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Centro Giada/2: “Noi siamo quelli più a rischio”

E’ l’area commerciale aresina più vicina al nuovo centro commerciale. Ne parliamo con Andrea Prato

Occorre riqualificare i parcheggi e la piazza

 

Andrea Prato, fra i referenti del centro commerciale naturale Giada e titolare del service d'informatica 'Effepi'

Andrea Prato, fra i referenti del centro commerciale naturale Giada e titolare del service d’informatica ‘Effepi’

ARESE – Spaventa sì o no i negozianti del centro Giada l’apertura del più grande centro commerciale d’Europa a poche centinaia di metri da loro? Dopo ‘Righe e Quadretti’, ne parliamo con Andrea Prato, uno dei referenti del centro commerciale naturale di Arese, titolare del service d’informatica ‘Effepi’ e presente al Giada da una quindicina d’anni.  Ha acquistato i muri quando cominciando ad avere qualche collaboratore ha pensato di aprire un ufficio. La presenza delle vetrine l’ha indotto ad aprire anche il negozio. Ma gli utili gli derivano dalla consulenza alle aziende. Capace di lavorare nel retrobottega fino a notte inoltrata nell’assistenza a un pc.

Per iniziare,  Prato intanto ci passa un’informazione sull’apertura di ‘Arese Shopping Center‘: sarebbe per l’inizio del 2016. Nonostante la proprietà abbia chiesto una proroga all’amministrazione comunale fino al 2017. “E’ quanto viene detto in queste settimane – dice – durante i colloqui agli aspiranti candidati per le assunzioni. Nella presentazione aziendale l’ipotesi d’apertura è appunto inizio 2016”.

 

 

Siete preoccupati?

Noi siamo i più vicini. Ma vi sono fra di noi vi sono considerazioni differenti. I più sono convinti che il grosso impatto sarà temporaneo. Io azzardo a stimare nella misura di un semestre

 

Pensate che dopo la grande curiosità, l’affluenza verso l’Arese Shopping Center sia destinata a sgonfiarsi?

Esatto. Questa è un po’ l’idea. Anche perché a un quarto d’ora di macchina da Arese si raggiungono anche i centri commerciali di  Limbiate, Novate, Baranzate eccetera

 

Però quello che arriverà sul territorio è di un altro genere ancora…

Non c’è un genere di centro commerciale. Sono tutti standardizzati. C’è un ipermercato e ci sono una o più gallerie dove vi sono i negozi.

 

Questo come cliente. Come  negoziante ci ha fatto un pensierino?

Sono costi enormi. A suo tempo avevo preso in considerazione Rho Center e per lavorare là erano necessari fra i 60-70mila euro all’anno per un locale in affitto. Qui ce ne vorranno almeno 100mila, oltre ai costi condominiali per la pubblicità, l’allestimento, le pulizie e fra gli 80 e i 90mila euro per avere almeno tre persone impiegate in turnazione che garantiscano l’apertura del locale dalle 9 alle 22 di sera. Troppo

 

Ecco perché le catene in franchising…

Le catene in franchising sono presenti nei centri commerciali non tanto per un ritorno del punto vendita, perché il punto vendita può anche non avere un reale ritorno economico, ma per un discorso di marketing: “Devo essere  aperto perché altrimenti rispetto al competitor mi troverei in difficoltà.” Oggi perfino gli outlet stile ‘Serravalle’ sono in calo di vendite. La crisi colpisce tutti

 

Quando avete cominciato a sentirla qui al Giada

Nel settembre 2008. Fino ad agosto eri in vacanza e la gente spendeva. In autunno c’è stato il crollo. Solo che si pensava l’anno prossimo riprende, l’anno prossimo riprende e l’anno prossimo non è mai arrivato. Anch’io ho dovuto ridurre. Da una situazione in cui avevo 4-5 collaboratori a una situazione in cui non ne ho nemmeno due. C’è poco da fare. Se la gente non viene, non commissiona lavori e non compra l’economia non riparte. Il Giada è in crisi, ma faccio fatica a pensare che non siano in crisi anche gli altri centri commerciali.

 

Il Centro Giada

Il Centro Giada

Nella prospettiva che l’economia riparta e nel quadro degli incentivi stanziati dall’adp per il commercio di Arese e Lainate che il comune sta progettando di distribuire in vari modi, quali sono le urgenze del Giada?

Il rifacimento dei parcheggi e della pavimentazione della piazza e del camminamento in galleria perché ormai risentono del tempo. Il problema è come accedere ai fondi perché generalmente si tratta di avere a posteriori il rimborso di spese effettuate alla presentazione di fatture quietanzate, ma i condomini sono in difficoltà economiche. Faccio un esempio. Quest’anno per la prima volta abbiamo avuto un contributo per le luminarie. Abbiamo speso prima e riavremo dopo. Ma si è trattato di 2-3mila euro. Ma per rifare la pavimentazione al Giada si parla di 70-80mila euro. E’ ben difficile immaginare che i condomini possano avere la possibilità di anticipare tale cifra. All’assessore Augurusa abbiamo evidenziato questa difficoltà e devo dire che da parte dell’amministrazione vi è parecchia attenzione su questo punto. L’altro nostro problema riguarda il fatto che l’area è privata a uso pubblico. A volte abbiamo spese aggiuntive per azioni di vandalismo commesse da qualche adolescente che ha gli ormoni in giro. Così come pesano sui condomini le spese dell’illuminazione e delle manutenzioni. La situazione non è sempre stata rosea e vi sono state anche ipotesi di chiusura con dei cancelli, ma non si può parlare di un vero e proprio degrado.

 

Insomma gli stessi problemi dei centri commerciali Einaudi e Mimose..

Le piazze private a uso pubblico fanno parte di una politica di rilascio delle concessioni edilizie: “Lei vuole costruire? Va bene, una parte della sua area viene concessa a parcheggio”. Il privato risparmia oneri di urbanizzazione e il comune da parte sua incassa un servizio per la cittadinanza. Stiamo parlando di convenzioni di trent’anni fa.

 

A noi pare un bel escamotage della politica  per scaricare sui privati i costi delle aree pubbliche. In un periodo di crisi in cui la mancanza di illuminazione ingenera seri problemi di sicurezza, forse le convenzioni potrebbero essere anche riviste.

Ombretta T. Rinieri

(Il Notiziario – 30 gennaio 2015 – pag. 73)