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Protezionismo 2017. La relazione della Commissione Ue

Vecchie e nuove barriere in dogana, dietro frontiera e sotto forma di sussidi

BRUXELLES – Il rapporto presenta un’analisi numerica per paese, per tipo di barriera e per settore delle 372 barriere commerciali e di investimento attive registrate nel database di accesso al mercato (Madb).

Il Madb fornisce informazioni alle società che esportano dall’Unione europea sulle condizioni di importazione nei mercati dei paesi terzi. Ciò include informazioni sulle barriere commerciali, ma anche su tariffe e norme di origine, procedure e formalità per l’importazione in paesi terzi, misure sanitarie e fitosanitarie (sps), statistiche e servizi specifici di esportazione forniti alle pmi.

Non si tratta purtroppo di una panoramica completa di tutti gli ostacoli commerciali affrontati dagli operatori economici dell’Unione europea in quanto non tutte le aziende segnalano gli ostacoli incontrati. O perché sperano di risolverli,  o perché intendono eluderne gli effetti, o perché non sono consapevoli della possibilità di affrontare le barriere attraverso il Map.

Le barriere comunque identificate nella relazione sono state classificate discriminatorie, sproporzionate o restrittive al commercio e quindi da contrastare.

 

I Paesi del G20 i maggiori protezionisti  

Nel vertice del G20 ad Hangzhou dello scorso settembre, i vari leader dei paesi membri hanno promesso di rifiutare il protezionismo. Tuttavia i  dieci paesi con il maggior numero di barriere commerciali ancora in vigore sono tutte economie appartenenti al  G20. ll Madb, che  consente di distinguere le barriere commerciali per paese terzo, per tipo di misura e per settore, li ha identificati.

 

La Russia in testa ai paesi più protezionisti 

Con 33 barriere applicate la Russia è il paese più protezionista in assoluto. La maggior parte degli ostacoli (16) è applicata direttamente alla frontiera , 14 dietro il confine e 3 attraverso sussidi in grado di distorcere gli scambi.

Dopo la Russia, i paesi più protezionisti sono stati Brasile, Cina e India, ciascuno con un blocco di 23 misure barriera  ancora in vigore, così suddivise: direttamente alla frontiera,  11 India, 11 Argentina, 10 Cina, 10 Turchia, 9 Brasile; dietro confine 14 Brasile e 12 per Cina e India e per la Cina anche registrato una misura sussidiaria; attraverso i sussidi:  3 Russia e una ciascuno per Cina, Corea del Sud e Stati Uniti.

Gli altri paesi terzi con dieci o più barriere commerciali e d’ investimento sono stati: Indonesia (17), Corea del Sud (17), Argentina (16), Stati Uniti (16), Turchia (15), Australia (13), Thailandia (11) , Vietnam (11), Cile (10) e Messico (10).

 

Misure di frontiera

Sono restrizioni che riguardano direttamente le importazioni e le esportazioni, in genere attraverso aumenti tariffari, restrizioni quantitative, misure sanitarie e fitosanitarie (sps), licenze di importazione o divieti commerciali definitivi.

Tredici le nuove  misure in dogana segnalate nel 2016, la maggior parte delle quali ha ostacolato le importazioni in paesi terzi attraverso l’aumento delle tariffe, dei contingenti, dei divieti o degli onerosi regimi di licenza (otto). Inoltre, è emersa una notevole quantità di nuove restrizioni Sps (quattro).

 

Misure dietro frontiere

Comprendono restrizioni relative a servizi, investimenti, appalti pubblici, diritti di proprietà intellettuale o ostacoli tecnici ingiustificati al commercio, spesso le più difficili da percepire e da affrontare.

Venti quelle registrate l’anno scorso Sono per lo più adottate nel settore degli scambi di merci attraverso barriere normative ingiustificate, misure fiscali interne e diritti di proprietà intellettuale (17). Fra alcune nuove misure registrate rientrano gli scambi di servizi (due) e gli investimenti (uno).

 

Sussidi – restrizioni alle esportazioni

Distorcono gli scambi. Gli stati membri e le imprese hanno segnalato sei schemi di sussidi anche nel quadro del Map, sottolineando le crescenti sfide poste da questa pratica sleale.

Una sola la nuova restrizione all’esportazione ai partner commerciali Ue registrata nel 2016. Ma l’elenco degli ostacoli segnalati conteneva anche nuove misure di sovvenzione (tre), sotto forma di regimi generali di sovvenzioni (due) o specificatamente legate alle prestazioni delle esportazioni (una).

 

I nuovi ostacoli del  2016 

Il L’indice Tibr del Nasdaq segnala lo status quo dei nuovi ostacoli e delle attività di rimozione delle barriere del Map. In quest’ambito l’anno scorso sono state registrate 36 nuove barriere in 21 paesi terzi. Erano state 39 nel 2015. Il più alto numero di nuove barriere è stato segnalato con la Russia (sei) e l’India (cinque). Una tendenza che prosegue dal 2015.  Tendenza seguita l’anno scorso anche  da Svizzera, Algeria, Cina, Egitto e Turchia e da altri singoli paesi terzi.

 

 

I settori merceologici colpiti

Il maggior numero di nuovi ostacoli segnalati è stato registrato per il settore dei vini e alcolici (sette), seguito dal settore agricolo e della pesca (sei). Per il settore automobilistico, farmaceutico, dei servizi, dei dispositivi medici, dei giocattoli e del settore del ferro, dell’acciaio e dei metalli non ferrosi sono state registrate due nuove barriere.

Sono stati segnalati anche ostacoli individuali nei settori dell’edilizia, dell’arredo, dell’Ict, della costruzione navale e del tessile (uno ciascuno). Infine, sono state registrate anche sei barriere orizzontali, che interessano diversi settori.

Onbretta T. Rinieri

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