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1915-2015, Centenario Alfa Romeo

Il 2 dicembre 2015 si sono compiuti cento anni esatti dell’acquisizione da parte di Nicola Romeo dell’Alfa (Anonima lombarda fabbrica automobili). Per l’occasione si riporta  di seguito un ampio stralcio di un articolo sul fondatore del marchio scritto da Luigi Fusi, progettista dell’Alfa Romeo e memoria storica del marchio (si pensi che il padre lavorò per l’Alfa prima di lui). Fusi, scomparso, è stato anche autore di numerosi libri cult sull’Alfa Romeo.

Nicola Romeo Capitano d’Industria

di Luigi Fusi 

romeo questa1“L’ing Nicola Romeo è da considerarsi tra i pionieri dell’automobilismo italiano per aver saputo imprimere nel 1920 un impulso decisivo alla fabbrica milanese del Portello, portando la produzione delle vetture da essa costruite a un livello tecnico tale da essere diffusa sui mercati di tutto il mondo . Da allora lo stemma portò la dicitura Alfa Romeo. Si deve inoltre a lui il merito di aver intuito il grande avvenire riservato alle vetture dalle caratteristiche sportive secondo lo spirito con cui l’Alfa era sorta nel 1910; a lui si deve la ripresa della partecipazione dell’Alfa Romeo alle competizioni con lo scopo di promuovere un’efficace propaganda dei prodotti di serie”.

Laureatosi in ingegneria civile nel 1900 al Politecnico di Napoli, passò al Politecnico di Liegi dove conseguì una seconda laurea in elettrotecnica. Rimase per qualche tempo in Belgio, poi passò in Germania e quindi in Francia per fare pratica e per perfezionarsi nella tecnologia, molto avanzata in quei paesi. Nel 1902 ottenne da alcune ditte estere l’incarico di introdurre in Italia macchinari e impianti tecnici pressoché nuovi per il nostro Paese…Nel giugno del 1906 fondò la società in accomandita semplice Ing. Nicola Romeo & C. con sede in Milano e con attività riguardanti specificatamente l’industria meccanica relativa a impianti e materiali minerari ed estrattivi.

nicola romeo & C.Nel 1915, allo scoppio della Grande Guerra, gli fu richiesto di occuparsi della produzione di proiettili per l’esercito. Non risultando più sufficienti le sue officine di via Ruggero di Lauria n. 8 in Milano, l’ing Romeo rilevò il 2 dicembre 1915 per conto dell’accomandita di cui era gerente, il fabbricato e il macchinario della società in liquidazione “Anonima lombarda fabbrica automobili”, strada al Portello numero 95, ammettendola come socio nell’accomandita e sollevandola dall’inerzia in cui si era venuta a trovare con la sospensione della produzione automobilistica; evitava così, con tale operazione, la chiusura della fabbrica milanese.

L’ampliamento delle officine del Portello si manifestò dalle necessità  di maggiori forniture all’esercito di materiale bellico. Si provvide all’acquisto urgente dei terreni adiacenti alla vecchia Alfa e all’immediata costruzione di reparti atti a consentire un completo ciclo produttivo di lavorazioni meccaniche. Sorsero così, tra i primi mesi del 1916 e la prima metà del 1917, ben sei fabbricati: Trento, Trieste, Gorizia – dai nomi delle città irredente-, Forge, Forni, per i trattamenti dei materiali, di fonderia di acciaio, ghisa, e leghe varie; per ultimo la palazzina  della direzione.

In ogni reparto si producevano proiettili da 175 e 149 millimetri; presso il reparto Alfa, già attrezzato per le parti del motore, venne iniziata la produzione del moto-compressore a 4 cilindri (due motori e due compressori), e in seguito del motore d’aviazione “V6” su licenza Isotta Fraschini; la Sala Prova, sorta a lato della palazzina della direzione, entrò in funzione verso la metà del 1917.

Nel febbraio del 1918 la società in accomandita si trasformò in soc. anonima ing Nicola Romeo & C. e nel 1918 vennero incorporati nella società anche gli stabilimenti: “Costruzioni Meccaniche” di Saronno, la fabbrica di vagoni ferroviari “Officine Meccaniche Tabanelli” di Roma e le “Officine Ferroviarie Meridionali” di Napoli.

All’ing Romeo venne dato l’impegnativo incarico di amministratore delegato di tutti questi complessi alle cui dipendenze erano, globalmente, decine di migliaia di operai, impiegati e dirigenti.

velivolo alfa romeovelivolo alfa romeo1Terminato il conflitto mondiale nel novembre del 1918, il problema della conversione dell’industria di guerra in quella di pace trovò in lui un realizzatore sagacissimo….le Officine di Saronno, modernamente attrezzate, iniziarono nel 1922 la costruzioni di locomotori elettrici sia per corrente trifase che continua, per conto delle Ferrovie dello Stato… A Napoli venne costruita una grande fabbrica di aeroplani , questa nel 1927 iniziò la consegna all’aviazione italiana dei primi veivoli tipo RO. Intanto il nuovo modello di vettura RL 6 cilindri e successivamente il tipo RM 4 cilindri si erano affermati sui mercati nazionali ed esteri; le significative vittorie in campo agonistico portarono la casa del Portello a un alto livello di rinomanza. Le splendide affermazioni conquistate in campo internazionale dall’imbattibile vettura Gran Premio tipo P2 riaffermarono le ottime qualità dei prodotti Alfa, dovute agli accurati metodi di lavorazione. Fu appunto dopo queste affermazioni che l’ing Romeo ottenne dall’aeronautica le forniture di motori di aviazione.

Nel giugno del 1925 egli  venne eletto presidente della società; nel 1929 venne nominato senatore del Regno…. Nel giro di dieci anni egli era riuscito a trasformare la minuscola fabbrica Alfa in uno dei complessi più importanti in campo internazionale. Egli si portò a Napoli dedicandosi allo sviluppo della sua industria per la produzione dei veivoli tipo RO e dei carri per le ferrovie. Il 15 agosto 1938 morì nella sua villa  di Magreglio (Como) dove si trova sepolto nella tomba di famiglia…”

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romeo questaalfa piloti“…Nicola Romeo era un capitano d’industria: di quelli che si dice abbiano costruito la prosperità e il buon nome dell’industria italiana. La volontà era l’anima delle sue azioni: una volontà precisa di processo tecnologico, economico, civile. Il suo innato senso di ricerca del meglio si manifestava quando con i suoi collaboratori impostava i programmi per procurare lavoro per le sue officine, o quando imponeva di superare le difficoltà che non mancano mai nella conduzione di un’azienda.

L’indagine egli soleva svolgerla trattando anche direttamente con i suoi subalterni i problemi che lo assillavano. Quando nel 1919 occorreva convertire l’attività di guerra in quella di pace, interpellò in proposito anche il corridore Campari. Il “Negher” gli parlò entusiasticamente delle Alfa, sia di serie che di quelle da corsa e della preferenza degli sportivi per quelle vetture.

alfa romeo 1919alfa romeo 1925L’ing. Romeo, che era tuttavia già convinto dell’utilità della ripresa, non solo lo assicurò che si sarebbe continuato su quella strada, ma promise a Campari che avrebbe favorito la partecipazione alle corse. Infatti il 5 ottobre 1919 l’Alfa Romeo partecipava alla prima gara del dopoguerra. Fu ancora lui che volle l’equipe dei corridori della Casa, composta da autentici campioni, quali Antonio Ascari, Giuseppe Campari, Ugo Sivocci, Enzo Ferrari e successivamente anche da Giulio Masetti; ciò per assicurare anche per mezzo delle corse un efficace propaganda dei suoi prodotti.

Il suo spirito sportivo poi lo manifestava alle corse, quando dal box seguiva ogni fase della gara, cronometro alla mano, sostenendo che la competizione esigeva una meticolosa preparazione tecnica e d’organizzazione per la conquista della vittoria.

p2gran pric1925Quando Sivocci uscì di pista di Monza e si uccise, l’ing Romeo disse, piangendo, che “Il suo sangue non era stato sparso invano”; poteva forse sembrare una frase di circostanza, invece era un impegno preciso: volle infatti che fosse subito impostato il progetto della P2, che vince in tutti i gran premi e conquistò il primo campionato del mondo.

Più tardi, quando del’Alfa Romeo si parlava in tutti i continenti, dall’Europa all’Australia, perché anche laggiù si era spinta la propaganda, fu ancora l’ing Romeo che insieme ai suoi tecnici preparò il successo della 6C 1500 e poi della 6C 1750, e si impegnò tutto su quella produzione con il preciso intento di preparare un prodotto che mantenesse il prestigio nella marca del Biscione. E vi riuscì bene”.

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