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Gli ex alfisti di Innova Service invadono il municipio per chiedere chiarimenti all’assessore Augurusa

La protesta è durata cinque ore, poi l’incontro

cobas-bloccoARESE – “Non è vero che l’assessore Augurusa durante l’incontro che abbiamo avuto con lui in Comune ci ha comunicato la proposta dell’ad di Abp Marco Salvini sulla sua disponibilità di scontare il prezzo di vendita a eventuali acquirenti dei capannoni sull’ex Alfa Romeo in cambio dell’assunzione di lavoratori Innova. Noi abbiamo qui (alla porta Nord-Ovest dell’area, ndr) carabinieri e poliziotti tutti i giorni e non ci teniamo a passare per quelli che fanno solo caos e che respingono le proposte di lavoro. Se Augurusa non smentisce le sue dichiarazioni, gli occuperemo gli uffici in comune”. Questa l’immediata reazione dei delegati dello Slai Cobas Corrado Delle Donne e Renato Parimbelli venerdì scorso, appena dopo aver letto l’articolo sul “Notiziario”. A nostra volta nella stessa giornata, chiedevamo spiegazioni all’assessore, che ci parlava di un equivoco che avrebbe chiarito con gli operai, ma mercoledì, come annunciato, gli ex alfisti hanno invaso alle 9 di mattina il municipio di Arese e preteso una chiarificazione diretta che è arrivata solo alle 14 in quanto era in corso una riunione con l’ad di Euromilano Alessandro Pasquarellie e il suo braccio destro Roberto Imberti, ponendo così fine, in modo comunque movimentato, a quella sorta di ‘occupazione’.

Effettivamente Augurusa, come confermato anche a noi l’altro ieri nel tardo pomeriggio, ha ammesso di aver parlato con i lavoratori solo della disponibilità da parte di Abp di una transazione economica perché l’ipotesi dei posti di lavoro legati alla vendita dei capannoni era ancora un’ipotesi su cui Abp stava riflettendo. Augurusa sie è detto comunque amareggiato dell’equivoco e della successiva reazione dei lavoratori, per i quali vorrebbe continuare ad agire ma, auspica, in futuro, in un clima più composto.

Sui rapporti tra il Comune di Arese e gli ex alfisti interviene anche l’avvocato Mirco Rizzoglio, anch’egli presente alla trattativa in Municipio: “Durante l’incontro con Augurusa – spiega – è stata fatta solo un’offerta economica ancora non precisata nella sua entità per conto di Abp e i lavoratori si sono detti disponibili a prenderla in considerazione quando sarà precisata nella sua entità, purché sia accompagnata da una riassunzione in servizio anche utilizzando eventuali ammortizzatori sociali, temporaneamente che si sviluppino le varie attività produttive sull’area, al fine di garantire la continuità previdenziale”.

Passando all’applicazione della sentenza sul reintegro dei lavoratori,  Augurusa auspica che ora Rizzoglio dia seguito a un’azione di forza su  Innova, ma il legale dei lavoratori allarga lo spettro ai proprietari dell’area. “L’obbligazione all’assunzione degli ex Alfisti è legata all’area dismessa e segue la vendita – è convintoRizzoglio – quindi passa da un acquirente all’altro. L’obbligazione era legata all’accordo di programma in un rapporto di proporzionalità e quindi ognuno rimane obbligato per la sua quota di proprietà. Non è che se uno rimane proprietario di un metro quadro si assume tutte le obbligazioni di 2 milioni di metri quadri di area. Sarebbe del tutto irrazionale”.

Tuttavia Tea è convinta di non aver acquisito con l’area alcuna obbligazione nei confronti dei lavoratori. “Perché fa riferimento – insiste Rizzoglio – a un patto interno tra Tea e Abp. Ma è un patto che non rileva le ragioni dei terzi”.

Resta il fatto che la sentenza non è ancora stata applicata. Come intende procedere ora?

“Agiremo in tutte le sedi per l’esecuzione della sentenza, sia civile che penale. Agiremo anche nei confronti degli acquirenti dell’area che si sono assunti l’obbligazione perché ovviamente se non se ne assume Abp, che come hanno detto loro era la titolare dell’obbligazione, noi a cascata dobbiamo fare riferimento su altri soggetti”.

Ma voi fate causa contro i nuovi proprietari  e non contro Abp?

“Contro  Abp abbiamo già la sentenza. Si tratta solo di fare delle cause d’esecuzione legate alla sentenza. Invece nei confronti degli altri soggetti dovremo fare delle cause legate all’obbligazione di assunzione”.

Per i lavoratori si parla di altri mesi d’attesa. Non è possibile un tentativo di conciliazione?

“E’ quello che abbiamo proposto ripetutamente. Innanzitutto ci venga svelata l’identità di Innova Service la quale risulta una società fantasma con partecipazioni incrociate. Chi ha dato l’incarico a Innova è Abp, ma successivamente è entrata in gioco anche Tea. Ora  non possono far finta di non sapere chi fosse, perché era il loro interlocutore, se lo sono scelto loro”.

Con Abp è in atto un tentativo di conciliazione?

“Il Comune di Arese si è impegnato a dare corso a un incontro con Abp e noi abbiamo insistito affinché l’incontro venga esteso anche alle altre aziende. In particolare l’assessore Augurusa si è impegnato in tempi stretti a favorire questo incontro. Augurusa ci ha informato che Innova non risponde e che praticamente è come se fosse inesistente. A quel punto  gli abbiamo chiesto di fare intervenire quelle società che avevano dei rapporti contrattuali con questa società fantasma. Il comune può anche non conoscere Innova Service, ma le altre società proprietà dell’area la conoscono benissimo e sanno benissimo perché è stata scelta questa società, sanno benissimo chi erano i referenti e sanno benissimo con quali finalità ha lavorato”.

L’accordo Pavone, che era condizionato al rilascio dei permessi di costruzione,  non ha ancora trovato applicazione nonostante i comuni abbiano fatto la loro parte. I lavoratori al di là di quando hanno firmato asseriscono di non essere più stati contattati. Perché?

“Quello era un accordo che prima della decisione dei giudici doveva supportare i lavoratori con un’integrazione al reddito. Ma è successa di nuova la stessa cosa avvenuta in precedenza: i proprietari delle aree hanno ottenuto i vantaggi sullo sfruttamento delle aree secondo le nuove destinazioni urbanistiche, mentre la contropartita occupazionale è rimasta sulla carta. Il fatto è che ora è scaturito un obbligo giuridico a carico di Tea determinato dal fatto che con il rilascio delle autorizzazioni una parte del contratto è stata applicata. Da una parte il comune di Arese concede la possibilità di sfruttare l’area e dall’altra i proprietari si impegnano in una serie di opere e a erogare 2 milioni di euro per risolvere la vertenza ”

Per avere il sostegno al reddito i lavoratori hanno dovuto firmare di rinunciare a qualsiasi pretesa nei confronti di Tea e delle altre società a lei collegate…

“Erano clausole discriminatorie e perciò nulle. Ma quando una clausola è nulla produce due conseguenze: o la nullità dell’intero contratto  e allora a questo punto anche le concessioni e le autorizzazioni dovrebbero essere annullate automaticamente o l’altra possibilità è che venga ritenuta nulla solo quella clausola e valido tutto il resto del contratto. Quindi le alternative sono due ma non la terza che adesso non eroghino più i due milioni di euro stabiliti”. Ieri, infine, i lavoratori hanno messo in atto un’altra protesta andando a senago sotto la residenza di un ex responsabile di Innova.

Ombretta T. Rinieri

“Il Notiziario” 20 settembre 2013 – pag.70