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Parità di genere: migliora la percezione sociale della donna ma sul lavoro e in famiglia resta discriminata

istat-rapporto-discriminazioni-genereROMA – Istat e il Ministero delle Pari Opportunità hanno presentato il 9 dicembre 2013 un’indagine sulla discriminazione e sulla parità di genere condotta tra giugno e dicembre 2011 su un campione di 7725 famiglie distribuite in 660 Comuni italiani.

Dall’analisi del sondaggio è emerso come sia più difficile per le donne rispetto agli uomini avere un lavoro stabile e o adeguato al proprio titolo di studio, fare carriere e percepire la medesima retribuzione del collega maschio a parità di mansioni ed eccessivo il carico di lavoro a casa.

Nonostante alcuni degli stereotipi sui tradizionali ruoli di genere appaiano superati, altri preconcetti sono risultati essere ancora profondamente radicati, soprattutto nelle generazioni più anziane, tra le persone con titolo di studio più basso e tra le persone che vivono al sud Italia. Il 49,7% degli intervistati si è detto d’accordo nel ritenere che “gli uomini siano meno adatti ad occuparsi delle faccende domestiche” e il 49,7% concorda con l’affermazione “è soprattutto l’uomo che deve provvedere alle necessità economiche della famiglia”.

Per quanto riguarda fenomeni discriminatori, sia su uomini che su donne, il 25,7% degli intervistati ha dichiarato di aver subito discriminazioni in ambito scolastico o lavorativo. La percentuale di persone discriminate non presenta differenze tra donne e uomini ma è da evidenziare che le donne, più spesso degli uomini, hanno dichiarato che la discriminazione fosse dovuto al genere.

Il 16,1%degli intervistati ha dichiarato di aver subito queste discriminazioni sul posto di lavoro.

Migliorata comunque la percezione sociale del valore femminile. L’87,1% del campione ha dichiarato di essere poco o per niente d’accordo sull’affermazione “non è naturale che un uomo abbia un superiore donna”  e la maggioranza della popolazione ha affermato che le donne hanno pari competenze dell’uomini nel dirigere un’azienda (80,3%) o a ricoprire  cariche politiche  (79,9%). Una larga maggioranza della popolazione non ritiene quindi che gli uomini siano dirigenti o leader politici migliori delle donne.

Il 77,5% della popolazione inoltre non è d’accordo nel ritenere che l’uomo debba prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia e solo il 7,6% ritiene che laurearsi sia più importante per un ragazzo che per una ragazza.

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