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Crisi “Corriere della Sera” i rischi su Recoletos erano stati segnalati/3 e fine

Il Comitato di redazione, con l’appoggio dei giornalisti del Corriere della Sera, conclude oggi il racconto del «casoRecoletos». Le precedenti puntate sono state pubblicatemercoledì 6 marzo giovedì 7 marzo. Abbiamo visto come l’acquisizione della casa editrice spagnola (cui facevano capo tra l’altro il quotidiano economico Expansion e il quotidiano sportivo Marca) sia stata la causa fondamentale dell’aumento dei debiti di Rcs Media Group. Nell’aprile 2007 Rcs comunicò la cifra dell’operazione di acquisto: 1,1 miliardi di euro. L’indebitamento del gruppo, fino a quel momento, vicino allo zero minò l’equilibrio dei conti. Oggi la casella debiti pesa per 880 milioni nel bilancio Rcs, condizionando in maniera pesante i piani di rilancio e, dunque, imponendo la necessità di ricapitalizzare la società.

OPERAZIONE PROBLEMATICA – Certo, in quegli anni la Spagna veniva considerata un Paese rampante, pieno di buone occasioni di investimento. Ma questo discorso non valeva per Recoletos.  Un rapporto di Deutsche Bank  (Media Publishing Research)  datato 8 febbraio 2007 qualificava così i rischi per Rcs dell’operazione Recoletos: «Investimenti pubblicitari più deboli delle previsioni attuali: un declino superiore al previsto della redditività; crescita dei costi del lavoro; sovrapprezzo nell’operazione di acquisizione e fusione». L’operazione appariva problematica perché, secondo Deutsche Bank, il prezzo di 1,1 miliardi era comunque spropositato. Gli analisti della banca tedesca sottolineavano: le very limited financial disclosures for Recoletos, cioè  la scarsa informazione finanziaria offerta dalla società spagnola.

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