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Arese ha approvato il nuovo statuto comunale

IN CONSIGLIO – Consigliere delegato e concetto di famiglia i punti più discussi

 

Il sindaco Michela Palestra

ARESEArese ha un nuovo statuto comunale. La riforma, passata in consiglio comunale il 30 marzo 2017, si è resa necessaria per aggiornare il testo alla normativa vigente e per un’esigenza di semplificazione. Fra le novità l’introduzione del consigliere delegato, il riconoscimento della famiglia nelle sue diverse espressioni, l’introduzione dei referendum consultivi, propositivi e abrogativi, del  bilancio partecipativo, della mediazione civile, la revoca del presidente del consiglio comunale, il riconoscimento della rete dell’associazionismo aresino con la costituzione delle consulte e della partecipazione civica dei beni comuni.

 

Fra le sottolineature, è stata alzata la soglia delle firme necessarie per ottenere il referendum propositivo (ma ne è stato abbassato il quorum) e non si potrà chiedere il referendum abrogativo in materia urbanistica.     

Dopo i ringraziamenti di rito del sindaco Michela Palestra alla commissione affari istituzionali, alla struttura e alla presidente del consiglio Veronica Cerea che ha diretto i lavori fin dal 2013 è partita la discussione di merito.

Il consigliere Luca Nuvoli (Pd)

“E’ stato un percorso lungo e faticoso – ha ammesso con onestà Luca Nuvoli (Pd) – ma ha coinvolto sia i partiti di maggioranza che quelli di minoranza. Abbiamo lavorato molto sui temi dei principi fondamentali e sono emerse visioni diverse sulla società. Qui si parla di famiglia fondamentale nelle sue diverse differenze affettive, sia all’interno del matrimonio sia all’interno della convivenza omosessuale ed eterosessuale, così come abbiamo voluto sottolineare  il consumo zero del territorio, il tema dell’acqua come patrimonio dell’umanità proposto dal m5s ed esaltare i concetti di solidarietà sul tema dei migranti. Per quanto attiene invece la gestione comunale la revoca (con voto segreto per tutelare i consiglieri) del presidente del consiglio comunale qualora non sia elemento di terzietà ci è  venuta dall’esperienza avuta quando ci trovammo in minoranza e pur chiedendolo non la potemmo ottenere perché non previsto dallo statuto”.

 

 

“Qual è il vero motivo – ha chiesto Carlo Giudici di Arese al Centro – di dover instaurare all’articolo 20 la  figura del consigliere delegato quando queste funzioni possono essere svolte dal sindaco. Mi pare una delega delle proprie funzioni e non ne vedo la necessità”. “L’introduzione del consigliere delegato è una figura controversa – è intervenuta Ilia Pergoli  (Forum per la Città) –  però in tanti comuni ha ottenuto molto successo. E’ stata inserita nell’ottica di valorizzare la figura del consigliere quale funzione di supporto al sindaco e assessore nelle sue deleghe”. “L’articolo 36 va insieme all’articolo 20 – ha specificato il sindaco –  proprio per definirne l’esistenza e limitarne il ruolo. Non vi è una duplicazione dei ruoli rispetto all’assessore. La delega è  temporale su precise indicazioni”.  Spiegazioni che però non hanno convinto Loris Balsamo del m5s che in fase di votazione si è astenuto.

 

Il passaggio più critico della discussione consiliare, tuttavia, si è registrato sul  concetto di famiglia espresso nel nuovo statuto comunale. Andrea Miragoli  di Forza Italia (che contrariamente a Sergio Cattaneo della Lega Nord dopo un confronto personale con sindaco e vice sindaco sul tema dei disabili è tornato a partecipare al consiglio) ha così pungolato: “Mi meraviglio che alcuni esponenti della maggioranza che frequentano quotidianamente la Chiesa Cattolica non siano mai intervenuti sull’argomento (in commissione, ndr) che come sappiamo è molto sentito in Vaticano… Io credo che la famiglia debba essere considerata tale solo quando vi è un unione civile tra uomo e donna come vuole la natura , perché solo così la famiglia può continuare a svilupparsi….Davvero mi stupisco che per i diritti degli omosessuali o per riscattare i diritti di pochi e spesso opinabili scendano in piazza in migliaia mentre per la sopravvivenza  di tutti, per i diritti di libertà, per la tutela della nostra gente, delle nostre fabbriche, dei nostri cervelli e delle nostre risorse non manifesti e non apra bocca nessuno”.

 

Per me è un punto di forza che si prendano a cuore i diritti delle minoranze –    gli ha risposto Tito Bellunato del Forum  – che non vuol dire togliere i diritti alla maggioranza. Per questo vedo in questo statuto un elemento di forza e di civiltà”. “Questa formulazione – ha ritenuto anche Edoardo Buroni (Pd) è positiva e giusta ed evita di cadere in retaggi ideologici”.  “Sul tema dei diritti civili e delle famiglie – ha concluso Paola Pandolfi (Pd) – vorrei ricordare che una volta nemmeno le donne avevano diritto al voto. Le unioni civili sono riconosciute dallo stato. Se vuole io mi offro volontaria per fargli conoscere da vicino queste realtà e vedere come il riconoscimento di questi diritti civili abbia permesso di stanare situazioni che stagnavano anche da quarant’anni”

Ombretta T. Rinieri

(Il Notiziario – 14 aprile 2017) riforme