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Un confronto con il Forum delle associazioni sul pantano aresino e sulle prospettive future

Augurusa: ‘Dobbiamo stare attenti per le elezioni del 2012 alle infiltrazioni’
Dotti: ‘Sono venute meno le cinghie di trasmissione della politica di un tempo’

 

In primo piano da sinistra verso destra: Giuseppe Augurusa, Rosella Ronchi, Gino Perferi

In primo piano da sinistra verso destra: Giuseppe Augurusa, Rosella Ronchi, Gino Perferi

ARESE – “Serata di riflessione pubblica sullo stato della crisi della città e sulle prospettive per il futuro”. Questo il tema proposto venerdì 19 ottobre 2012 in auditorium “Aldo Moro” dall’associazione“Un Forum per la città”. Invitati a parlare Giuseppe Augurusa (ex consigliere comunale e candidato sindaco per il Pd nelle amministrative 2009 e poi 2012), Rosella Ronchi (Pd, Sindaco dal 1995 al 1999), Gino Perferi (Udc, Sindaco dal 1999 al 2009) e Giovanni Dotti, presidente di Welfare Italia Servizi. Un pubblico prevalentemente militante ha ascoltato attento gli interventi.

Rosella Ronchi e Gino Perferi hanno puntato sui successi passati, come la trasformazione della casa di riposo in residenza assistita per anziani per la prima e l’attenzione particolare sulle scuole per il secondo, finendo per attribuire alle giunte meteore Fornaro-Ravelli degli ultimi tre anni  il pantano politico nel quale Arese indubbiamente si trova. Sul “pezzo” è entrato Augurusa, affrontando il tema dello scandalo sul voto di scambio con la ‘ndrangheta che ha investito la Regione Lombardia e il territorio (è di Arese quel Marco Scalambra arrestato dal pool Antimafia milanese). “Quando Marco Tizzoni (l’ormai eroe nazionale che ha rifiutato l’illecita avance nelle scorse amministrative di Rho,ndr) parla di una vicinanza – ha considerato Augurusa – dice una cosa importante, cioè dice che il soggetto dell’organizzazione criminale è diventato il mediatore  elettorale ed è una questione su cui noi dobbiamo fare molta attenzione, perché se non è successo nulla mi auguro nel giugno 2012, penso che guardando al futuro dobbiamo stare attenti alle elezioni del 2013. Vi è  una predisposizione da parte dei miei concittadini a tollerare quelle che definisco in nome delle pubbliche virtù i vizi privati. Insomma quando si elegge un  soggetto pubblico oltre alle pubbliche virtù non bisogna trascurare i vizi privati, perché chi amministra deve avere un punto fermo: la distinzione tra interesse privato e interesse pubblico.

La chiusura dell’Alfa ad Arese rende particolarmente sfidante la città per chi deve governarla perché significa trasformare una grande industria, che non c’è più, in un luogo occasione di affari. Per cui cosa fa l’opinione pubblica? Sposta la sfiducia dalla classe politica all’istituzione stessa. Non si fida nemmeno più dei soggetti che lavorano in Comune. Tutti vengono delegittimati. Perciò si mettono sullo stesso piano il politico che ha fatto chiudere il centro sportivo con quello che ha presentato denuncia in Procura. La classe politica nel suo insieme diventa vittima e carnefice al tempo stesso e vince l’antipolitica”.

L’ancora di salvezza, secondo Augurusa,  possono diventare le iniziative delle associazioni di cittadinanza attiva come il Forum in grado di supplire alle difficoltà dei partiti “trasformando l’idea in azione politica anche senza militanza. Infine competenza e trasparenza dei comportamenti dovranno essere i prerequisiti per la selezione in futuro della classe politica”.   Poi l’appunto a Perferi: “Per quanto riguarda il centro sportivo, l’autorità per la vigilanza sugli appalti ci ha spiegato che il difetto stava nel 2005 perciò le cose che accadono oggi sono anche figlie di quel tempo lì”.

Il futuro, non solo aresino,  è stato oggetto di una “lezione” del professor  Dotti (è docente universitario  oltre che imprenditore nel welfare),   che ha catturato l’attenzione dell’uditorio con un intervento provocatorio e, a ben sentire, tutto fuorché tranquillizzante, grazie a uno stile comunicativo a metà strada tra l’italiano e il dialetto lombardo. “Come si formava la classe politica in passato? – ha esordito – qui c’erano i Salesiani perciò un pezzettino della Democrazia cristiana. Potrei fare l’elenco di coloro che sono andati a scuola dai Salesiani e poi sono diventati  assessori, sindaci. Allora c’erano gli scout,l’Azione cattolica. E a bolder line il partito comunista. Cioè c’erano grandi cinghie di trasmissione. Erano la modalità in cui si formava in un’idea piramidale la classe politica, i leader emergevano lì. Diventavano sindaci, poi andavi in Provincia, poi in Regione e poi andavi a fare il ministro. C’erano le sezioni di partito dove la gente si ritrovava gratuitamente a parlare del bene comune, che erano esattamente speculari all’Alfa Romeo, che era un altro luogo dove si formavano i politici. Svegliatevi, quel mondo non c’è più e non ci saràpiù”. “Loro – indicando chi lo aveva preceduto – sono esattamente i figli ultimi di quel processo lì. Ma se non si vorrà  emigrare in Africa, bisogna immaginare cosa fare rispondendo prima alla domanda: “Ho ancora intenzione di credere in qualcosa? Perché la politica significa credere che vi sia un qualcosa che abbia senso e che ci riguardi”.

In futuro le istituzioni non potranno più assolvere al bene comune. Sono quindi le persone che dovranno organizzarsi in comunità e sottrarre loro funzioni. L’esempio? Il quartiere Barona di Milano. Naturalmente se si vuole credere alla lezione del professor Dotti e ‘ndrangheta permettendo.

Ombretta T. Rinieri    

 (Il Notiziario – 26 ottobre 2012 – pag.72)