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Gallazzi Vismara, da casa albergo ad azienda speciale e adesso il Comune non ne può più ripianare i conti

2013-04-02 19.17.26ARESE – In origine la Gallazzi Vismara era una casa albergo, ma con l’andare del tempo ci si è accorti della fragilità di salute degli anziani ospitati e nel 1996 la giunta Ronchi avvia uno studio di fattibilità per la trasformazione della casa di riposo in istituzione e ottiene l’accredito con il servizio sanitario. Quando nel giugno 1999 la giunta Perferi si insedia l’Asl comunica che tale accredito dovrà essere sospeso (con il blocco dei contributi della quota sanitaria) perché non era stata ultimata la ristrutturazione necessaria della palazzina.

Nel marzo 2000 Asl e Comune firmano un protocollo d’intesa che fissa tempi e procedure per ottenere l’autorizzazione definitiva per 66 posti letto di anziani non autosufficienti totali e 25 non autosufficienti parziali previo ampliamento e ristrutturazione della casa di riposo.

La gestione complessa della nuova residenza sanitaria assistita induce il consiglio comunale del 27 settembre 2001 a trasformare la casa di riposo da servizio comunale ad azienda speciale adottandone statuto, criteri di nomina del cda, bilancio e tutte le procedure previste dalla normativa. Successivamente viene stipulato il contratto di gestione tra l’amministrazione comunale e la nuova azienda (delibera n.58 del 16 luglio 2002) con scadenza 31 luglio 2012. Nel novembre dello stesso anno il consiglio comunale approva anche il trasferimento del servizio della farmacia comunale sotto la responsabilità della Gallazzi Vismara in modo che gli utili della farmacia siano ricondotti nel campo assistenziale.

Presidente e cda della Gallazzi Vismara sono tenuti a pubblicare le delibere adottate e a farle pervenire all’amministrazione comunale entro quindici giorni dall’approvazione e a sottoporre al consiglio comunale per l’approvazione il bilancio preventivo.

L’art. 114 del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali dispone che le aziende speciali siano assogettate, a decorrere dal 1° gennaio 2013 (ma prorogato al 2014), al patto di stabilità interno perciò le amministrazioni comunali non ne possono più ripianare i conti.

O.T.R.

(“Il Notiziario” 15 marzo 2013 – pag. 65)