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Scomparso Giorgio Arcoleo, fra i fondatori del Cospes del Centro Salesiano

Un momento della serata in cui don Renzo Ferraroli ha ricordato la figura dello psicoterapeuta Giorgio Arcoleo scomparso il 9 ottobre 2015

Un momento della serata in cui don Renzo Ferraroli ha ricordato la figura dello psicoterapeuta Giorgio Arcoleo scomparso il 9 ottobre 2015

ARESE – Il 9 ottobre scorso è scomparso Giorgio Arcoleo, psicoterapeuta e fra i fondatori del Cospes del Centro Salesiano. Don Renzo Ferraroli lo ha ricordato nel corso della stessa serata con parole affettuose e facendo proiettare un filmato prodotto in occasione del 50esimo del Cospes e firmato don Vittorio Chiari.

“Sono molto triste – ha detto – prerché oggi è mancato il dottor Arcoleo che è stato un personaggio importantissimo nella vita del Centro. Era qui prima che venissero i salesiani. È stato il primo cosulente, il primo psichiatra  e questa situazione di dolore e di lutto, dobbiamo viverla come un ritorno che egli fa al padre e che permette di dilatare la nostra presenza anche nell’Adilà”.

Nel 1962 Giorgio Arcoleo aveva conosciuto Montini, che volle la trasformazione di Arese da riformatorio a centro di recupero,  in quanto lo psicologo era già ad Arese in qualità consulente del Beccaria. “E stato anche per parecchio tempo al Tribunale per i minori – ha continuato don Renzo – e  ogni giovedì veniva qui ad Arese e insieme con il gruppo dava una mano per valutare i ragazzi che erano arrivati con una disponibilità, con una capacità introspettiva che era veramente grande. Ma non solo, con la grande capacità che hanno le persone veramente grandi di stare in equipe,  che nonostante fosse la persona fosse secondo me che davvero poteva dare il punto più importante, ascoltava sempre e alla fine quasi si tirava indietro, perché noi gruppo, prendessimo i risultati, prendessimo in mano, per continuare l’opera con i ragazzi”.

don Vittorio Chiari autore di un filmato sulla figura di Giorgio Arcoleo

don Vittorio Chiari autore di un filmato sulla figura di Giorgio Arcoleo

In un mondo che tende al conformismo – ha scritto don Chiari su Giorgio Arcoleo – all’omologazione un personaggio come Giorgio Arcoleo pare fuori posto. Uno che si preoccupa di liberare l’altro dal disinganno o dalla paura o dalla angoscia, dalle forsennate illusioni, uno che ti toglie la maschera, anche scarnificandola quando la si indossa da una vita, uno così preoccupa…con  il suo sorriso, la voce pacata, la serenità dell’animo, la discrezione e la facilità di entrare nel cuore e  nell’animo della gente, appare fuori moda nel suo stesso appartamento dove i libri non trovano più posto, libri d’arte, libri di Milano, libri di psicologia , anche libri di Montini o di Martini, il cardinale amico, che da Gerusalemme gli telefonava per un caso. O anche solo per un saluto, un consiglio. E poi i quadri, le incisioni, le vetrinette che ricordano la madre che ha seguito fino all’ultimo respiro, con la pazienza che solo un figlio che ama e riconosce di essere in debito nei confronti di chi gli ha dato la vita, possiede in larga misura. Per lui, iniziato agli studi non da monaco, ma immerso tra la gente, sperimentando fin da giovane l’arte dell’ascolto e del consiglio dei giovani del carcere minorile del Beccaria, negli anni in cui erano considerati delle mele marce da rinchiudere, da allontanare, per lui la psicologia è diventato un modo per servire l’uomo, la donna, i giovani in difficoltà, guardati con gli occhi allenati all’oltre della fede, liberi e non condizionati.  Negli incontri del giovedì ad Arese, dove da oltre 40 anni partecipa alle riunione di equipe, non dà l’impressione di possedere la chiave del cuore, mette a proprio agio le persone, ascolta, pone una domanda di chiarificazione, incontra chi deve incontrare, relaziona senza perdersi in particolari, ma con poche parole che sintetizzano bene una situazione, indicando piste di riflessione sui cammini educativi da percorrere, senza ignorare la parte della speranza, essenziale per chi educa e lavora con i giovani. Piace il dottor Arcoleo per la signorilità del tratto, l’innata  cortesia, la buona educazione, che non sa di aristocratico, ma pare semplicemente nobile”.

O.T.R.

(Il Notiziario 16 ottobre 2015 – pag.73)