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L’arte della Grufa a Pregnana

Sergio Colleoni Ambrogio Orini al lavoro

Sergio Colleoni Ambrogio Orini al lavoro

BOLLATE – in occasione della Festa Patronale si inaugura a Pregnana domenica 29 giugno alla chiesa parrocchiale dei

Santi Pietro e Paolo la ‘Cappella degli Angeli’, una monumentale opera scultorea dell’artista rhodense Sergio Colleoni cui ha preso parte attiva la cooperativa Grufa di Bollate.  Da anni Colleoni, ex docente di Brera ora in pensione e  autore di numerose opere sacre ospitate nelle chiese del territorio, si appoggia per il suo lavoro sulla cooperativa bollatese, che nel corso dei trentacinque anni di attività, da semplice realtà cottistica dell’argilla ha fatto prima con Ambrogio Orini e poi con sua figlia Norma, un salto di qualità artistico-professionale che la sta portando a collaborare con artisti di fama come Colleoni  e a raealizzare opere scultoree anche in proprio.

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CIMG0244A Pregnana,  Colleoni è stato chiamato da don Giustino Lanza, per anni vicario parrocchiale a Saronno, che divenuto parroco nel 2012 della cittadina limitrofa a Rho,  ha avuto l’idea di inserire in una cappella spoglia della sua nuova chiesa un ‘coro angelico’.
2014-06-17 16.12.142014-06-17 16.10.52“Sono sempre stato devoto agli angeli – spiega  Don Giustino – e quando ero a Saronno ho amato molto ‘La Gloria degli Angeli’ dipinto da Gaudenzio Ferrari nel Santuario, così quando qui ho visto la nicchia lasciata vuota e spoglia fin dalla costruzione del  1945, ho coinvolto i miei parrocchiani e con una colletta siamo riusciti a raccogliere i fondi per completare la chiesa. Prima abbiamo realizzato la pavimentazione della nicchia, perché purtroppo non vi era nemmeno quella, poi abbiamo fatto fare delle indagini per capire se la nicchia nascondesse  qualche opera sotto l’intonaco. Alla fine, constatato il vuoto,  dopo il permesso della Curia e si è partiti con la commissione dell’opera scultorea a Colleoni”.

2014-06-17 16.13.092014-06-17 16.12.51“Io ho accettato con entusiasmo – racconta Sergio Colleoni – proponendo di realizzare questo gruppo in rilievo monocromatico in ceramica bianca su sfondo però colorato, seguendo le indicazioni precise di don Giustino, che aveva pensato di realizzare un concerto di angeli nella parete centrale, l’angelo al sepolcro simbolo della resurrezione sulla parete di sinistra e l’arcangelo San Michele simbolo della vittoria del bene sul male su quella di destra”. Mentre Colleoni a ottobre partiva con il progetto, la moglie Alda Molinari, restauratrice, lavorava sulla cappella e nel frattempo con la Grufa si studiavano i materiali adatti e le modalità di montaggio del puzzle sulle pareti.  Un lavoro decisamente impegnativo perché si trattava di dover mettere insieme qualcosa come cinquecento pezzi fra piccoli, medi e grandi.

CIMG0255CIMG0246“Sergio è venuto in laboratorio a Bollate – ricorda Ambrogio – spiegandoci che tipo di lavoro aveva in mente e con Norma ha scelto l’argilla adatta all’opera (ve ne sono infatti di svariati tipi, ndr). Questa che è stata utilizzata è di un tipo per ceramiche artistiche molto molto dura e compatta. Poi si è studiato come fissare i vari pezzi al muro superando un problema di sicurezza, perché Sergio voleva che l’effetto finale fosse quello del distacco dalle pareti in modo che l’opera  assumesse un ritmo leggero. Perciò a ogni pezzo del puzzle scultoreo si è applicato un perno con un determinato tipo di colla e poi si è incastrato il perno in fori precedentemente trapanati rinforzando l’incastro con un altro tipo di colla ancora”.

2014-06-17 16.09.522014-06-17 16.09.58“Una volta scelta l’argilla con  Ambrogio e Norma – spiega Sergio Colleoni – in studio l’ho modellata e realizzato fisicamente i vari pezzi delle sculture. Li ho fatti seccare e una volta seccati li ho portati alla Grufa per la cottura puzzle e la smaltatura”. L’altra difficoltà è stato scegliere lo smalto adatto, perché Colleoni aveva in mente un bianco monocromo non coprente che facesse emergere parti rosate del colore dell’argilla. “Vista in blocco – spiega l’artista – la scultura presenta parti bianche e rosate, che sono il suo bello perché l’opera resta più vibrata”.

“Per trovare il materiale adatto – spiega Ambrogio Orini – abbiamo dovuto fare una certa selezione e alla fine si è scelto un vietri che ha un bianco molto bello, cui si sono aggiunte delle sostante materializzanti che lo hanno reso più o meno opaco”. Al montaggio finale ha collaborato anche Ambrogio: un lavoro di una precisione certosina  al limite del millimetro per incastrare in parete al posto giusto i pezzi creati in laboratorio dallo scultore.  Con un effetto finale davvero unico ed emozionante.

Ombretta T. Rinieri

(Il Notiziario – 27 giugno 2014 – pag. 42)