- Detto Schietto - https://www.dettoschietto.it -

Ma i genitori contestano la parrocchia: “Doveva informare subito le altre famiglie”

La parrocchiale dei Ss Pietro e Paolo

ARESE – La lettera dei genitori diffusa dall’avvocato Luigi Muratori prima attraverso internet su un sito face book e poi data alle stampe è uscita domenica scorsa dopo il clamore sui giornali e dopo il comunicato stampa con cui l’Ispettoria Salesiana Lombardo Emiliana retta da don Claudio Cacioli ha reso pubblico come “fin da subito” abbia “operato nell’interesse esclusivo del minore e della sua famiglia, assicurando loro pronta assistenza, fattiva vicinanza e piena collaborazione”.

In coerenza – ha scritto don Cacioli –  con il nostro  impegno educativo, nel rispetto della legge civile e canonica., non appena sono emersi elementi di sospetto sulla commissione di un abuso nei confronti di un giovane frequentante il nostro Centro Giovanile di Arese, i   Salesiani hanno agito in maniera tempestiva a tutela del giovane, assumendo con determinazione i doverosi e conseguenti provvedimenti a riguardo, così come previsto dal nostro Codice Etico, dalle Linee Guida Cei e dalle norme di diritto canonico. L’Ispettoria Salesiana Lombardo Emiliana ha prontamente garantito alla Magistratura – nei confronti della quale ripone la massima fiducia – la più ampia e attiva collaborazione per l’accertamento di tutti i fatti portati alla sua attenzione. Come Salesiani, ribadiamo la nostra vicinanza e solidarietà al giovane coinvolto in questa triste vicenda e alla sua famiglia, confidando che la Magistratura potrà quanto prima accertare la verità”.

Tuttavia., nonostante la notizia dell’esposto di don Cacioli con i nomi e i cognomi degli autori accusati delle violenze e dell’allontanamento dell’educatore dai mondo salesiano e della sospensione del sacerdote (che non è di Arese), nella loro lettera aperta i genitori recriminano comunque sul comportamento della Parrocchia di Arese, avvalorando in tal mondo anche la veridicità della lettera girata fra i parrocchiani a dicembre su whatsapp e attribuita alla madre.

“Ci saremmo aspettati che il comunicato della Parrocchia di Arese – scrivono – fosse diramato all’epoca in cui la Parrocchia è venuta a conoscenza dei fatti e non ora quando la notizia è di dominio pubblico. Non è corretto che la Parrocchia non abbia subito messo a conoscenza dei fatti le altre famiglie: sarebbe servito a favorire l’emersione di eventuali altri casi e a rivolgere immediatamente il necessario aiuto ad altri ragazzi. Far luce servirà, ci auguriamo, ad evitare che altri fatti come questi possano accadere. Tanta strada si deve fare ancora in difesa dei nostri figli, a ognuno il suo compito.  Alla comunità quello di tutelare chi vive il dramma, con comportamenti discreti e coscienziosi. Alla Parrocchia quello di allontanare le mele marce, senza indugio. Alle famiglie quello di nutrire più attenzione verso i segnali di disagio che manifestano i figli, dandogli più ascolto e coraggio, come quello che ha trovato nostro figlio di denunciare i fatti”.

Per la parrocchia ha risposto settimana scorsa don Cacioli  quando ha spiegato che il ragazzo si era confidato in confessionale e che si sono dovuti attendere i suoi tempi affinché si sentisse pronto a denunciare la vicenda. Una volta denunciata la vicenda è scattata l’indagine della magistratura che necessita di un periodo di silenzio per l’accertamento della verità. Speriamo ora si faccia al più presto.

Ombretta T. Rinieri  

(Il Notiziario – 22 gennaio 2016 – pag. 73)