurezza pubblica.

 

In attesa del disbrigo delle pratiche di riconoscimento, puntualizzava ancora Cattaneo, i migranti hanno necessità di abitare in strutture e o alloggi “rispettosi delle normative igienico sanitarie  e conformi alla normativa urbanistica nonché regolamentare vigente in ogni comune”.  Faceva cenno, il consigliere leghista, alla sottoscrizione  sotto l’egida delle Prefetture di contratti di locazione tra privati e migranti per la cui conclusione “non è previsto il parere o l’acquiescienza dell’amministrazione comunale”, nonostante poi sul comune ricadano  “obblighi e oneri in ambito di igiene, sanità, ordine pubblico, sicurezza, assistenza sanitaria e sociale”.  

 

La proposta in mozione chiedeva la predisposizione di un regolamento che obbligasse i proprietari degli alloggi a comunicare preventivamente al comune la sottoscrizione del contratto con i richiedenti asilo; a comunicare entro cinque giorni l’esito di graduatorie in caso di partecipazione ai bandi per la messa a disposizione delle case ai migranti e o la sottoscrizione del contratto con allegata la copia della conformità degli impianti nonché una relazione quindicinale sul numero delle persone alloggiate e sulla loro salute. In caso di violazione , la Lega Nord aresina proponeva una sanzione da 150mila a 5mila euro.

 

Sulla mozione, respinta, non vi è stata discussione, ma unicamente le prese di posizione dei consiglieri Edoardo Buroni e Paola Pandolfi (Pd).   “Non capisco la motivazione di questa mozione – ha detto meravigliato Buroni – visto che non vedo nel contesto aresino alcuna emergenza, ma qui si mescolano, giocando sulle paure dei cittadini,  due cose differenti: l’ordine  e l’igiene pubblica. Inoltre sottolineo qualche dubbio di tipo legale: come può il sindaco intervenire nei contratti tra privati? Onestamente non condivido per nulla l’impianto antropologico che prelude a una divisione preconcetta tra cittadini aresini e richiedenti asili e io non lo accetto”.

 

Ritengo che nella mozione vi siano dei principi che urtano con quelli della costituzione italiana e con il codice civile – ha rincarato Paola Pandolfi – perché si chiede di interferire a livello di contratti tra privati laddove non vi sono in realtà caratteri di emergenza sanitaria e di sicurezza ravvisabili, soprattutto in un comune come il nostro che ha firmato lo Sprar che prevede regole precise e condivise, votate anche dal consigliere della Lega Nord. Chiedere inoltre una relazione quindicinale, normalmente non richiesta in nessun contratto d’affitto, è  vessatorio verso il proprietario che dà in affitto la casa, che già lo deve fare con le regole di pulizia, sicurezza e decoro con chiunque affitti una casa. E’ tanto più odioso considerando che in questi contratti vi sono le cooperative che poi gestiranno queste persone. In tema di igiene vi sono le  Ats e in quello di ordine pubblico le norme anti terrorismo. E’ una mozione ideologica, anticostituzionale, contraria al diritto privato e quindi irricevibile”.

Prima della Lega Nord, il tema immigrazione era stato affrontato da Arese al centro nell’ambito della delibera sullo Sprar.

 

Esiste il diritto a emigrare – aveva detto il consigliere Giuseppe Bettinardi – per le persecuzioni politiche o religiose tali  da mettere in serio pericolo la vita delle persone…ma ancor prima, esiste un diritto a non emigrare. L’emigrazione non deve essere forzata, costretta o addirittura pianificataesiste anche il dovere di chi emigra di verificare se sussistano le condizioni per poter rimanere e portare il proprio aiuto e contributo al proprio paesei paesi di destinazione hanno il diritto di governare le immigrazioni e di stabilire delle regole per l’accesso e l’integrazione degli immigrati nella loro società. Principi elementari di diritto umanitario dicono che chi arriva deve essere accolto e accudito, ma i governi devono pensare al bene comune della propria nazione nei cui confronti le immigrazioni possono diventare una minaccia. Tra i criteri per la difesa del bene comune nelle politiche immigratorie esiste anche il dovere di salvaguardare la propria identità culturale e garantire un’integrazione effettiva”.

 

Bettinardi, tra pesi e contrappesi,  se ha escluso chiusure di fronte a fenomeni epocali ha pure messo in guardia contro il cedimento alla retorica superficiale. “Dietro le migrazioni non ci sono solo bisogni legittimi, ma anche reti di sfruttamento delle persone e disegni di destabilizzazione internazionale”.

Ombretta T. Rinieri

(Il Notiziario – 20 ottobre 2017 – pag. 69)