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Padre Zoia e Marco Buroni svelano i tanti legami tra Castellazzo e Arese

da sinistra a destra: Sordelli, Uboldi, Buroni e padre Zoia

da sinistra a destra: Sordelli, Uboldi, Buroni e padre Zoia

ARESE – Il secondo appuntamento di ‘scrittori a km zero’ è stata una  bella tavola rotonda sulla storia e la cultura locale grazie alla presentazione delle fatiche letterarie del parroco di San Guglielmo, Padre Egidio Zoia, e di Giovanni Sordelli del libro ‘Castellazzo: parrocchia e borgo’. Presentato insieme ai volumi scritti dall’aresino Marco Buroni : ‘La parrocchia di Arese, 400 anni fra cronaca e storia’, ‘Corti, cascine e ville’ (firmato con Roberto Benvenuti) e  de ‘Le strade di Arese città giardino’. Quest’ultimo fresco fresco di stampa.

“Per noi il tema del territorio è importante – ha detto nella sua presentazione l’assessore alla cultura Giuseppe Augurusa – per questo abbiamo chiamato questa iniziativa a ‘km zero’ parafrasando i produttori agricoli. I nostri sono produttori culturali. Sono coloro che intorno a noi scrivono libri e che abbiamo scoperto essere davvero  tanti”.

Fra le tante cose che accomunano Arese e Castellazzo vi sono le radici celtiche e romane. Le testimonianze di queste antiche civiltà, come ha ricordato Uboldi nei suoi passaggi introduttivi agli autori, stanno affiorando anche in questi giorni dal rivoltamento del sottosuolo per i lavori della Rho-Monza.

“Sono già quattro i siti d’epoca romana ritrovati – ha reso noto il direttore – a testimonianza che in questa zona più di duemila anni fa vi era del fermento. Purtroppo di quel fermento si conosce molto poco. Se all’epoca ci fossero stati un Buroni o un Sordelli, oggi sapremmo come si viveva in quei secoli. Ecco perché è importante il loro lavoro”.

“Il ritrovamento più grosso fatto in questo territorio – ha raccontato Buroni – è stato fatto a Terrazzano nella zona vicino a Valera. 2014-10-04 15.53.432014-10-04 15.53.32Ma anche a Castellazzo sono stati trovati reperti molto antichi. Di tutti questi ritrovamenti purtroppo è rimasto molto poco perché i contadini ogni volta che trovavano un vaso, una ciottola o un’urna, ne avevano paura e pensando che fossero oggetti del diavolo non li hanno conservati. A me piace pensare che duemila anni fa gli abitanti di Arese, Castellazzo e di altre zone facessero parte di una sola comunità. Ai tempi dei celti qui la natura era rigogliosa, perché era un popolo che adorava le piante e cercava l’acqua. Successivamente con i romani il territorio è diventato agricolo.  La storia era pertanto storia di contadini alla quale si  sovrapponeva quella di qualche signorotto locale.  L’avvento del cristianesimo dà origine alle comunità attorno alle varie parrocchie e tra i due paesi, a parte i punti di affinità vi erano pure motivi di contrasto. Soprattutto  fra parroci. Per esempio gustosissime lettere raccontano di quando il Busca Arconati aveva la proprietà della chiesa di Torretta. La chiave era conservata in un baule dai contadini e il parroco di Arese non poteva entrarvi”.

Torretta era sede di un ostello,  che era sito sulla via principale che da Milano portava ad Arese ed era una frazione ricca . Fu fermata delle diligenze, del servizio postale e nell’800 della linea tramviaria. Torretta era ricca perché si fermavano i viandanti e vi si faceva del commercio, mentre tutt’intorno non vi erano che campi. “I conflitti tra Castellazzo e Arese persistettero per diversi secoli fino ai primi del ‘900 – ha raccontato Buroni –  quando invece le comunità andavano d’amore e d’accordo. Tanto che nelle sere d’estate era divenuta abitudine per le coppie andare da Arese al santuario della ‘Fametta’ di Castellazzo”.

2014-10-04 15.53.19Castellazzo fu soprattutto un borgo industriale. “Lì si facevano i mattoni. Lì si costruivano munizioni”, ha ricordato Uboldi nel passare la parola a Padre Egidio Zoia. “Io sono un appassionato di storia locale – ha detto padre Egidio, che dopo 773 anni sarà l’ultimo parroco di Castellazzo –  perché come un albero non può dare buoni frutti se non ha le radici, così una comunità non può guardare al futuro se non conosce il suo passato. Le radici delle nostre comunità sono sorte attorno alla fede cristiana e la parrocchia è il fulcro di tutte le sue attività”.

La conferma delle parole di padre Egidio arriva dal puntiglioso lavoro d’archivio di Sordelli.  “Di documenti antichi a Milano non è rimasto nulla – ha raccontato – oltre i 600 anni non si va indietro. La situazione si salva con i documenti ecclesiastici. La scoperta più importante è stata una pergamena del 1382 che provocò una lite tra la parrocchia di San Martino e quella di Castellazzo per le decime”. Perché? Lo spazio tiranno non mi consente di raccontarvi altro. Il finale di questa e di molte altre storie nei libri Sordelli-Zoia e Buroni reperibili nelle parrocchie Castellazzo e Arese. Buona lettura.

Ombretta T. Rinieri

(Il Notiziario – 10 ottobre 2014 – pag. 72)