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Rizzoni: “La Gallazzi ha avuto una gestione adeguata, ma con alcune illegittimità”

gallazzi-rizzoniARESE – Sandro Rizzoni, che fra i suoi numerosi incarichi passati vanta quelli di direttore generale della multiservizi di Novate Milanese e di quella di Cinisello Balsamo  nonché di responsabile dei servizi sportivi e di tempo libero di Bollate fino a diventare segretario comunale a Comazzo e a Camairago, è arrivato in “Gallazzi Vismara” nel febbraio scorso dopo aver vinto un bando emesso dal comune per la carica di direttore generale (il primo del suo genere ad Arese) con un contratto triennale. Il tempo del passaggio delle consegne e Rizzoni è balzato subito alle cronache cittadine per il “licenziamento” di tre dipendenti comunali della struttura.

Come ha trovato la struttura al suo arrivo?

“L’ho trovata in uno stato di adeguata gestione, sotto ogni profilo. La struttura mi è stata assegnata nella miglior condizione che in quel tempo e in quel luogo poteva essermi data. Certo, se vi fosse stata un’attenzione maggiore rispetto ad alcuni parametri di qualità e di quantità, non ci saremmo poi trovati nelle condizioni di ottimizzare le risorse economiche”.

Al di là dell’eleganza delle parole, ha trovato dei punti di caduta?

Certamente, però partendo sempre da una struttura che effettivamente è il segno e il valore aggiunto che questa comunità ha espresso nel corso di questi anni. Poi tutti gli assetti organizzati e complessi possono essere migliorabili. Diciamo che ho incontrato dei nodi di difficoltà. Il primo ha riguardato il contenimento del disavanzo tra costi e ricavi del bilancio di previsione 2013 che era stato fissato in 160mila euro dovuto alla copertura tra il valore delle rette, che derivano dai costi complessivi della struttura, e il numero dei posti nella rsa. Questo delta di 160mila euro corrisponde alla partecipazione finanziaria del comune alla struttura affinché le rette rimangano di quel valore ”.

 

Ma in quel “delta” che il comune avrebbe dovuto coprire non era compresa la ristrutturazione del centro diurno?

“Per dirigere una struttura di questa natura è necessario conoscere le differenze tra spese correnti e spese per investimento, che sono attribuibili a famiglie diverse, mentre qui ho colto una distinzione tesa a mettere in evidenza interventi di carattere strutturale, spese per investimenti, rispetto agli interventi relativi alla copertura della spesa corrente. Rivisitando tutti i centri di costo si è dato luogo a una serie di economie. Per esempio se si coprivano spese per il personale non erano dovute al personale, evidentemente non solo si generava una maggiore spesa ma si poneva in essere a un’attività illegittima”.

E’ un’affermazione “importante”.

Non so se importante. Però vera. Il capitolo personale ha richiesto particolare attenzione. Per cominciare vi erano tre figure professionali che erano state assunte illegittimamente a vario titolo tra il 2002 e il 2005 quando era già in vigore il decreto legislativo 165/2001 secondo cui alle assunzioni del personale nelle aziende speciali e nelle società miste o interamente partecipate dagli enti locali devono essere applicate le stesse modalità assunzionali che vigono negli enti locali, ossia attraverso bandi. In altri termini  l’azienda speciale non è altro che un settore del comune di Arese. Inoltre, in casa di riposo, vigeva anche un regolamento interno che imponeva le assunzioni attraverso selezione pubblica.  E questo non  è stato fatto originando un  errore che manifesta una responsabilità di carattere professionale sulla quale se il sindacato dovesse chiedere conto all’azienda, l’azienda si rivalerebbe  sui due direttori precedenti.

 

Perché il sindacato dovrebbe rendere conto all’azienda?

“Perché si è indicato al sindacato l’intenzione di recuperare le parti di retribuzione aggiuntive che impropriamente sono state date. Infatti non si sono rilevate solo le tre assunzioni illegittime, ma altresì retribuzioni a personam erogate dal 2008 al 2012 in presenza di una norma del gennaio 2009 che vietava aumenti retributivi in capo ai dipendenti pubblici per tre anni. Per spiegare meglio. Il contratto collettivo dei dipendenti degli enti locali prevede una serie di Indennità. Alcune si corrispondono per i ruoli di responsabilità e si chiamano posizioni organizzative, altre sono indennità per la responsabilità su un procedimento piuttosto che su un’attività ben precisa.  Inoltre, essendo quattro i livelli funzionali, A B C D, sempre per la stessa legge non è possibile dar luogo a nessun incremento dentro lo stesso livello funzionale.  Perciò,  tornando un attimo alle tre posizioni illegittime, ci si è trovati nella condizione di salvaguardarne comunque il posto di lavoro trovando quale soluzione la loro traslazione nella cooperativa Kcs, ma  formalizzando a ogni modo al sindacato la richiesta di una restituzione all’azienda speciale di 10.064 euro. In totale sono una decina le persone che hanno percepito indennità non dovute. Per cifre diverse e in periodi diversi”.

 

Ma le lavoratrici devono restituire  questi soldi?

“I 10mila sì. Gli altri li abbiamo congelati in attesa che si arrivi a un accordo con i sindacati.

 

Di che cifre parliamo?

“Oltre i 10mila, bisogna aggiungerne altri 30mila su base triennale. Ma a queste ultime non diamo corso al recupero totale per due motivi: la prima è che quella delle tre traslate che percepiva impropriamente l’indennità è l’unica ad aver visto ridotta la propria retribuzione di 350 euro nette al mese. Quindi una delle tre figure professionali aveva il livello funzionale D1 per il quale occorre una laurea che non possedeva. Al  D1 veniva aggiunta la posizione organizzativa che dava una retribuzione ulteriormente maggiorata tesa a portare il compenso a 2000-2150 nette al mese. Per le altre dieci posizioni con il sindacato si sta ragionando sulla possibilità di dar luogo a al fondo “retribuzione accessoria per il personale” per la restituzione di mille euro cadauno.

Mille euro per risanare la propria posizione?

Per la restituzione di un retribuzione che non era dovuta e che invece è stata illegittimamente corrisposta. Ma potrebbe anche essere che il sindacato ci risponda che la responsabilità non possa essere attribuita al lavoratore il quale non debba essere tenuto a restituire neanche un euro. Nel qual caso bisognerà rivalersi sul direttore o i direttori che hanno sottoscritto i passaggi”.

Ombretta T. Rinieri

(“Il Notiziario” 17 maggio 2013)