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La scuola italiana secondo l’Ocse

ARESE –  Mentre i politici riformano, gli studenti crescono. Ma come? Dal 2000, l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) fotografa all’interno dei 57 stati membri il livello di conoscenze e competenze in lettura, matematica e scienze acquisite dai quindicenni al termine della scuola dell’obbligo. In quell’età in cui lo studente si trova al bivio tra l’istruzione superiore e l’università o la formazione professionale e il lavoro.
La ricerca, denominata ‘Pisa’ (Programme for international student assessment) viene svolta a intervalli di tre anni ed è giunta quest’anno ad aprile alla quarta edizione. L’obiettivo è quello di fornire a politici, autorità scolastiche, docenti, genitori e allievi dati comparativi in modo sull’acquisizione di competenze giudicate necessarie per affrontare e risolvere i problemi della vita quotidiana. In attesa dell’ultima rilevazione, vale la pena rileggere i risultati già noti, purtroppo poco incoraggianti per l’Italia. Nelle sessioni 2000, 2003 e 2006, in media i nostri ragazzini sono progressivamente peggiorati, passando in una classifica negativa dal 18,9% al 23,9 e 26,4% per non essere in grado di decodificare le informazioni scritte in un testo, capirne la logica interna e confrontarlo con le conoscenze acquisite. Con 462 punti, gli italiani sono al 33esimo posto per le capacità di lettura, al 36esimo per la cultura scientifica e al 38esimo in matematica.

Ombretta T. Rinieri