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Che Cosa succede in quell’asilo pubblico? Un giallo scuote il Consiglio comunale

Interrogazione di Bettinardi sui metodi educativi di qualche insegnante. Il sindaco “Lo sappiamo e siamo intervenuti”. Poi un durissimo scontro su un esposto inviato dal sindaco ai carabinieri circa il centro sportivo


P1000322ARESE – 
I consigli comunali sono spesso luoghi dove i partiti giocano  al  ruolo delle parti,  svolgendo un compito ‘formale’  di approvazione pubblica di una serie di atti politico-amministrativi, sapendo bene che invece la ‘sostanza’ si raggiunge in ben altri luoghi. Quali le commissioni consiliari, le stanze del sindaco o del segretario comunale, le sezioni di partito eccetera. A differenza dei consiglieri di maggioranza e minoranza, il pubblico non ha in mano le carte e non ha potuto approfondire precedentemente le varie questioni ed è forse per questo che le sedie in auditorium sono al novanta per cento sempre vuote. Ma questo meccanismo qualche volta si inceppa ed ecco che in consiglio comunale, complici le interrogazioni dei gruppi di minoranza,  può capitare che trapelino le notizie più nascoste. E’ quello che è  avvenuto il 29 gennaio scorso, nel primo consiglio comunale del 2015.

E’ così emerso ufficialmente (dopo una parziale cronaca di stampa) che in una sezione di una scuola d’infanzia pubblica di Arese alcune insegnanti userebbero metodi educativi tali da aver indotto alcuni genitori a inviare segnalazioni scritte alla dirigente dell’istituto comprensivo di riferimento, all’Ufficio Servizio Istruzione educazione e formazione del comune,  a quello scolastico della Regione Lombardia   e al comando dei carabinieri di Arese. Di cosa di preciso si lamenterebbero i genitori non è però dato di sapere. Nemmeno dopo la presentazione da parte del gruppo consiliare Arese al Centro di un’interrogazione al sindaco presentata il 18 dicembre 2014.

Nebulosa la risposta del sindaco Michela Palestra nelle sue scarne quattro righe: “La questione è nota all’amministrazione comunale. Ho personalmente parlato più volte con il dirigente scolastico coinvolto e ho potuto verificare che sono state assunte le opportune decisioni in merito e adottati i necessari provvedimenti di competenza per affrontare la questione con coscienza e senso di responsabilità personale e pubblica”.

“Soddisfatto della risposta”,  ha chiesto la presidente del consiglio comunale Veronica Cerea a Giuseppe Bettinardi che aveva presentato l’interrogazione. Bettinardi, che a differenza del restante pubblico, evidentemente ne sapeva qualcosa di più si è limitato a dire: “Noi non ci dichiariamo né soddisfatti né insoddisfatti. Quello che chiediamo è un continuo e costante monitoraggio della situazione”. Cosa starà quindi succedendo mai in quella scuola dell’infanzia di così grave,  da indurre un sindaco a sentirsi più volte con il dirigente scolastico e un consigliere comunale a chiedere un continuo monitoraggio della situazione? Nessuno lo dichiara, ma certo, ora che la vicenda è diventata di dominio pubblico in Consiglio comunale, la preoccupazione c’è.

Non è andata meglio per la seconda interrogazione di Arese al Centro, esposta questa volta dal consigliere Carlo Giudici, relativa a un esposto-denuncia sul centro sportivo di Arese che il sindaco Palestra ha redatto su carta intestata del comune e presentato all’autorità giudiziaria con una serie di documenti allegati senza prima protocollarli in uscita. La vicenda, tra richieste, risposte incomplete e dinieghi di consegna degli atti al consigliere Giudici (perché la “divulgazione degli allegati violerebbe il segreto istruttorio”)  si trascina senza soluzione dal luglio scorso con il coinvolgimento di un “legale di fiducia del sindaco” il cui mandato non sarebbe stato oggetto di una delibera ad hoc.

Stringata, come la precedente, la risposta del sindaco: “Confermo, come da voi confermato, di aver dato informazione dell’avvenuto esposto al consiglio comunale, per rispetto verso lo stesso, anche se l’atto citato non è mai stato protocollato in quanto ho provveduto personalmente all’avvio della procedura legale e quindi senza oneri a carico dell’amministrazione. Distinti saluti”.

“Il legale rappresentante della giunta – ha attaccato Carlo Giudici per nulla soddisfatto della risposta – è il segretario comunale, perché altrimenti non si capisce che cosa stia lì a fare. La risposta quasi sottintesa del sindaco è: “Fatevi i fatti vostri. L’ho presentata a nome personale, non c’è nessun costo eccetera”, ma noi non abbiamo chiesto quanto costa o meno. Le domande sono altre. 1) Se un documento di questo genere è lecito e legittimo che esca dal comune e venga consegnato ai carabinieri senza passare dal protocollo. 2) Se è possibile che un legale rappresentate possa rappresentare il sindaco senza avere un impegno con un incarico ufficiale. 3) E cosa più grave, non riesco a capire come mai gli allegati, parte di un atto di documenti pubblici, non possano essere dati a un consigliere?  Prego segretario”.

Le risposte attese dal segretario Paolo Pepe non sono però venute. “Ho già detto che negli atti d’indirizzo politico non è  compito del segretario entrare nel merito. Se vuole confermare i suoi quesiti le risponderò in altra sede”. Giudici è quindi partito in quarta. “No. Io altre sedi non ne ho. La sede è questa. Questo è il consiglio comunale. Ne discutiamo qua e non nel suo ufficio. Qui non si tratta di entrare o meno nel merito dell’interrogazione. Qui si tratta di formalizzare se un atto ufficiale, di cui abbiamo copia su carta intestata del comune di Arese,  è possibile che sia uscito senza passare dal protocollo. Credo che lei ci debba dire sì o no”.  Al rinnovato diniego di Paolo Pepe perché il consiglio comunale non era in una fase deliberativa ma politica, Giudici ha allora chiesto aiuto alla presidente del consiglio Veronica Cerea. Ma inutilmente.

“Le interpellanze – ha detto – sono iniziative dei consiglieri. A queste domande non viene data una risposta: Domani le protocolli all’indirizzo del segretario. Io non mi intrometto in una persona che ha le competenze, l’autorità e l’autonomia per prendere le sue decisioni alle quali io mi attengo”. A Giudici non è rimasto che masticare amaro.

Ombretta T. Rinieri 

(“Il Notiziario” del  6 febbraio 2015  a pag. 73 )