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Ricordo di Paolo Borsellino attraverso le sue parole

da ‘Paolo Borsellino e l’agenda rossa’, redazione di 19luglio1992.com

 

Le statue di Falcone e Borsellino sono state villipese, ma ciò non ha intaccato la memoria di questi due magistrati, servitori dello Stato, morti per tutti noi. Come ha detto Don Ciotti: ‘NOn sono statue di gesso, ma di ossa e carne’.

 

‘Ti dico solo che loro possono uccidere il mio corpo fisico e di questo son ben cosciente. Ma sono ancora più cosciente che non potranno mai uccidere le mie idee e tutto ciò in cui credo! Si erano illusi che uccidendo il mio amico Giovanni (Falcone), avrebbero anche ucciso le sue idee e quel gran patrimonio di valori che stava dietro a lui. Ma si sono sbagliati, perché il mio amico Giovanni tutto ciò che amava e onorava, lo amava così profondamente da legarselo nel suo animo, rendendolo dunque immortale’.

 

‘La maggior parte della gente rispetta le leggi dello Stato non perché le tema, non perché tema la sanzione penale o civile che sia, lo fa perché ritiene che sia giusto non uccidere o non sorpassare in curva. E se così non fosse, cioé se la gente rispettasse le leggi solo perché le teme, non basterebbero tanti carabinieri per il numero di persone che ci sono nel nostro paese; la maggior parte di noi rispetta le leggi perché SENTE il dovere di osservarle’.

 

‘Questo è ciò che è accaduto storicamente nel Meridione d’Italia, dove il cittadino si è sentito estraneo allo Stato, non ha sentito l’impulso istintivo a rispettare le leggi. Ciò è accaduto principalmente nelle tre grandi regioni del sud: Campania, Calabria e Sicilia, dove si è venuta a creare una vera e propria disaffezione verso lo Stato e le sue leggi’.

 

‘Tanto più il cittadino si sente parte integrante dello Stato con tutte le sue ramificazioni di Regione, Comune e Provincia, tanto più sente il dovere di rispettare le leggi’.

 

‘Questo è il motivo della nascita delle grandi organizzazioni criminali che conosciamo come Camorra e Mafia. Perché? Perché ci sono i bisogni che il cittadino chiede, quelli economici, quelli sociali, i bisogni di sicurezza, che il cittadino chiede gli siano assicurati dallo Stato in tutte le sue articolazioni regionali, comunali e provinciali; quando il cittadino non si identifica più nello Stato, quando non ha più fiducia in quest’ultimo, cerca di trovare dei surrogati. L’errore è di pensare che la mafia abbia colmato il mancato sviluppo economico di queste parti disagiate del Paese, quindi sbagliamo se crediamo di risolvere il problema inviando più risorse economiche in quelle zone. Lo Stato ha sì il dovere di sostenere le zone con ampie sacche di disoccupazione, di emarginazione e di miseria, ma se non capterà la fiducia dei cittadini sull’imparziale ed equa distribuzione delle risorse, le organizzazioni sfrutteranno questo profluvio di risorse per meglio lucrare. L’esempio è che quando in Sicilia arrivano delle risorse, le organizzazioni sfrutteranno questo profluvio di risorse per meglio lucrare. L’esempio è che quando in Sicilia arrivano delle risorse dallop Stato centrale, la prima cosa che si pensa è che queste verranno spartite dalla mafia.
Se queste sono le ragioni di fondo della nascita e dello sviluppo della mafia, non illudiamoci che le azioni giudiziarie da sole, possano fare piazza pulita dell’intero fenomeno. Potremo prendere questo o quel capo-mafia, potremo accertarne la colpevolezza, ma se non andremo a fondo del problema, alla radice, la mafia si ripresenterà sempre più forte di prima: abbiamo tutti assistito al grande clamore attorno al maxiprocesso di Palermo, ma finito quello, eravamo punto e a capo’.

 

‘Quando un’azione è soltanto giudiziaria e repressiva, ma non incide sulle cause del fenomeno è chiaro che non è efficace’

 

‘Vi è stata una delega totale e inamissibile nei confronti della magistratura e delle forze dell’ordine a occuparsi essi solo del problema della mafia. Lo Stato n on ha fatto nulla p’er creare le condizioni per una migliore amministrazione, per esempio, della giustizia civile, alla quale il cittadino si rivolge per piccoli fatti o piccole cause civili; un processo civile dura non meno di dieci anni’.

 

‘Infine l’equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusatoi di av ere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto…eno!’.

‘Quanti di voi conoscono qualcuno che seppure mai condannato sanno che non è un uomo onesto?’.

‘Questo discorso non va perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale, può dire, beh, ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso’.

‘Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarne le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosiu, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica’.

 

‘Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioé quest’uomo non è stato condannato quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!’

‘QUESTO DOVREBBE SPINGERE I PARTITI A FARE PULIZIA AL PROPRIO INTERNO’.