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Pasquarelli (Euromilano): ‘Sull’ex Alfa si possono realizzare molte idee’

Parla l’Ad dello studio di architettura che sta seguendo il recupero


ARESE– L’abbiamo già scritto. L’idea del centro commerciale ha radici antiche. Si allungano nel passato per quattordici anni. Tanto ha atteso l’anziano signore dell’Iper, Marco Brunelli, prima di vedere la fine dell’iter burocratico nel dicembre scorso. La politica lo ha tenuto nell’ombra, suo malgrado, come si è scoperto ora.

 

Euromilano, che come studio di architettura si occuperà di tutta la riqualificazione dell’area,  è arrivata molto dopo, a cavallo tra il 2007 e il 2008, quando l’accordo di programma era scaduto e bisognava rifarlo. Ci spiega il perché del suo coinvolgimento l’amministratore delegato della società,  Alessandro Pasquarelli.

 

Cosa vi ha spinto a partecipare? “Ci ha spinto la possibilità di lavorare con un gruppo come Finiper, che è un’azienda che occupa più di 10mila persone –afferma – e che considera ancora strategico investire in Italia e dall’interesse reciproco di fare sviluppo su alcune aree. Con loro collaboriamo su altri progetti. A Milano per un pezzettino sul Portello. In Lombardia, a Legnano. E poi su altre aree fuori dalla regione. Non sempre investiamo,  perché non abbiamo le loro dimensioni. Per cui a volte, semplicemente, ci occupiamo della parte di sviluppo come consulenza e come società perché loro hanno delle quote da noi. Però con Brunelli ci siamo incontrati perché è nata la possibilità di lavorare insieme. Arese prima non la conoscevo neppure”.

 

Euromilano arriva ad Arese quando sulla poltrona di primo cittadino sedeva Gino Perferi. “Con lui – dice – abbiamo lavorato per circa un anno. Quando è arrivato Fornaro questo progetto esisteva già. Tanto è vero che quando è stato bocciato a Rho era diverso solo in minima parte. Io ho visto solo questo accordo di programma. Il progetto non è mai stato diverso. Le amministrazioni lo conoscevano perfettamente. Anzi, per quanto riguarda la tangenzialina, per esempio, noi abbiamo sempre fatto vedere con Vas e Via che non serviva. Ma alcune amministrazioni la volevano. Poi, con il cambio tra Perferi e Fornaro, è stato semplice dimostrare la sua inutilità”.

 

Un boomerang la questione della tangenzialina. Perché il Comitato Difendiamo Arese nacque in primo luogo contro la strada raccogliendo le firme soprattutto da quei cittadini che già se la vedevano scorrere sotto le finestre delle loro case. Le obiezioni al centro commerciale e al parcheggio Expo sull’area di Villa Ricotti si aggiunsero successivamente con la partecipazione al Comitato nel 2009 del rhodense Gianluigi Forloni come Legambiente (oggi è assessore nella giunta Romano).

 

Secondo Pasquarelli, nel tempo l’opinione pubblica si è fossilizzata sulle posizioni contrarie al centro commerciale perdendo di vista le opportunità che invece l’Iper si porterebbe dietro. “Su un’area di un milione e 600mila metri quadrati il centro commerciale è poca cosa. C’è tutto il resto cui guardare. Per esempio verranno realizzati 700 mq di area verde attrezzata e di servizi. Perché non si discute su cosa mettere nei servizi? Ma lì funziona così: pochi parlano per tutti”.

 

Eppure il territorio ha la sensazione di essere stato gabellato. E questo nessuno lo può negare. “Sono d’accordo – conviene Pasquarelli – se questo progetto avesse visto la luce sette anni fa con un’economia diversa probabilmente vi sarebbero stati anche investimenti e investitori diversi e magari anche idee diverse. Quando si fa l’esempio delle università bisogna sapere che la loro decisione di riposizionarsi fu presa dieci anni fa: la Statale a Bicocca, la Bocconi davanti alla centrale del latte, il Politecnico in Bovisa, la Cattolica nella sede adiacente. Queste scelte strategiche sono già state compiute e buona parte di questi investimenti sono già stati fatti. E’ un po’ anacronistico immaginare che oggi l’università si stacchi dall’investimento fatto per spostarsi ad Arese. Comunque col tempo ho imparato che su aree di queste dimensioni l’importante è partire con l’investimento. Quando le cose cominciano a muoversi arrivano anche proposte cui prima non si pensava nemmeno. Perché i progetti su queste dimensioni fisicamente non si fanno in breve tempo, ma hanno l’abbrivio di portarsi dietro qualche idea in più, che di solito nasce da chi ci vive intorno, da chi ci lavora, da chi si sposta e magari scopre che vi è un’opportunità perché qualcosa lì viene fatto. Noi a Genova, su un’area sfortunata come Sestri Ponente, siamo riusciti a portare Ericsson, Siemens e siamo in contatto per spostare la facoltà di ingegneria. Il fine è realizzare un distretto tecnologico. Però abbiamo sottoscritto l’adp in un anno e in tre abbiamo discusso con gli investitori. Qui ci siamo da quattro anni, che per un progetto di queste dimensioni sono pochi. Ma in 14 si potevano fare molte cose. Inoltre, di solito, si ha a che fare con una regione e un comune. Qui si è dovuto ragionare con quattro amministrazioni. Mentre cambiavano colori e persone, quindi i riferimenti. Aggiungiamo che vi è sempre chi millanta grandi proposte. Ma io faccio sempre l’esempio di Genova, dove c’erano idee, proposte e dietro qualcosa di concreto”. E a noi viene in mente il polo della mobilità sostenibile rimasto sulla carta.

OmbrettaT. Rinieri

 pezzo pubblicato su ‘Il Notiziario’ l’11 gennaio 2013 a pag. 64