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La città oggi ‘Bella, ma un po’ troppo spenta’

(Intervista all’ex sindaco di Arese Giancarlo Grandi)

 

grandi nel 1974ARESE – (o.t.r.) – Villaggi, scuole, poliambulatorio, stazione dei carabinieri, strade, municipio, parchi, centro sportivo, marciapiedi, case popolari. Dopo quarant’anni l’impronta di Giancarlo Grandi è ancora visibile. Ma naturalmente ogni cosa ha il suo rovescio della medaglia. Arese non fa eccezione. “Gli spazi verdi vanno mantenuti – dice l’ex sindaco – e secondo me sono da curare di più le piante, a cominciare dalle potature. Bisogna concimare. Se c’è una forte siccità bisogna pensare alla botte come si usava una volta e bagnare i prati. Poi c’è la sosta selvaggia. Ci vuole più sorveglianza. Più divise in giro”.
Grandi trova pesante l’attuale macchina comunale: “Troppi capi ripartizione. Troppi responsabili. Troppi uffici. Ma che fanno? Telefoni e ci vogliono tre ore prima che ti rispondano. Se capiscono la mia voce c’è cortesia: “Buongiorno desidera? Altrimenti no”.
La nota dolente di Arese però sono i negozi. “Non ce ne sono – ammette Grandi – perché la vicinanza con Milano e Rho crea una forma di non acquisto in sede locale. Manca ad Arese la curiosità del negozio, che porta luce, movimento. E invece Arese dopo una certa ora è un po’ cimiteriale”.
Colpa anche del contesto sociale venutosi a creare negli anni. “Bisogna considerare – analizza Grandi con lucidità – che ad Arese c’è molta gente di Milano che viveva in un condominio e che è riuscita a comprarsi qui una villetta. Molti di loro non vanno nei negozi ad Arese. Sono difficile da accontentare. Alcuni sono anche maleducati. Non producono. Criticano e pretendono. Purtroppo è una forma di snobismo fuori posti che rovina non solo Arese, ma tutta l’Italia. Se ne vede molta di gente così anche in televisione”.
Sconfinando sul sociale, di Arese colpisce l’alto numero di suicidi. “Per me è un problema gravissimo – considera Grandi – perché il valore della vita viene prima di tutto. Oggi i ragazzi appena aprono bocca, ottengono la moto, la macchina, il cellulare. La famiglia non ha più valori. Il matrimonio non è più una scoperta. E’ un matrimonio che prolunga una relazione. Non c’è più la conquista. Si dividono tutti e i ragazzi invece hanno bisogno di essere guidati. Insomma è cambiato tutto”.

(La Prealpina 26 aprile 2006)