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Anoia e Malingambi: lo sfascio del Ccsa

III e ultima parte

 

anoia giovannaARESE – Estate 2010. Intese vince a metà luglio la manifestazione d’interesse di Facs per la gestione del centro sportivo. Il Ccsa, che aveva una lettera firmata dal sindaco Gianluigi Fornaro e dall’assessore allo sport Domenico Congedo per la gestione sportiva della stagione 2010-2011, è spiazzato perché si ritrova con un bando che praticamente lo ha estraniato dallo sport dopo quarant’anni di attività nel “Davide Ancilotto”. Partono i vari incontri con Intese dove il nuovo direttivo del Ccsa (Nestri era stato defenestrato a giugno) cercava di capire come potesse continuare a gestire lo sport incamerando i propri soldi. Ma Intese era assolutamente contraria. Anche perché, vista dalla parte della società romana che aveva vinto l’avviso di fondazione per gestire sia strutture che sport del centro sportivo, ora si ritrovava a non poterlo fare liberamente ma a dover fare i conti con la società preesistente.
Il 6 agosto il Ccsa riceve le prime proposte per il basket da Venturelli, nell’azionariato di Intese. Il 24 agosto il procuratore di Intese Chiappini dichiara che tennis, nuoto libero e ricreativo e calcetto passano ad Arese Sport. “Davanti a queste azioni – racconta Alfredo Malingambi, allora direttore generale del Ccsa – diventa difficile dialogare e lavorare con Intese”. “Il nostro tesoriere Guido Demetrio – si unisce nel racconto a due voci di quei giorni la vice presidente Giovanna Anoia – aveva proposto di lasciare le attività al Ccsa e di ribaltare a Intese una percentuale del 10%. Ma a Intese non andava bene, perché il 10% era una media che si collocava tra attività remunerative come ginnastica, nuoto o tennis che avevano una percentuale del 25% e altre meno remunerative come basket, calcio o pallavolo il cui delta era il 5 per cento”.
Malingambi e Anoia vorrebbero ricorrere a un legale per far valere i diritti del Ccsa per la mancata applicazione della lettera di Fornaro-Congedo. “Ma Demetrio – spiega Malingambi – era convinto che la soluzione fosse una soluzione politica e quindi cercava di mediare con il sindaco ritenendo che fondazione potesse un domani non esserci più. Perciò prese tutto il know-how del Ccsa e lo trasmise a Intese”. “Dentro il consiglio del Ccsa – continua Anoia – c’erano delle correnti. Io ero contro a qualsiasi contatto che non fosse stato chiarito prima e che non fosse trasparente e non ero disponibile a cedere l’attività e il know-how del Ccsa a nessuno. Altri speravano che Intese migliorasse gli impianti sportivi portando beneficio allo stesso Ccsa”.
Nel settembre 2010 il Ccsa, ormai piegato dagli eventi, elabora la bozza di un contratto di collaborazione e cooperazione sportiva nel centro sportivo, che poi verrà approvato dall’assemblea straordinaria della polisportiva il 16 settembre. Il contratto, che però non sarà mai sottoscritto, doveva durare fino al 31 agosto 2011. “A grandi linee prevedeva – spiega Malingambi – che tutti i costi relativi a istruttori, assistenti e atleti ed eventuali palestre esterne fossero a carico del Ccsa, ma che marketing e vendita del corso sarebbero stati a cura di Intese o di un suo soggetto demandato. Dal canto suo, il Ccsa poteva tesserare i partecipanti ai corsi sotto la propria egida, assicurare le iscrizioni federali degli atleti pagandone gli oneri, pagare le iscrizioni alle gare e ai vari campionati agonistici e la polizza infortuni degli atleti tesserati alle associazioni sportive. Intese riconosceva un acconto pari al 30% del valore delle iscrizioni previste ai corsi . Passati 30 giorni dall’avvio dei corsi, a seguito del numero effettivo degli iscritti, avrebbe ricevuto il resto del dovuto in otto ratei mensili”. Il direttivo del Ccsa si spacca. A fine settembre ginnastica e danza del Ccsa passano in toto a Intese e Arese Sport. Il 28 settembre 2010 si tiene un consiglio comunale straordinario sul centro sportivo dove il Ccsa viene accusato da più parti di aver operato una gestione poco trasparente, diseconomica e debitoria a causa della quale il Comune aveva tentato la strada della fondazione. Sulla trasparenza recriminazioni da parte degli stessi soci del Ccsa. “E’ previsto dallo statuto – racconta Franco Dellupi, fra le varie cariche anche ex tesoriere del Ccsa – che quindici giorni prima dell’assemblea sia possibile visionare il bilancio, ma negli ultimi anni ciò non è stato più possibile”. “Si veniva a conoscenza di alcune cose che accadevano all’interno del comitato esecutivo – rincara Giovanna Anoia – soltanto durante le riunioni del consiglio direttivo. Anch’io certe cose le ho sapute solo quando sono diventata vice presidente. I conti erano tenuti dalla moglie del tesoriere del Ccsa Valter Stoppa. E cosa fai? Ti metti contro? Significava fare una dichiarazione di guerra e non fare più nulla là dentro. Io e Malingambi abbiamo potuto ribaltare tutto solo l’anno scorso, con il cambio della presidenza da Mario Nestri a Sabatino Buonaccorsi”.
Ombretta T. Rinieri
‘Il Notiziario’ 10 febbraio 2012 – pag. 63