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Gallazzi-Vismara: Luigi Piana ci parla del futuro

Intervista al direttore generale dopo l’accreditamento per le  fragilità psicofisiche 

 

ARESE– La residenza sanitaria assistenziale “Gallazzi Vismara” di Arese ha ottenuto nei giorni scorsi dalla Regione Lombardia l’accreditamento del nucleo protetto per persone ricoverate con fragilità psicofisiche. Lo annuncia con soddisfazione Luigi Piana, medico, direttore generale della casa di riposo nonché ex vice sindaco nelle giunte Perferi. Il riconoscimento consentirà alla rsa di ricevere maggiori contributi Asl per il servizio prestato a persone che abbisognano di attenzioni e vigilanze particolarmente impegnative come i malati di Alzheimeir.

L’accreditamento consentirà alla Gallazzi Vismara di incamerare circa 40mila euro che il cda sta ora valutando di reimpiegare nell’aumento delle ore assistenziali e o infermieristiche e d’animazione. 

“Quando nel 1999 è stata costruita la nuova ala della rsa – spiega Piana – si pensò di crearea piano terra un nucleo protetto, ossia una zona chiusa dove non vi fossero barriere,scale o altre problematiche di gestione adatto, all’occorrenza, anche alricovero di persone affette da Alzheimer. Il 20 agosto abbiamo avuto uncontrollo di esperti dell’Asl che dopo aver visitato gli ospiti e verificato l’idoneità della struttura ci ha comunicato la possibilità essere finalmente accreditati. Dovevamo solo apportare delle modifiche riguardo la presenza dialcuni anziani”.

La struttura, ospita una quindicina di anziani con un’età compresa fra gli 80 e i 102 anni, presenta camerette a due letti dotate di bagno interno,e un ampio locale di comunità che si affaccia su un giardino privato. Vi lavorano arotazione tre assistenti al mattino e due al pomeriggio.   Per ottenere l’accreditamento, su indicazione dell’Asl, sono stati necessari tra agosto e ottobre degli spostamenti degli ospiti perché alcuni che si trovavano ai piani che avevano bisogno di più assistenza, dovevano essere sistemati nella struttura e altri che si trovavano nella struttura più autosufficienti dovevano migrare ai piani per far posto ai primi. Ma il passaggio ha presentato alcune problematiche: “La struttura è dedicata a fragilità particolari – racconta Piana – perciò abbiamo dovuto rivedere le presenze . Nel senso che per esempio su dieci, cinque erano effettivamente idonei, cinque invece potevano essere una via di mezzo. Il cambiamento ci ha portato delle problematiche di rapporto soprattutto con i parenti perché abbiamo dovuto spostare delle persone dai piani, che erano particolarmente fragili perché per esempio a rischio di caduta o perché in quella fase dell’Alzheimer che necessita di maggiore vigilanza da parte del personale (è una fase dove il malato ha necessità di camminare di continuo e durante la quale a volte sente l’esigenza di “evadere” dall’ambiente dove si trova mettendosi in pericolo, ndr), ma che però erano da una vita nei piani e lì avevano i loro riferimenti abituali. Per portarne giù sei alla fine abbiamo dovuto movimentarne 26”.

La fragilità è basata sul cosiddetto metodo Pai, una scala di valutazione cui si attengono psicologo, assistente sociale e animatore.  “I significati dell’accreditamento del centro protetto sono due – continua il direttore generale – il primo è un maggior standard qualitativo offerto. Il secondo è un maggiore riconoscimento economico che si rifletterà nella possibilità di aumentare il numero dei minuti di assistenza dell’intera rsa”.

Mediamente un’asa (il personale che igienizza e alza i pazienti, ndr) costa alla struttura 25mila euro all’anno. Un’infermiera 35. Attualmente la Gallazzi Vismara ospita complessivamente 98 persone che sono assistite da 53 asa con un rapporto di quasi 2 ogni dieci. Per questo il cda sta valutando l’aumento del personale.“D’altronde – considera Piana – il dilemma è sempre quello. Sono sei anni che non vengono toccate le rette e nel contempo il Comune ha ridotto il suo contributo da 140mila euro a 60. Nel frattempo sono aumentati i costi e sono cambiate le condizioni. Otto anni fa in carrozzella vi era solo il 25% dei pazienti. Oggi è il contrario. Solo il 30% deambula da solo e perciò le persone hanno bisogno di una certa assistenza. Del resto secondo i parametri Asl una rsa deve avere un’assistenza settimanale minuto di tutto l’insieme, medici, infermieri, asa ed eccetera di 900 minuti. Noi abbiamo l’assistenza pari a 1550. La media del circondario è di circa 1100. Siamo positivi. Però per mantenere lo standard qualitativo attuale bisognerà comunque aumentare un po’ il personale”.

La qualità sta quindi nei numeri, ossia nella quantità del personale dedicato agli anziani. Ad Arese se ne tiene conto. In altri comuni no. Basta rispettare quei 900 minuti-settimana. Basta fare qualche divisione per accorgersi di come sono pochini, pochini.

OmbrettaT. Rinieri  

(‘Il Notiziario’ – 9 novembre 2012 – pag. 64)