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Miasmi dai loculi del cimitero, i parenti fanno causa al Comune

ARESE – “Deorum manium iura sancta sunto”, i diritti degli umani che sono sacri. Così i romani prescrivevano nelle loro 12 tavole della Legge la massima cura e assistenza per i defunti, i cui diritti sono fin dall’antichità, sacri. Con questa epigrafe dedicata al rispetto dei morti, Ugo Foscolo si ricollega ai classici nella sua poesia “I Sepolcri” attraverso cui ha spiegato il valore che la tomba ha per chi rimane, mentre Ippolito Pindemonte ne aveva già prima sottolineato il valore religioso quale simbolo di preghiera.
Non si concilia al cimitero d’Arese di via Degli Orti la cultura classica, la religiosità, il rispetto dei defunti, il momento privato e consolatorio dei loro congiunti in preghiera davanti alle tombe con la vicenda dei loculi dai quali continuano, dopo sei anni e vari interventi a tampone da parte dell’amministrazione comunale, a uscire miasmi (e liquidi) che impediscono di sostare con serenità davanti ai tumulati.
“La situazione è divenuta insostenibile”, racconta Maria Rosa Zaffaroni, che nel 2004 ha perso un figlio di trent’anni e che per questa vicenda ha rotto i ponti con il cugino Carlo Giudici, ex assessore Udc all’edilizia pubblica e attuale vice sindaco. Chi perde un figlio non ha più nulla da perdere, e ora la madre coraggio è a capo di una cinquantina di parenti che si sono rivolti a un legale per veder riconosciute le proprie ragioni visto che ancora il 23 giugno scorso in una discussione in municipio con la responsabile del settore, ingegnere Menotti, non ha cavato un ragno dal buco.
“Già ho avuto una disgrazia e in questi giorni di caldo – continua Maria Rosa Zaffaroni – non posso nemmeno sostare davanti a mio figlio dall’odore che esce dalle tombe. Ma cosa abbiamo fatto di male? Abbiamo pagato in contanti 3500 euro, ma al posto dei loculi il comune ci ha venduto una discarica. Spostarlo da un’altra parte significherebbe comprare un altro loculo e lasciare quello vecchio al comune. Non ci sono sconti. Non ci sono risarcimenti. E’ giusto? E poi c’è anche il pericolo di questi miasmi”.
I loculi in basso e in alto (i più scomodi) sono costati ai parenti 3500 euro, quelli nelle file centrali oltre 4mila euro. Progettati dagli architetti Angelo Bugatti, Marco Bagnara e dall’ing De Lotto (che hanno svolto anche la direzione dei lavori e il coordinamento della sicurezza), i loculi sono stati realizzati per 169.155 euro netti dalla Piramide di Palazzago su moduli prefabbricati forniti dalla Rotondi Prefabbricati. Il 28 gennaio 2003 l’Asl ha rilasciato parere favorevole all’usabilità e il 17 ottobre dello stesso anno i tecnici collaudatori Rottino e Mosca certificavano la regolarità del manufatto.
I loculi vengono venduti e da subito iniziano i problemi dei miasmi, sminuiti e negati dall’assessore Giudici: “E’ l’acqua dei fiori”. Fino a che Maria Rosa Zaffaroni, stanca di sentirsi zittire dal cugino non presenta nel dicembre 2006 un esposto in comune in cui avanza l’ipotesi di “probabili gas di putrefazione”. Inizia il calvario. Vengono aperti dei loculi e si scopre che madre coraggio aveva ragione: casse lesionate con uscita di percolato. Seguono interventi di smontaggio, assorbimento dei liquidi, disinfezione con calce bianca e sterilizzazione. Ma i problemi si ripresentano e si riparte d’accapo. Si decide allora di migliorare la ventilazione del porticato dei loculi mettendo un areatore industriale, abbattendo parte della parete sul lato Ovest del portico e aprendo sul tetto i lucernari (fino a quel momento sigillati). Ma i problemi non si risolvono. I parenti si rivolgono al difensore civico Agnifili (che più volte interviene nei confronti dei politici) al legale Emanuela Gambini e all’architetto Sergio Barbera (altresì presidente di un’Associazione di tutela dei cittadini). Riescono a ottenere un’altra pulizia per la quale si scoprono altre casse rotte e conseguenti problemi igienico sanitari per i quali è stata necessaria la riapertura dei loculi e il trasferimento di tutte le casse in bare di zinco, poi sigillate.
Nulla di fatto. Gli odori persistono. Si arriva al consiglio comunale del novembre 2008, dove sindaco Perferi e assessore Giudici sono costretti a informare la cittadinanza che stante il proseguimento del problema si era costituita una terna di tecnici: uno scelto dalle famiglie (Barbera), uno dal comune (Andreani) e uno fra i progettisti dell’opera (Bagnara). Si arriva anche alla campagna elettorale del 2009, laddove in un confronto fra i candidati sindaci alla richiesta da parte del pubblico se il comune fosse stato disposto a risarcire i danni, i candidati Fiorito e Fornaro dissero che una volta individuati i responsabili l’amministrazione sarebbe intervenuta “in maniera sanzionatoria” .
Nel frattempo la terna accerta che i loculi sono fatti male. Infatti, non sarebbero impermeabilizzati, non ci sarebbe la raccolta del percolato in un buco a parte come prevede la legge, né il camino di sfiato e la costruzione sarebbe carente. L’abbattimento della parete non crea il circolo diretto dell’aria com’ era stato detto, mentre la comunicante camera mortuaria (sprovvista di cellula frigorifera), in cui sostano le bare prima di essere inviate alla cremazione (pare anche per giorni), peggiora tutta la situazione.
Per risolvere i problemi la terna Barbera, Bagnara e Andreani si esprimono a gennaio di quest’anno per l’isolamento completo dei loculi e l’installazione di esalatori volti a convogliare all’estero i gas e Andreani, che era stato incaricato dall’allora giunta Perferi, presenta apposito progetto. Che però viene bloccato a maggio dall’assessore Salvatore Crisafulli, architetto, in cerca di soluzioni alternative. Decisione che la giunta Fornaro ha ratificato con delibera dell’8 giugno scorso disponendo “ulteriori approfondimenti di verifica”.
Nel timore di altri rinvii e rimpalli, una sessantina di parenti dei defunti si sono riuniti stasera con l’avvocato Gambini e l’architetto Barbera per avviare nei confronti del Comune una causa collettiva per risarcimento danni e una denuncia alla Corte dei Conti per danno erariale.
Ombretta T. Rinieri
Leggi anche “Prealpina” dell’11.7.2010 – pag. 21