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I social network? Un pericolo per la privacy

image_gallery“Non esistono più barriere tra la vita digitale e quella reale: quello che succede online sempre più spesso ha impatto fuori da Internet, nella vita di tutti i giorni e nei rapporti con gli altri. Proprio per questo nel mondo di Internet è necessario non perdere mai di vista il corretto rapporto tra le nuove forme di comunicazione sociale e la tutela della propria dignità e di quella degli altri“. Con queste motivazioni il Garante per la privacy ha pubblicato sul sito il vademecumSocial Privacy – Come tutelarsi nell’era dei social network”.

 

Il Garante rileva come i social network siano strumenti che diano  l’impressione di uno spazio personale, o di piccola comunità, ma che invece si è in presenza di un falso senso di intimità che può spingere gli utenti a esporre troppo la propria vita privata e professionale, a rivelare informazioni confidenziali, orientamenti politiciscelte sessuali, fede religiosa o condizioni di salute, provocando gravi “effetti collaterali”, anche a distanza di anni, da non sottovalutare.  A ciò si aggiunge l’idea di una sorta di impunità che si crede di raggiungere nascondendosi dietro anonimati o messaggi che si “autodistruggono”  e che favorisce atteggiamenti aggressivi o violenti, in particolare verso le persone più giovani e indifese.

 

I rischi sono poi aumengtati perché ai noti social network (Facebook, Google Plus+, VKontakte, Qzone, WhatsApp, LinkedIn, Badoo, Twitter, LINE, WeChat, SinaWeibo, Orkut, Snapchat, Vine, Tencent QQ, Instagram, MySpace, Ask.fm, Tumblr) si sono aggiunte numerose piattaforme di messaggistica sociale istantanea (come WhatsApp), la cui crescita è andata di pari passo con la rapidissima diffusione di smartphone e di altri strumenti (dai tablet ai phablet, alle cosiddette tecnologie indossabili come occhiali e orologi “intelligenti”) che consentono la connessione alla rete in mobilità.

 

Uscire dai social network è difficile prché è permesso solo “disattivare” il proprio profilo, non di “cancellarlo”. I dati, i materiali  messi on-line, potrebbero essere comunque conservati nei server, negli archivi informatici dell’azienda che offre il servizio. Inoltre la maggior parte dei social network ha sede all’estero, e così i loro server. Nel caso in cui queste sedi fossero anche fuori dall’Unione europea in caso di disputa legale o di problemi insorti per violazione della privacy, non sempre si è tutelati dalle leggi italiane ed europee.

 

Le aziende che gestiscono i social network generalmente si finanziano vendendo pubblicità mirate. Il valore di queste imprese è strettamente legato anche alla loro capacità di analizzare in dettaglio il profilo degli utenti, le abitudini e i loro hobby, ma anche le condizioni di salute e l’orientamento politico o sessuale, le reti di contatti, per poi rivendere le informazioni a chi se ne serviràper promuovere offerte commerciali specifiche o per sostenere campagne di vario genere.

Le informazioni raccolte sono usate per monitorare e prevedere acquisti, scelte e comportamenti degli utenti. Nel web, dietro l’offerta di un servizio “gratuito”, si nasconde lo sfruttamento per molteplici scopi dei dati personali.

 

Il Garante della Privacy ricorda anche che a volte basta cliccare un “mi piace” sui social network per essere “analizzati ed etichettati” in base alle proprie opinioni politiche, sessuali o religiose, con eventuali ripercussioni anche sul contesto lavorativo?

 

Qualche parola dal gergo  della rete

 

ALIAS / FAKE – Falsa identità assunta su Internet (ad esempio su siti di social network). L’utente può scegliere un nome di fantasia, uno pseudonimo, o appropriarsi dei dati di una persona realmente esistente. A volte il termine fake viene utilizzato per segnalare una notizia falsa.

 

APP – Un software che si installa su smartphone, tablet o altri dispositivi portatili. Può offrire funzionalità di ogni tipo, come l’accesso ai social network, le previsioni del tempo, il consumo di calorie, i videogiochi, le novità musicali. Il termine deriva dalla contrazione del termine “applicazione”.

 

ASKARE – Descrive una pratica molto diffusa negli adolescenti iscritti al social network Ask.fm, ovvero quello di postare una domanda personale, quasi sempre in forma anonima, sulla bacheca di uno degli utenti registrati. Questo meccanismo può facilitare atteggiamenti aggressivi o di vero e proprio cyberbullismo.

 

BANNARE / BANDIRE – L’atto che l’amministratore di un sito o di un servizio on-line (chat, social network,

gruppo di discussione…) effettua per vietare l’accesso a un certo utente. In genere si viene bannati/cancellati quando non si rispettano le regole di comportamento definite all’interno del sito.

 

HATER – Letteralmente “chi odia”. Il termine viene spesso utilizzato per indicare chi pubblica, spesso coperto dall’anonimato, messaggi offensivi o carichi di rabbia.

 

HASHTAG – Il termine deriva dall’unione dei due termini inglesi hash (cancelletto) e tag (etichetta). Il carattere “#” viene anteposto dagli utenti di alcuni social network alle parole chiave dei propri messaggi. I messaggi così indicizzati  possono essere raggruppati e ricercati in base all’argomento segnalato.

 

SNAPCHATTARE – “Fare uno snapchat” o snapchattare indica lo scambio di messaggi che si autodistruggono sul social network Snapchat.

 

TAGGARE – Attribuire una “etichetta virtuale” (tag) a un file o a una parte di file (testo, audio, video,

immagine). Più spesso, sui social network, si dice che “sei stato taggato” quando qualcuno ha attribuito il tuo nome/cognome a un volto presente in una foto messa on-line. Di conseguenza, se qualcuno cerca il tuo nome, appare la foto indicata.

 

TROLLING – Definisce il comportamento di chi agisce on-line come un “troll”, provocando, insultando, aggredendo, pubblicando commenti negativi nei confronti di altri utenti della comunità virtuale.

 

TWEET – La traduzione inglese del termine “cinguettio”. Identifica un breve messaggio inviato sul social network Twitter.

 

O.T.R.