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Via Caduti/ Ascocem, coinvolgere l’Arese Shopping Center in un vero rilancio del centro storico aresino

Chiesta l’apertura di tavoli di partecipazione commercianti-comune

Da sinistra Dario Domante (architetto e urbanista), Paolo Domante (presidente Ascocem)

Da sinistra Dario Domante (architetto e urbanista), Paolo Domante (presidente Ascocem)

ARESE –  Centro storico via Caduti. E’ considerato nel prg di Arese centro commerciale naturale, ma in realtà non ne avrebbe le caratteristiche.  “E’ stata una grandissima idea nata in Inghilterra, sviluppatasi in quei contesti fortemente degradati dove, un operatore immobiliare, rilevava tutti gli spazi commerciali in una logica di centro commerciale interno di quartiere. Qui in via Caduti non è così. Non c’è alcun coordinamento della gestione, né delle proprietà immobiliari per affitti in maniera organica e omogenea fra tutte le attività, né un progetto comune e tantomeno iniziative organizzate centralmente”.  Chi parla è  Dario Domante, architetto e urbanista. Insieme al fratello Paolo, presidente dell’Ascocem, l’associazione che riunisce trentasei esercizi commerciali del centro storico (via Caduti, via Roma, piazza Dalla Chiesa, via Sant’Anna), gestisce nella via principale del paese il locale “El Bar Lafus”.

L’inchiesta del “Notiziario” sul commercio aresino si sposta sul centro storico. L’Ascocem è la prima voce che pensiamo di ascoltare. Paolo Domante, ne ha preso il testimone un paio d’anni fa  da Giancarlo Croci del raviolificio, che dopo tanti anni alla testa del gruppo, ha passato la mano.  “La cosa più difficile – racconta Paolo – è non stancarsi delle lamentele,  che purtroppo ci sono sempre. L’obiettivo come Ascocem è di fare il bene comune  in modo che ognuno conceda qualcosa per ottenere insieme di più. Come associazione si era finiti a fermarsi alla raccolta fondi per le luminarie natalizie, ma con molta difficoltà,  perché il calo d’incassi è pesante. Così, due anni fa non si sono fatte. Quest’anno l’amministrazione ci sollecitava a vivacizzare il centro per Natale. Noi abbiamo chiaramente detto:   “non a spese nostre”. L’assessore Giuseppe Augurusa ci è venuto incontro, e ha stanziato 10mila per tutta Arese. Su una spesa complessiva di 3600 euro,  ce ne sono stati riconosciuti 3300.  Il problema è stata la burocrazia: richiesta fatta a ottobre, autorizzazione ricevuta a dicembre e rimborso avuto a marzo!”.

P1000855La burocrazia per le autorizzazioni varie è quella che negli anni scorsi fece saltare anche la storica festa “I Vilet” . Durava tre giorni e coinvolgeva tutte le vie del centro storico. “Metti il tuo nome qui, chiedi l’autorizzazione là, dai il tuo Rec dall’altra parte, raccogli i fondi  – dice Paolo – un gran da fare per non guadagnarci nulla. I problemi sono tanti e alla fine le persone si stancano”.

Burocrazia a parte, quali sono gli altri problemi del centro storico?

“Il passaggio – rispondono all’unisono  i fratelli Domante – con la piazza Dalla Chiesa chiusa   e l’impossibilità di accedere a via XXV aprile da viale Sempione (ma ora dovrebbe essere riaperta, ndr) di fatto è stato ridotto drasticamente il passaggio veicolare sulla via dei Caduti. Altro che ztl, questa è una zona a traffico autolimitata. L’ora x scatta alle 12.30. Vuota. Il primo obiettivo è quindi la rivitalizzazione del centro storico. In seconda battuta, riempire le vetrine vuote che riducono l’attrattività. Secondo noi per  riattivarla  bisognerebbe coinvolgere il centro commerciale che sta arrivando sull’ex Alfa Romeo”.

Come?

All’interno dell’Arese Shopping Center – spiega Dario Domante – ci saranno grandi firme, probabilmente con bilanci da spavento rispetto all’attività delle nostre micro imprese. Qui ci sono degli spazi vuoti? Bisogna proporre loro di aprire un punto vendita all’interno del centro storico. Piccolo, gestito da una persona sola. Un Calzedonia, un centro Tim, un Tezenis, un H&M, un Zucchetti eccetera. Creare in Arese un brand storytelling delle grandi marche, la cui collezione completa puoi ritrovare nei grandi magazzini del centro commerciale.  Le dinamiche della grande distribuzione sono diverse rispetto a quelle dei piccoli negozi. Per lei pagare 800 euro di affitto al mese e una persona per tenere aperto  la grande firma in città che rimandi al magazzino è un investimento.  A mio giudizio il comune dovrebbe attivarsi per incentivare una soluzione di questo tipo”.

Ma l’Ascocem non si tira indietro in una possibile collaborazione. “Abbiamo più volte chiesto all’amministrazione – continua Paolo  Domante – di aprire dei tavoli di partecipazione . Qualcosa ci era stato promesso, ma ancora non è partito nulla”. “Abbiamo bisogno – insiste Dario,  che in passato  ha lavorato come urbanista in vari comuni –  che il comune ci aiuti a costruire un’immagine forte del commercio aresino su un progetto condiviso, che sappia creare coesione fra tutti gli esercenti. L’Ascocem è pronta”.

Ombretta T. Rinieri

(Il Notiziario – 8 maggio 2015 – pag.73)