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Umberto Bossi, dalla bufera di via Bellerio ad Arese

lega-bossiARESE –L’intervento in auditorium il 20 aprile scorso di Umberto Bossi ha stravolto la scaletta e la serata di presentazione del candidato della Lega Nord aresina Massimiliano Seregni e della sua lista. Il discorso del neo presidente, che però i militanti hanno ostinatamente continuato ad acclamare “segretario”, ha dato all’evento una connotazione nazionale.

Come un vecchio leone ferito, Bossi è apparso stanco e provato dallo scandalo Belsito, ma non piegato. “Noi non molliamo – ha incitato i suoi – perché dopo tanto lavoro stanno venendo tempi migliori, ma voi dateci una mano e venite a firmare nei gazebo le undici proposte di legge di iniziativa popolare che intendiamo presentare in Procura. Le più importanti riguardano la pensione d’anzianità perché dopo quarant’anni di contributi uno ha diritto alla sua pensione e non può essere Monti a portargliela via. Nessuna tassa sulla prima casa. L’Imu, che era stata pensata da me e da Calderoli solo sulla seconda casa, deve essere tolta dalla prima e dall’agricoltura. In ordine, c’è poi il federalismo fiscale, che era già stato approvato; Il Tfr, soldi che oggi sono prestati dai lavoratori agli imprenditori ,deve stare in busta paga prima che vada in malora anche quello; il fermo alle infiltrazioni mafiose che vuol dire meno droga, meno ricatti, meno violenza si deve fare come ha fatto Maroni sequestrandogli i beni e non con il soggiorno obbligato. Vogliamo il federalismo portuale in modo che quando il Po sarà navigabile le navi potranno arrivare fino a Milano (è un progetto cui sta lavorando Castelli). Infine non è possibile che il governo italiano debba approvare leggi decise da pinco pallino in Europa: si parla di democrazia però tagliano tutti i meccanismi con cui il popolo si esprime”. Infine ha chiesto scusa per quanto è capitato facendo comunque riferimento a un disegno occulto per dare uno spintone e far crollare il partito.

Dopo Bossi, ha parlato il vice presidente della Regione Lombardia Andrea Gibelli che ha avvicinato il tema sul locale, parlando della “Padania” e della prossima nascita di una macro regione al di qua e al di là delle Alpi. “Nel 2006 – ha ricordato – la Lega aveva ottenuto una grande vittoria morale attraverso la riforma della seconda parte della costituzione che imponeva la riduzione dei costi della politica, dei parlamentari e l’introduzione delle competenze esclusive per quelle regioni che se lo meritavano. Ma la sinistra e il Sud non ci permisero di cambiare questo Paese. Tuttavia quello scontro tra centralismo e federalismo ha fatto sì che le regioni a Nord delle Alpi della Baviera hanno chiesto a Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria, Trentino Alto Adige di costituire con loro una Regione Euro Alpina dove esistono la stessa cultura anche se ci sono lingue diverse, lo stesso patrimonio da tutelare, l’agricoltura più forte, l’industria più forte, il terziario più forte, perché il prodotto interno lordo dell’Europa è nella nostra Padania. Abbiamo cominciato a scrivere il programma in una piccola località del cantone del Sangallo per tutelare il manifatturiero perché siamo in 70 milioni e non possiamo morire di Cina. Nell’accordo accetterà di entrare anche la Svizzera. Il 28 giugno di quest’anno a firmeremo questa grande strategia”.
Una strategia annunciata in anteprima, di cui “non si legge nulla sui giornali”. A seguire quanto fatto dal gruppo in Regione Lombardia. “Dal 2011 – ha raccontato Gibelli – i finanziamenti alle imprese sono destinate solo ai lombardi residenti in Lombardia. Basta società che arrivano da Sicilia e Calabria, prendono i fondi, e poi vanno altrove. Inoltre, da quest’anno, su iniziativa della Lega, chi delocalizza e toglie il lavoro ai lombardi non prende più soldi dalla Regione. Da circa un mese, gli appalti sotto soglia per lotti funzionali premiano le imprese a chilometro zero, mentre nelle scuole quando un insegnante chiede l’avvicinamento bisognerà attingere agli albi regionali. Poi abbiamo introdotto per legge regionale le gabbie salariali sui contratti di secondo livello, legando il lavoro al costo della vita. La prima azienda che ha avviato la sperimentazione è l’Aermacchi della provincia di Varese, perché ha capito che più ci si lega al territorio e più i risultati arrivano anche sul piano della competitività.
Dopo una breve introduzione del coordinatore provinciale Stefano Candiani, a Massimiliano Seregni è rimasto il tempo di poche parole per ringraziare i vertici intervenuti alla sua serata e per puntualizzare le differenze del gruppo leghista in queste amministrative 2012 in termini di persone, idee e proposte. “Abbiamo un programma concreto fatto di cose fattibili – ha detto convinto – perché non vogliamo prendere in giro i cittadini. Sulla mia passata esperienza in giunta ho scritto il libro “Cambiare è possibile” scaricabile gratuitamente dal sito della Lega, che è un modo d’essere perché parte dalla convinzione che non basta solo l’onestà ma che ci vuole anche la competenza. Gli altri parlano di trasparenza ma la cosa è più corretta è presentare un programma chiaro”. Nei confronti con gli altri candidati sindaco Seregni appare competente e un buon oratore. Del resto è un avvocato. Ma purtroppo, stando ai sondaggi, lo scandalo nazionale sui finanziamenti elettorali finiti in oro e pietre preziose rischia di riflettersi nelle urne cittadine delle prossime amministrative di maggio.
Ombretta T. Rinieri

‘Notiziario’ 27 aprile 2012 – pag. 73