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Riforma dell’art. 18, ma ai cinesi non interessa

Il confronto con il ministero dello Sviluppo, l’attesa per la nascita di un’Agenzia per l’internazionalizzazione, la procedura ora veloce per i visti da Pechino. Eppure la riforma del lavoro è marginale

 

MILANO – Ide. Investimenti diretti dall’estero. Il tour asiatico del premier Mario Monti ha – tra le priorità – quella di incoraggiare gli investimenti da oltre-confine. E allora chi meglio dei cinesi, con il loro enorme surplus di bilancia commerciale? Tra le giustificazioni avanzate dal Quirinale sulla necessità di una riforma del lavoro finalmente capace di superare l’attuale carattere duale tra iper-tutelati e iper-marginalizzati c’è stato – appunto – il recente richiamo a una maggiore attrazione di investimenti esteri, sui quali peserebbe la presunta assenza di meccanismi di flessibilità in uscita. Non solo in tema di debito pubblico (come dimenticare il viaggio estivo dell’allora direttore del Tesoro, Vittorio Grilli, a caccia di investitori istituzionali capaci di attenuare il rischio sovrano dell’Italia in preda agli attacchi speculativi), ma soprattutto per investimenti di natura industriale capaci di rilanciare l’occupazione…

 

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http://www.corriere.it/economia/12_marzo_26/articolo-diciotto-investimenti-cinesi_cde66374-7741-11e1-93b9-89336e75ab45.shtml

 

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@nuvoladellavoro26 marzo 2012 | 21:12© RIPRODUZIONE RISERVATA