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Libertà di stampa

I fatti che danneggiano la libertà di stampa:

 

1) entrare in un giornale in cambio di una tessera di partito e diventare il trombone dei politici;

2) entrare in un giornale grazie a ‘influenti amicizie’ per ritrovarsi sempre a dire Sissignore;

3) il disconoscimento del ruolo del giornalista quale portatore di interessi collettivi (vedasi i reati in materia ambientale, per esempio) da una legge (n. 15) del 2005, che di fatto annulla la 241/90 a favore dell’accesso per interesse personale;

4) non avere il sostegno e la tutela di un servizio legale forte e gratuito per svolgere concretamente il ruolo di ‘cane da guardia del potere’ ;

5) l’esistenza di ‘colleghi’ volutamente non iscritti all’albo (e pertanto perfetti sconosciuti all’Inpgi e all’Ordine), che scrivendo gratis o quasi in quantità industriale, si prestano a scrivere veline, scopiazzano, inventano e non controllano le fonti agendo al di fuori di ogni regola deontologica ed etica. Tanto questi chi li sanziona? Mentre per i lettori tutti coloro che scrivono sui giornali sono giornalisti. Non vi sono distinzioni;

6) l’esistenza di pubblicisti, che ‘arrotondano’ lo stipendio principale con l’hobby del giornalismo per una questione d’immagine e di ritorno di rapporti di forza con enti e politici;

7) l’esistenza di un vivaio di ‘praticanti politici’ con il posto già assicurato, perché la ‘faziosità è un diritto’. Se tutto ciò è vero e giusto, qualcuno deve spiegarmi allora perché esistono le scuole di giornalismo;

8) lasciare che ‘Striscia la Notizia’ sostituisca nell’immaginario collettivo la fatica, la serietà e la preparazione del lavoro giornalistico (senza nulla togliere ai corrisdpondenti di Ricci, che comunque assolvono a un bisogno di informazione);

9) la corsa miope di taluni editori al risparmio di retribuzioni e collaborazioni (in alcuni giornali i co.co.co., vengono pagati addirittura meno 10 euro a pezzo! Uno non si ripaga neppure il telefono e la benzina), che svilisce l’impegno e le tasche;

10) la sostituzione delle inchieste indipendenti con il gossip di tutti i tipi;

11) la sostituzione dei contenuti con la pubblicità.

 

Si potrebbe continuare ancora a lungo, ma penso che l’elenco sia più che sufficiente a spiegare la caduta della qualità dell’informazione nel nostro Paese e la conseguente disaffezione dei lettori ai giornali, che in tempi di crisi si tramuta in un bel taglio all’acquisto in edicola.

Ombretta Tiziana Rinieri

Ripresi da:
http://www.fnsi.it/ArchivioPdf/ILGIORNALISTAluglio-ago2009.pdf
http://www.truciolisavonesi.it/articoli/numero213/giornalisti.htm