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Col nuovo regolamento il Consiglio comunale “censura” i giornalisti?

Protesta pubblica di Franco Abruzzo contro Arese


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Censura ad Arese? Il consiglio comunale cittadino ha approvato il 29 gennaio  scorso un “Regolamento per la disciplina delle attività di ripresa audiovisiva e di diffusione delle sedute del consiglio comunale” che obbliga cittadini e giornalisti a chiedere specificatamente l’autorizzazione al presidente del consiglio per fare le riprese, specificando che alla stampa “sono in generale consentite”.

Il documento privilegia il rispetto della privacy (perché nelle sedute consiliari possono venire trattati dati sensibili da tutelare) rispetto al diritto di cronaca.

L’articolo 6, fissando limitazioni alle riprese audiovisive delle sedute”, autorizza il presidente a disporne “il divieto ogni qualvolta le discussioni consiliari riguardino dati personali, qualificati come sensibili e giudiziari la cui indebita divulgazione lederebbe la riservatezza dei soggetti ai quali si riferiscono, fermo restando i casi nei quali la seduta del Consiglio è segreta ai sensi del vigente Regolamento del Consiglio Comunale”.

Con i poteri ormai di un podestà “Il Presidente del Consiglio comunale ha il potere di intervenire per far sospendere le riprese ove lo ritenga opportuno per ragioni di tutela della privacy e nei casi in cui ritenga che le modalità dello svolgimento dell’attività autorizzata arrechino pregiudizio al normale svolgimento della seduta consiliare”.  Alla nuova disciplina censoria (articolo 7) non sfuggono nemmeno “le commissioni consiliari in seduta pubblica”.  Segue l’alleato con il quale i giornalisti devono chiedere l’autorizzazione a svolgere il proprio lavoro.

Dopo la tragedia del fascismo, i cui primi atti furono proprio quelli di perseguire i giornalisti indipendenti riducendo l’informazione a propaganda di regime, i padri costituenti stesero l’articolo 21 che specificatamente afferma che “la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure” .

Contro il regolamento ha già preso posizione sul suo sito Franco Abruzzo, già presidente del Consiglio regionale dell’Ordine della Lombardia,  storico del giornalismo e docente del diritto dell’informazione il quale dopo aver richiamato la Costituzione, ha altresì ricordato  “che i giornalisti, come ha scritto la Cassazione, possono trattare dati personali anche prescindendo dal consenso dell’interessato e, con riferimento ai dati sensibili e giudiziari, senza una preventiva autorizzazione di legge o del Garante. Questi assunti sono scritti negli  articoli 136 e seguenti del dlgs 196/2003 sulla privacy che ha un allegato A dedicato al Codice di deontologia dei giornalisti”.

“La legge 196/2003 – continua Abruzzo – prevede uno statuto particolare per l’attività giornalistica, che rifugge dalla previsione di regole rigide e minuziose e che affida in prima battuta il bilanciamento tra i diritti e le libertà allo stesso giornalista il quale, in base ad una propria valutazione, acquisisce, seleziona e pubblica i dati utili ad informare la collettività su fatti di rilevanza generale ed interesse pubblico, esprimendosi nella cornice della normativa vigente e nel rispetto del proprio codice di deontologia….”.  Proprio una brutta pagina per il comune di Arese.

Ombretta T. Rinieri 

(Il Notiziario – 13 febbraio 2015 – pag. 73)

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