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Intercettazioni, Islanda e Italia agli antipodi

Paese che vai cultura che trovi. Ben diverse devono essere quelle di Islanda ed Italia in materia di libertà di informazione. Mentre nel nostro stivale impazzano polemiche e proteste per un disegno di legge, quello sulle intercettazioni, che privileggerebbe la privacy alla diffusione delle notizie, nell’isola islandese si approva una legge che toglie ogni bavaglio all’informazione e addirittura si propone come base per chiunque voglia far trapelare notizie senza rischiare denunce. La legge, proposta dalla deputata anarchica Birgitta Jonsdottir e approvata lunedì notte all’unanimità, prevede che i server islandesi ospitino documenti di interesse pubblico senza che la giustizia locale possa impedirne la divulgazione, tentare di scoprire chi li abbia rivelati o dare seguito a condanne comminate da tribunali esteri in base a leggi contrarie alle norme islandesi. Inoltre, chiunque abbia divulgato del materiale online, o il proprietario del server che abbia ospitato tali notizie, non solo sarà protetto dalla legge, ma avrà il diritto di contro-citare in un’aula di tribunale chiunque gli abbia rivolto minacce o denunce a riguardo, con l’accusa di violazione della libertà d’espressione. E ancora, aspetto che potrebbe diventare di prepotente attualità in Italia, se i documenti rivelati dovessero interessare anche altri paesi la legge darà modo ai giornalisti dei paesi interessati di riprendere la notizia senza temere ripercussioni da parte dei propri governi. Una bella via di fuga, nel caso il ddl Alfano dovesse essere approvato, per i giornalisti italiani che potrebbero pubblicare ugualmente intercettazioni proibite, inviandole a siti islandesi e da qui riprenderle e riportarle sugli organi di informazione italiana. Intanto, però, finché il ddl non diventa legge, continuano le proteste. Mentre il premier annuncia che potrebbe addirittura ritirare il provvedimento, che “è stato massacrato” dagli emendamenti, davanti al Parlamento blogger e popolo della rete hanno messo in scena un sit in di ventiquattro ore iniziato a mezzanotte di martedì e terminato alla mezzanotte di ieri. A differenza di Berlusconi il mondo del web non pensa affatto che gli emendamenti abbiano sbavagliato l’informazione, al contrario la libertà di espressione su internet sarebbe pesantemente penalizzata. Infatti nonostante gli emendamenti presentati al ddl dai deputati Roberto Cassinelli (Pdl) e Roberto Zaccaria (Pd), molto attenti alle questioni digitali, l’obbligo di rettifica entro 48 ore per tutti i siti internet rimane nel testo. Questo comma estende la rettifica contenuta nella disciplina sulla stampa ai tutti i “siti informatici”. Sulla rete è già stato ribattezzato il “comma ammazza blog” perché in caso di approvazione, denunciano i blogger, metterebbe nei guai tutte le persone che gestiscono siti amatoriali, magari nel tempo libero e non quotidianamente. Secondo la norma, di fronte ad una richiesta di rettifica, il gestore del blog, dovrà pubblicarla entro due giorni, in pratica nello stesso tempo previsto attualmente per i quotidiani, altrimenti sarà costretto a pagare una sanzione fino a 12.500 euro.

da ‘Informa’ L’Agenda del Giornalista – 29 luglio 2010