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Esperti Ict nella Ue. Maschi, giovani e laureati

BRUXELLES –  (o.t.r.) – Aumenta nell’Unione europea l’occupazione di professionisti nell’Information communication technology. Nel 2016 il settore Ict ha impiegato in Europa 8,2 milioni di persone, il 3,7% dell’occupazione totale nella Ue. Si tratta soprattutto di una professione maschile: otto su dieci sono uomini (83,3%). E di una professione con un alto grado d’istruzione: 6 su 10 (61,8%) sono laureati.

In termini relativi, le maggiori percentuali di specialisti Ict lavorano in Finlandia (6,6%) e Svezia (6,3%), Estonia (5,3%), Regno Unito (5,1%) e Paesi Bassi (5,0%) . All’estremo opposto della scala, la Grecia (1,4%) ha registrato la percentuale più bassa, seguita da Romania (2,0%), Cipro e Lettonia (entrambe al 2,2%). In totale, comunque, tra il 2011 e il 2016, il numero assoluto di specialisti Ict è aumentato nella Ue di 1,8 milioni di persone passando dal 3 al 3,7 per cento del mercato del lavoro. Le punte maggiori sono state registrate in Estonia, Francia, Germania, Portogallo, Finlandia, Bulgaria, Croazia e Ungheria.

La più alta percentuale di specialisti maschile è in Slovacchia (90,8%), Repubblica ceca(88,8%),  Malta (88,3%), Grecia (87,3%), Ungheria (86,9%) e Croazia (86,7%), Bulgaria (69,8%), Romania (73,7%), Lettonia e Lituania (entrambe con il 75,2%).

In base alla statistica Eurostat  condotta in una fascia d’età tra i 15 e i 74 anni, sono gli over 35 quelli più occupati sono a Malta (63,1%), Lettonia (54,1%), Polonia (53,6%) e Lituania (50,2%), mentre  i giovani under 35 sono in Danimarca (30,4%), Svezia (30,%), Finlandia (28,6%) e Italia (24,5%).

Tuttavia, in generale, vi è una difficoltà di reclutamento. Ciò è quanto hanno segnalato il 41 per cento delle imprese europee che hanno reclutato o cercato di assumere specialisti sull’uso delle Tic e sull’e-commerce.  Le percentuali più elevate di offerte sono state registrate nella Repubblica ceca (il 66% delle imprese che hanno assunto o ha cercato di assumere specialisti Ict), seguita da Slovenia (63%), Lussemburgo e Austria (entrambi al 61%), Belgio (59%), Estonia (58%) e Paesi Bassi (57%).

Al contrario, questa quota è stata più bassa in Spagna (17%), Grecia (28%), Polonia e Italia (entrambe al 31%) e Portogallo (32%).