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“Serve un intervento pubblico”

Il futuro del borgo al centro di un convegno di Legambiente

P1000412BOLLATECastellazzo ha vinto quest’anno il referendum nazionaleSalvalarte” che ogni anno Legambiente indice per capire quali sono nel sentire comune i monumenti del patrimonio storico artistico e culturale che meritano solleciti interventi di tutela.

 

Scontata la chiamata alle armi generale di istituzioni, esperti in beni culturali, cittadini e ambientalisti contro la società immobiliare Gaussiana, unica proprietaria della dimora patrizia, che come è noto ha presentato nei mesi scorsi all’ufficio parchi della Regione Lombardia un progetto studiato dall’architetto Gae Aulenti che condiziona il restauro di Villa Arconati alla nascita di un complesso residenziale di 240mila metri quadrati con tanto di corti provviste di strade d’accesso, parcheggi e servizi, centro sportivo e campi da golf.

 

Sottintesa la posizione del costruttore Rancillo: riportare agli antichi splendori la Villa costa oltre 60 miliardi. Per trovarli è necessario rendere appettibile Castellazzo realizzandoci case d’élite. Un progetto, almeno a parole, unanimemente avversato, ma che ha avuto il pregio di schiodare l’immobilismo che da oltre vent’anni teneva ferma la sorte del complesso.

 

La prima a reagire è stata Legambiente dicendo subito no alla cementificazione. Ma l’associazione ambientalista non si è puntata sul radicalismo e nei giorni scorsi ha organizzato un convegno cui hanno partecipato i maggiori interlocutori impegnati nella partita, nell’ambito del quale ha presentato un progetto commissionato al Cresme, che vuole essere uno fra molti altri futuri contributi nella ricerca di un’idea forte che sollevi Castellazzo dalla decadenza.

 

Il presidente di Legambiente Lombardia Andrea Poggio ha però messo in guardia contro la demonizzazione della proprietà del privato in quanto tale e ha ricordato la cattiva gestione della mano pubblica della Villa Reale di Monza. In un’impresa così grande come quella di riportare in vita il borgo storico di Bollate la proprietà non può essere esclusa, ma regista dell’operazione deve essere l’ente pubblico. La via indicata da Poggio è quella di mezzo, che tiene conto di tutte le forze in campo: proprietà, comune e Parco Groane. Ma pure Provincia, Regione e Ministero.

 

Intanto qualcosa di concreto è cominciato a venir fuori. Il sindaco Giovanni Nizzola ha annunciato lo stanziamento di cento milioni di lire con cui si possono finanziare studi e ricerche su Castellazzo. Il direttore del Parco Groane,  Fabio Lopez,  ha illustrato la bozza di un piano d’area che prevede il restauro di Villa Arconati, il mantenimento delle trenta famiglie residenti nel borgo, la conservazione degli ambiti d’interesse naturalistico, la ristrutturazione delle fornaci, la cessione dei terreni al Parco. Per realizzare questo piano, Lopez suggerisce al comune di concedere dei comparti di edificazione all’esterno della Varesina.

Il direttore del Parco ha ricordato che oggi esistono strumenti che consentono meccanismi veloci di riqualificazione e di pianificazione della curva urbanistica e quindi tanto più i terreni passano sotto il controllo pubblico tanto meglio sono protetti. Nel frattempo Lopez ha annunciato la sistemazione del canale secondario Villoresi che attraversa il complesso, la realizzazione di una rete di piste ciclabili e il miglioramento della sicurezza.

 

Nettamente contrario a concedere edificazioni Amedeo Bellini, docente del Politecnico, che parlando di diseconomia del territorio ha premesso che “il discorso non può essere quello di parare in una qualche maniera iniziative private che sono sconvolgenti, ma piuttosto quello di prendere in mano il timone della cosa e fare il piano pubblico”.

 

Bellini ha ricordato che “il problema è quello di una nazione che con 56 milioni di abitanti dispone di 84 milioni di case. Più di quante ne abbia ogni altro paese del mondo”.

Ombretta T. Rinieri

(Prealpina – 9 giugno 2001 – pag.11)