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Legambiente: in Lombardia inceneritori sovradimensionati

Raggiunto in Lombardia un arresto consolidato della crescita dei rifiuti

E’ quanto contenuto nel Rapporto di Legambiente sulla capacità degli inceneritori lombardi. L’associazione segnala che dal 2002 la regione ha interrotto la sua corsa nella crescita di tonnellate prodotte e che dal 2008 è in corso addirittura una decrescita, acceleratasi negli ultimi anni, tanto che la produzione di rifiuti nel 2012 è stata pari a 4.625.000 tonnellate. L’8% in meno del massimo di produzione toccato nel 2008, mentre  la produzione pro-capite è scesa ai livelli del 1999 (quando la Lombardia aveva un milione di abitanti in meno).

Secondo Legambiente la Lombardia dispone di una capacità di incenerimento eccedente il fabbisogno (al lordo dei destini possibili per la quota indifferenziata dei rifiuti, che già oggi vengono in quota rilevante avviati a recuperi di materia per trattamento meccanico biologico e alla trasformazione in combustibili alternativi per i cementifici), tutti gli scenari previsti dal piano regionale per i prossimi anni, incluso il Bau (Business as usual, che corrisponde a lasciare che le cose vadano come già stanno andando), non lasciano dubbi: avremo un vistoso eccesso di capacità impiantistica per l’incenerimento. Ovvero, tra il 35 e il 70% della potenzialità degli impianti di incenerimento lombardi non potrà venire utilizzata, se ci si baserà sulla produzione di rifiuto indifferenziato prodotto da utenze civili e assimilate della Lombardia (Elaborazioni su dati Annuario Statistico Regionale e valutazioni di scenario del programma regionale gestione rifiuti).

La  riduzione dei rifiuti da avviare a smaltimento e la disponibilità di trattamenti alternativi all’incenerimento per il rifiuto indifferenziato porterebbe da qui ai prossimi pochi anni la Lombardia ad avere una quantità di linee di incenerimento doppia rispetto al fabbisogno regionale, e sufficiente a far fronte al fabbisogno di almeno due altre regioni del Nord Italia come Piemonte ed Emilia Romagna.

Il rischio è che ciò porti gli imprenditori del settore a buttarsi sull’incenerimento dei rifiuti speciali con l’obiettivo di far concorrenza in questo campo al Nord Europa. A scongiurare tale evenienza vi sarebbero una ragione logistica e una climatica. Per la prima, nessun impianto lombardo è connesso alle ferrovie o ai  porti marittimi o  fluviali. Ciò significherebbe che i rifiuti industriali, provenienti anche da grandi distanze, arriverebbero agli impianti dopo lunghissimi viaggi su camion, con ulteriori gravami in termini di inquinamento e di costi.

La ragione climatica, ossia gli impianti che operano in aree dal clima più rigido di quello lombardo possono vendere calore, attraverso le reti di teleriscaldamento, per molti più mesi all’anno, evitando perciò di sprecare calore che, in Pianura Padana, viene richiesto solo per cinque-sei mesi l’anno.

O.T.R.

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