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Area ex Alfa, un’occasione davvero persa per Arese e gli aresini

ARESE – Da qualche mese mi sto occupando della storia dell’Alfa Romeo e del suo fondatore Nicola Romeo. La storia di un ingegnere poliedrico con interessi dalla meccanica alla motoristica alla ferrovia all’aeronautica. Un uomo che nel 1915 entrò nell’Alfa cambiandone il destino e lanciando quella che diventerà la casa automobilistica più ammirata del mondo. Un uomo di valore e valori. Basti ricordare che nel 1923, alla vigilia del Gran Premio di Monza, in seguito alla morte del suo pilota Sivocci, fu capace di ritirare la squadra formata da Ascari e Campari dalla competizione.

 

 

alfa-aerea5Perché questa premessa? Perché il tempo di Romeo fu quello del Portello di Milano di cui non è rimasta traccia. Perché guardando le carte sto  scoprendo quanti appassionati ci siano nel mondo del marchio e andando avanti e indietro per viale Luraghi con il panorama dell’area Alfa Romeo di Arese completamente cambiato nel giro di pochi mesi,  mi sono convinta quanta poca lungimiranza ci sia stata nella demolizione dei capannoni industriali, proprio in coincidenza con Expo, per far posto all’agglomerato del costruendo Arese Shopping Center.  

Pensate se foste un visitatore americano fan del Biscione in arrivo da oltre Oceano, proprio  a pochi passi da quei capannoni dove si costruivano le mitiche Alfa Romeo. Non avreste voluto respirarne l’aria? Non avreste voluto provare l’emozione di camminarci dentro? Pensate che percorso straordinario sarebbe stata la visita del Museo e dei capannoni industriali, ovviamente opportunamente sistemati. Expo è andata a pescare un vecchio magazzino dismesso fino al quartiere Greco di Milano per organizzare le settimane di riciclo del cibo, che vedranno grandi chef alternarsi per settimane nella preparazione dei loro piatti. Non si poteva fare nell’Alfa Romeo?     

alberi1Ma Arese non è solo Alfa Romeo. Arese è anche un’oasi di verde urbanistico, che si distingue nettamente nell’hinterland del Nord Ovest milanese. Altro che i poveri giardini pensili di corso Como soffocati dal cemento. Arese avrebbe potuto cogliere l’occasione dei sei mesi di Expo e diventare essa stessa una vetrina agganciata al percorso “Museo-Alfa Romeo”.  Ci sarebbe stato qualche disagio, è vero, ma almeno la città avrebbe stretto relazioni internazionali, avuto del movimento nei locali  e fatto bella mostra di sé.  Invece diventerà un cantiere a cielo aperto. Proprio mentre tutti gli altri cantieri si fermeranno o rallenteranno al massimo.

Lunedì 13 aprile, a sorpresa,  sono infatti partiti in viale Resegone i lavori del nuovo assetto viabilistico cittadino. A venir giù per primi, i maestosi alberi storici di quell’area per far posto alla futura rotonda di intersezione con via Monviso. Chissà perché a soccombere, mi domando, ci  sono sempre le piante. Se lì ci fossero state delle case, nessuno le avrebbe potute toccare. Neanche se fossero state delle catapecchie come quelle che stringono pericolosamente la strada  a Terrazzano di Rho.    

Ombretta T. Rinieri 

(Il Notiziario – 17 aprile 2015 – pag.73)