Gli studenti del Cfp salesiano coinvolti dal Museo Martinitt Stelline nel recupero della memoria orale degli anziani milanesi
9 Settembre 2016 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Bianca, Cronaca, Cultura, Cultura Locale, Lavoro, Scuola, Sociale, Spazio giovani |
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ARESE – Il Cfp Cnos-Fap del Centro Salesiano di Arese è entrato a far parte del progetto triennale finanziato da Fondazione Cariplo: “Creare e divulgare cultura attraverso la memoria collettiva”. Capofila del progetto è il Museo Martinitt e Stelline di Milano diretto dalla docente dell’Università Cattolica Cristina Cenedella (autrice altresì di diversi saggi di museologia) cui si sono affiancati la Fondazione Isec, l’Archivio del Lavoro della Camera del lavoro, lo Spi Cgil, l’Accademia del Dialetto Milanese, l’Associazione Bibliolavoro, Museimpresa, il Circolo Filologico milanese, il Moica Lombardia, Afol Metropolitana, gli istituti tecnici Steiner e Zappa, il liceo scientifico di Cremona, il Leo Club Mediolanum, l’associazione Amici del Museo Martinitt e Stelline, l’associazione nazionale archivistica italiana e appunto il Cfp del Centro Salesiano di Arese.
Il progetto è incentrato sulla raccolta delle testimonianze orali, fotografiche e iconografiche degli anziani che hanno vissuto la Milano e il suo hinterland nel periodo storico del dopoguerra con l’obiettivo di fotografare il mondo del lavoro milanese tra il 1945 e il 1980.
Saranno i ragazzi delle scuole, coordinati e condotti da degli specialisti, a intervistare i “nonni” protagonisti e a montare successivamente i docufilm che confluiranno su un portale web, anch’esso realizzato dagli studenti. “Il portale – si legge nella presentazione del progetto steso da Cenedella – non sarà un mero deposito di informazioni, bensì uno strumento per la creazione di ulteriori saperi”.
Il protagonismo, la produzione di materiale audio e video e l’uso del web oltre a consentire il passaggio dei ricordi intergenerazionali, avvicinerà i ragazzi ai documenti d’archivio con l’obiettivo specifico di innalzarne il livello del sapere e dell’ attivismo culturale. Un centinaio di ragazzi del Centro Salesiano coinvolti. Cinque le classi. Luca Frigerio, docente d’italiano e storia, è stato il primo insegnante a credere nel progetto e a farsi portatore presso i colleghi dell’opportunità culturale che si prospettava agli studenti del Centro di formazione professionale. Così martedì 6 settembre 2016 , su suo invito, Stefano Agnoletto, responsabile della sezione didattica della Fondazione Isec, ha tenuto presso l’aula “N” dell’istituto di via La Torre un incontro di formazione con una dozzina di docenti sul tema: “La fabbrica fordista e il lavoro a Milano nel Dopoguerra“, dettando i tempi della storia su cui i ragazzi dovranno prepararsi per affrontare il lavoro delle interviste:
la rivoluzione industriale in Europa e in Italia, i mutamenti sociali della popolazione tra il passaggio dall’impresa artigianale a quella manifatturiera e poi industriale, l’Impatto della fabbrica sulla società, l’esplosione demografica con l’arrivo dal Sud Italia di migliaia di migranti, lo sradicamento dalle comunità locali e dalle reti familiari, l’alienazione dei nuovi ritmi di lavoro in fabbrica, la necessità di adeguarsi alle gerarchie in fabbrica, il pendolarismo, l’isolamento, la precarietà sociale e lo scoppio di molti conflitti. Ma anche la crescita economica e quella del benessere personale, la nascita del welfare, dei sindacati, dei villaggi operai e dell’assistenza sanitaria, l’”orgoglio operaio” e la fabbrica non solo come luogo di alienazione ma anche di socialità e progresso con l’idea di una comunità di eguali.
Lo scontro tra la teoria ottimistica di Shumpeter secondo cui la grande fabbrica crea ricchezza e quindi vantaggi per tutti e quella pessimistica di Marx secondo cui la fabbrica incrementa i livelli di sfruttamento. Il fordismo e il taylorismo, l’automobile quale simbolo del benessere di massa (arrivò prima della lavatrice) e scontato l’accenno al mito Alfa Romeo.
Milano quale cuore del miracolo industriale italiano. Più di Torino. Dal ‘51 al 61 l’occupazione aumenta del 54% passando da 545.967 lavoratori a 841357. Nel ’63, delle 200 maggiori società italiane, 101 avevano sede a Milano. Tra il 1951 e il ‘71 la popolazione passa da 1.257.726 a 1.733.490 abitanti. La provincia di Milano da 2.505.153 a 3.903.605.
Avviene la grande trasformazione tecnologica con la nascita di industrie come Borletti, Falck e Pirelli e la città cresce in maniera impressionante. Accanto alla grande industria cresce l’indotto, esplodono edilizia, commercio e servizi.
Nelle pmi si assiste all’autosfruttamento (imprenditore) e all’ipersfruttamento operaio. Dal ‘61 al ‘71 le imprese artigiane passano da 57.262 a 67.051 unità.
Centomila donne lavorano a domicilio: nel ‘74, su 85 aziende del settore tessile solo 13 non esternalizzavano. La fabbrica era nelle case delle lavoranti, così come avviene oggi in Bangladesh, Pakistan e India.
In definitiva, la storia di ieri è anche quella di oggi. Quanti se lo ricordano?
Ombretta T. Rinieri
(Il Notiziario – 9 settembre 2016 – pag. 65)